Tap, il gasdotto si farà: per il governo cancellarlo costerebbe troppo

Il progetto del Tap, il gasdotto che dovrebbe portare direttamente 10 miliardi di metri cubi di gas naturale sulle coste del Salento, andrà avanti: penali troppo alte per rinunciare. La protesta dei cittadini.

La Trans Adriatic Pipeline si farà. L’opera che dovrebbe portare 10 miliardi di metri cubi di gas naturale in Italia, dall’Azerbaigian direttamente sulle coste del Salento, non sarà stoppata dal governo italiano perché farlo costerebbe troppo: fino a 35 miliardi di euro.

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Ad annunciarlo era stato direttamente il premier Giuseppe Conte, venerdì scorso, che dopo le proteste dei militanti No Tap è dovuto tornare sull’argomento. “A seguito delle ultime verifiche effettuate dal ministro dell’ambiente Costa, abbiamo dovuto prendere atto che non sono emersi profili di illegittimità tali da giustificare l’interruzione della realizzazione del progetto Tap” ha spiegato Conte rivolgendosi in particolare ai cittadini di Melendugno e San Foca,  il comune interessato dalla costruzione del gasdotto e la sua frazione marina. Aggiungendo poi che le penali da pagare in caso di interruzione unilaterale del progetto sarebbero altissime, insostenibili:  “Interrompendo il progetto Tap, lo Stato italiano verrebbe coinvolto in un contenzioso lungo e perdente, i cui costi potrebbero aggirarsi, in base a una stima prudenziale, in uno spettro compreso tra i 20 e i 35 miliardi di euro”.

La protesta dei No Tap

La spiegazione però non sembra convincere molto gli attivisti dei comitati No Tap di Melendugno che nel corso del weekend hanno manifestato tutta la propria rabbia per quella che ritengono una promessa non mantenuta: il no alla Tap era infatti una delle battaglie principali del Movimento 5 Stelle, a cui fanno capo sia il ministero dell’Ambiente (con Sergio Costa) che quello del Sud (con Barbara Lezzi), oltre a quello dello Sviluppo economico (Luigi Di Maio) anche se in realtà nel contratto di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle non ci sono riferimenti diretti al gasdotto: i militanti pugliesi hanno protestato anche dando fuoco a tessere elettorali e bandiere di M5S.

“Tra lo Stato italiano e la Trans Adriatic Pipeline non c’è nessun contratto che avalli ipotesi di penali” affermano i No Tap di Melendugno, spiegando che le cifre ipotizzate dal governo sarebbero in realtà soltanto “i risarcimenti che la Socar (la compagnia energetica azera, ndr) vorrebbe in caso di abbandono” nel caso in cui veramente si aprisse un contenzioso.

Il caso delle penali

Il ministro Barbara Lezzi ha spiegato però “il Movimento 5 Stelle non ha dato nessuna autorizzazione al Tap, noi ci ritroviamo ora nella condizione di non poter fermare una procedura già chiusa: avviata, svolta e conclusa dal governo precedente”. Ma anche l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda (favorevole alla Tap) ha fatto notare che nel contratto tra i contraenti in realtà non esisterebbero penali: il caso resta aperto, anche se la realizzazione del gasdotto sembra ormai cosa sicura.

 

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