La Tanzania consentirà alle adolescenti in gravidanza o già madri di proseguire i loro studi. Ad annunciarlo è stata la ministra dell’Educazione, Joyce Ndalichako, che ha così posto fine ad un divieto estremamente criticato, che era stato introdotto dall’ex presidente John Magufuli, morto lo scorso 17 marzo e noto per le posizioni particolarmente autoritarie e al potere dal 2015.
Dal 2017 le ragazze in gravidanza venivano espulse dalle scuole
“Pubblicherò una circolare oggi stesso – ha affermato Ndalichako il 24 novembre – poiché non c’è tempo da perdere”. La regola risaliva al 2017: all’epoca si optò per l’espulsione delle studentesse nel caso in cui queste fossero rimaste incinte. Per loro era dunque impossibile terminare gli studi. La “ragione” che aveva addotto Magufuli era legata al fatto che il fatto che le adolescenti avessero una vita sessuale era giudicato “immorale”.
Ad avallare il cambio di direzione è anche la nuova presidentessa Samia Suluhu Hassan, che guida la Tanzania dal 19 marzo scorso. E che ha deciso una rottura netta con le politiche condotte da Magufuli, impegnandosi a difendere i valori democratici e le libertà fondamentali, a cominciare da quelle legate ai mezzi d’informazione, sui quali l’ex presidente aveva deciso di operare un giro di vite.
Le ong avevano denunciato le scelte della Tanzania
“Fornisco del denaro affinché una ragazza possa studiare gratuitamente – aveva dichiarato l’allora presidente -. Poi la stessa resta incinta, partorisce e torna a scuola? Non durante il mio mandato”. Contro tale posizione si era scagliata l’organizzazione umanitaria Human rights watch, che aveva anche denunciato come in alcuni scuole si fossero cominciato ad imporre test di gravidanza con l’obiettivo di espellere delle studentesse.
Tanzania to allow pregnant students/teenaged mothers back to school, reversing a heavily-criticised policy by its late hamfisted leader John Magufuli. In 2017 Magufuli’s govt expelled pregnant girls from state schools & banned them from returning to class after giving birth. pic.twitter.com/3rgXW4MbP9
Anche altre associazioni avevano denunciato la follia del provvedimento, mentre alcuni donatori internazionali avevano deciso di bloccare i finanziamenti concessi al governo della Tanzania. La stessa Banca Mondiale aveva, ad esempio, congelato un prestito da 300 milioni di dollari, destinato proprio a programmi per l’educazione femminile.
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