Chi sono i tartadogs, i cani che ci aiutano a proteggere le tartarughe

Si chiamano tartadogs e sono cani addestrati a individuare e mettere in sicurezza i nidi delle tartarughe marine sui nostri litorali

  • Un’iniziativa che celebra la simbiosi fra uomo e cane per la salvaguardia dell’ambiente.
  • I tartadogs sono cani addestrati per individuare e mettere in sicurezza i nidi delle tartarughe marine.
  • Il progetto è nato da un sodalizio fra Legambiente ed Enci (Ente nazionale cinofilia italiana).

Li chiamano tartadogs (letteralmente “cani tartaruga”) e sono la nuova frontiera dell’utilizzo pratico dei cani nella salvaguardia e nella difesa dell’ambiente e delle specie che lo popolano. A partire da questa estate – e più precisamente dalla fine di giugno – sulle spiagge toscane, laziali, campane e in quelle di Puglia e Calabria, potremo vedere all’opera questi quattrozampe con i loro compagni umani, occupati a individuare i nidi delle tartarughe marine, che saranno poi messo in sicurezza permettendo, in questo modo, di proteggere i nuovi nati e garantirne la sopravvivenza.

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Uno dei tartadogs impegnati sui litorali italiani © Enci/Legambiente

Tartadogs in azione

L’attività dei tartadogs è finanziata dall’Unione europea attraverso il programma Life e coordinata e progettata da Legambiente e dall’Enci (Ente nazionale cinofilia italiana), con lo scopo di migliorare la conservazione della tartaruga marina comune (Caretta caretta) in Italia, Spagna e Francia, attraverso attività di monitoraggio, messa in sicurezza dei nidi, ricerca scientifica e campagne di informazione e sensibilizzazione. Si tratta di un vero e proprio unicum a livello europeo, che vede un precedente soltanto in un singolo esperimento svolto negli Stati Uniti. L’iniziativa americana aveva avuto luogo in Florida, con l’aiuto di un unico cane addestrato proprio per questo tipo di attività.

In Italia, quindi, i tartadogs non solo operano per la prima volta sul suolo nazionale, ma lo fanno anche a livello mondiale proprio con questa unica eccezione. La squadra è composta da quattro cani – nello specifico due labrador, uno springer spaniel e un pastore olandese – accompagnati da relativi conduttori. Gli esemplari sono stati selezionati con criteri rigorosissimi e hanno svolto per diversi mesi un addestramento specifico e regolare insieme ai loro compagni umani.

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L’iniziativa è partita dalla collaborazione di Legambiente con l’Enci © Enci/Legambiente

In primo piano il benessere animale

A questo punto sorge, però, spontaneo un dubbio: i cani coinvolti in questo progetto saranno soggetti a stress, fatiche, prove che ne potrebbero minare la loro salute visto che agiranno sotto il sole e in condizioni che potrebbero rivelarsi non idonee? Sotto questo aspetto gli organizzatori sono lapidari. Il benessere dei tartadogs sarà sempre garantito e costituisce uno degli aspetti principali del progetto. Le unità cinofile, infatti, lavoreranno solo nelle primissime ore del giorno, quando le temperature sono ancora miti e adeguate alla ricerca. Inoltre, le modalità di attività sono tutte basate sul gioco tra conduttore e cane e diventeranno anche lo spunto per azioni divertenti e gratificanti per i quattrozampe coinvolti. Durante la stagione, poi, Legambiente ed Enci osserveranno le squadre in azione raccogliendo dati e informazioni, per poi confermare o eventualmente modificare le linee guida del protocollo. Da questa sperimentazione, infine, verrà prodotta una pubblicazione dedicata alla formazione delle unità cinofile nell’individuazione dei nidi di tartaruga marina. Un modo, quindi, per garantire la biodiversità ambientale e stabilire nuovi parametri di comprensione e utilizzazione del vecchio e fondamentale legame tra uomini e cani.

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Un’immagine che sintetizza il lavoro svolto dai tartadogs © Enci/Legambiente

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