La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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Dalla fine di maggio Legambiente ha contato 58 nidi di tartarughe marine Caretta caretta sulle coste italiane. Un ottimo segnale per questa specie in via di estinzione.
Fino a pochi anni fa i nidi di tartarughe marine sulle nostre spiagge erano una rarità, al punto di contarsi sulle dita di una mano. Oggi qualcosa è cambiato, come dimostrano i fatti di quest’estate, segnata da un vero e proprio boom di nidificazioni di Caretta caretta (una specie a rischio estinzione) e dalle tantissime nascite di tartarughine sui lidi di Sicilia e Campania, Calabria e Sardegna, Puglia, Lazio e Toscana.
È di questi ultimi giorni la schiusa di una parte degli otto nidi tenuti sotto osservazione dai volontari di Legambiente sulla spiaggia dei Conigli di Lampedusa. Nelle scorse settimane, le tartarughe sono nate a Linosa, a Salerno sul lido di Acciaroli, sulla costa dei Gelsomini in provincia di Reggio Calabria e a Domus De Maria in provincia di Cagliari. Mentre cresce l’attesa per la schiusa di altri due nidi deposti agli inizi di luglio sulle spiagge di Villasimius nell’area marina protetta di Capo Carbonara e di Sa Marina a Bari Sardu.
Non c’è dubbio che la Caretta caretta sempre di più ami nidificare sulle spiagge italiane. Dalla fine di maggio, quando la specie inizia a deporre le uova sulle coste sabbiose, Legambiente ha contato 58 nidi: 28 in Calabria concentrati lungo la costa delle “tartarughe”, 17 in Sicilia, in gran parte nell’area marina protetta delle Pelagie; 4 in Campania nel Parco del Cilento; 5 in Sardegna di cui tre nell’area marina protetta di Capo Carbonara; 2 in Puglia nel Salento; uno in Toscana a Capalbio sulla spiaggia Chiarone e uno nel Lazio a poca distanza da Nettuno.
Una stima inevitabilmente parziale, che tuttavia basta a restituire un quadro davvero eccezionale e rappresenta un bel segnale per chi come Legambiente da anni è impegnato nella tutela di questi straordinari rettili marini attraverso azioni sul territorio, monitoraggio dei siti di nidificazione, progetti life (come il Tartalife e Life caretta Calabria, entrambi finanziati dalla Commissione europea) e centri di recupero delle tartarughe marine (Crtm) dove ogni anno vengono curati centinaia di animali in difficoltà.
Un bel segnale anche per quei territori che hanno saputo coniugare con successo tutela del territorio e biodiversità con un turismo sostenibile. I nidi, infatti, oltre che sulle spiagge di aree marine protette, parchi e oasi, si trovano anche sui lidi di località premiate con le cinque vele della Guida blu 2016 di Legambiente e Touring club italiano. A testimoniare che la tutela della biodiversità e la promozione del turismo possono tranquillamente viaggiare a braccetto e che le esperienze migliori su entrambi i fronti sono spesso generate proprio da questo connubio.
La nidificazione della tartaruga marina sulle nostre spiagge rappresenta un evento di grande valore dal punto di vista della conservazione. Il numero medio di uova deposte in un nido oscilla tra 80 e 120. Da queste possono nascere, se tutto va bene, 4.500-5.700 tartarughine, di cui però solo un piccolissima percentuale raggiunge l’età adulta. Solo una su mille ce la fa. Sono nuotatrici eccezionali e instancabili viaggiatrici, ma la loro vita è da subito una lotta per la sopravvivenza. I maschi non torneranno mai a terra. Solo le femmine mantengono un forte legame con la terraferma, dove tornano per deporre le uova e nel farlo non scelgono una spiaggia a caso, ma vanno su quella dove sono nate o in prossimità di essa.
Vogliamo dunque augurarci che gli interventi di salvaguardia delle tartarughe marine, insieme alla gestione sostenibile delle spiagge (compresa la pulizia manuale degli arenili rispetto a quella meccanica) e l’accresciuta attenzione ai nidi da parte di cittadini sempre più sensibili al tema, possano garantire anche negli anni a venire estati di straordinaria nidificazione sulle spiagge più belle dalla nostra Penisola.
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