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Difficile pensare che uno degli strumenti di trasporto più diffusi al mondo non sia destinato a cambiare, ad evolversi verso un modello di mobilità più sostenibile. Insomma il taxi elettrico è uno dei temi più attuali, su cui si stanno concentrando gli sforzi di amministrazioni e aziende di trasporto. Allora facciamo una panoramica di quanto
Difficile pensare che uno degli strumenti di trasporto più diffusi al mondo non sia destinato a cambiare, ad evolversi verso un modello di mobilità più sostenibile. Insomma il taxi elettrico è uno dei temi più attuali, su cui si stanno concentrando gli sforzi di amministrazioni e aziende di trasporto. Allora facciamo una panoramica di quanto già succede e di ciò che potrebbe succedere nel prossimo decennio.
Chi ad esempio guarda già oltre alla “semplice” elettrificazione del servizio taxi è uno studio del Lawrence Berkeley National Laboratory, dove un team di scienziati ha condotto uno studio sui benefici ambientali che si potrebbero ottenere se i taxi non solo fossero elettrici, ma fossero anche “autonomi”, ossia senza autista. Lo studio ha messo a confrontato veicoli con motori a combustione interna, elettrici, ibridi e a fuel cell a idrogeno; per ogni tipologia sono state calcolate le emissioni di gas a effetto serra per miglio percorso.
E quel che ne emerge (usando come base della simulazione una Nissan Leaf elettrica modificata) è che un taxi elettrico a guida autonoma contribuirebbe a una riduzione fino al 94% di emissioni di gas serra, per non parlare della riduzione di incidenti, causati spesso da errore umano. Intanto, per rimanere Oltreoceano, a New York già nel 2013 il sindaco Michael Bloomberg annunciava che un terzo dei taxi della Grande Mela saranno elettrici entro il 2020.
Ma come siamo messi in Italia? A Roma nel settembre scorso Nissan e URI (Unione Radiotaxi d’Italia) hanno presentato il progetto che prevede il progressivo inserimento di taxi elettrici nella Capitale, per ora limitato a due Leaf elettriche. A complicare il progetto, neanche a dirlo, il numero esiguo di colonnine per la ricarica, insieme al fatto che non tutti i tassisti hanno un proprio box nel quale ricaricare la vettura. Sempre nel settembre scorso, a Firenze il sindaco Dario Nardella ha fatto un passo deciso verso l’elettrificazione del servizio taxi: un bando per 70 nuove licenze “verdi”.
E il resto d’Europa? A Londra, per esempio, la riduzione dell’inquinamento spinge sempre più inglesi a utilizzare Metrocab, la nuova generazione di taxi con motore elettrico. Ma la bandiera della città più virtuosa d’Europa col maggior numero di taxi elettrici va ad Amsterdam, dove circolano circa 400 auto pubbliche. E il trend è in continua ascesa: dall’inizio dell’anno sono circa 100 i taxi elettrici consegnati in tutta Europa, di fatto tutti marcati Nissan, il costruttore leader nella vendita di auto elettriche nel mondo.
Anche l’Europa dell’Est sembra sempre più sensibile al tema dell’elettrico. Ma chi sono i paesi più virtuosi nella classifica per numero di taxi elettrici? Secondo un’indagine di Nissan, Paesi Bassi e il Regno Unito sono al vertice della classifica. A seguire Estonia, Ungheria e Germania. Il tema dell’autonomia limitata rimane il maggior deterrente, anche se l’ultima versione della Nissan Leaf ha in buona parte risolto il problema portando a 250 km la percorrenza.
E Milano? Stranamente in una delle città a più alto “tasso di sostenibilità” in Italia il fenomeno dei taxi elettrici stenta a decollare, mentre il car sharing elettrico funziona bene. Ma qualcosa si sta muovendo e a breve in città si parlerà molto di elettrico. Nissan, sta infatti lanciando un progetto (ancora top secret) sulla mobilità elettrica, un’esperienza che si annuncia a metà fra il reale e il virtuale e “che permetterà ai milanesi di scoprire i vantaggi, le tecnologie e i benefici della mobilità elettrica in un modo unico e innovativo”, fanno sapere in Nissan. Quando? A breve pare, vi terremo aggiornati.
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