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La scena techno di Berlino è patrimonio culturale immateriale della Germania
La commissione nazionale tedesca per l’Unesco ha dichiarato la scena techno di Berlino patrimonio culturale della Germania, riconoscendo il ruolo di musica, club e rave nei processi di trasformazione sociale.
- Tra le sei nuovi voci entrare nella lista del patrimonio culturale immateriale della Germania, c’è anche la scena techno berlinese.
- A deciderlo, la commissione nazionale tedesca per l’Unesco, che ha inserito la scena techno berlinese nel registro nazionale dei patrimoni culturali immateriali della Germania.
- Nata a Detroit a metà anni Ottanta, la techno trovò terreno fertile nei primi anni Novanta in Germania, dove divenne il testimone sonoro della riunificazione tedesca.
Anche ballare fino all’alba è cultura. E così, accanto al sidro di mele di Viez, ai canti popolari di Finsterwalde, alla parata bavarese Kirchseeon Perchtenlauf, alle antiche tecniche artigianali di cucitura di arazzi e all’alpinismo in Sassonia, tra le sei nuovi voci entrare nella lista del patrimonio culturale immateriale della Germania, c’è anche la scena techno berlinese.
Lo hanno deciso i ministri della cultura federali e statali tedeschi che, il 13 marzo scorso, l’hanno inserita nell’elenco nazionale dei patrimoni culturali, includendo non solo la musica in sé, ma l’intera rete di club, rave e street parade che animano la capitale della Germania.
Questo riconoscimento ha definitivamente smentito le percezioni superficiali sulla club culture, dimostrando che essa va ben oltre le notti insonni e le feste fino all’alba, e ha segnato un momento storico non solo per la Germania, ma per l’intera scena clubbing mondiale.
La techno patrimonio culturale immateriale: le reazioni
Come riportato dall’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle, l’idea di inserire la scena techno di Berlino nella lista del patrimonio culturale immateriale della Germania è venuta per la prima volta al matematico e musicologo Hans Cousto nel 2014, prima ancora che il co-fondatore di Loveparade, la grande manifestazione techno nelle strade di tutto il mondo, Dr. Motte e il team dell’organizzazione no-profit Rave the planet presentassero la domanda all’Unesco nel novembre 2022.
“Finalmente ci siamo riusciti”, ha esultato Rave the planet, mentre la Club commission di Berlino, la rete di club e promotori culturali fondata nel 2001 per rappresentare gli interessi dei club della capitale tedesca, ha accolto con entusiasmo la notizia, riconoscendo l’impegno e il sostegno di chi ci ha creduto fin dall’inizio.
“Questa è un’altra pietra miliare per i produttori techno di Berlino, gli artisti, gli operatori di club e gli organizzatori di eventi”, ha affermato Lutz Leichsenring, membro del comitato esecutivo della Club commission, evidenziando il ruolo della città come catalizzatore di diversità, rispetto e cosmopolitismo proprio attraverso la cultura club, non dimenticando di rendere omaggio ai pionieri del genere, tra cui Kraftwerk, gli artisti afroamericani e il collettivo Underground resistance di Detroit, città dove la techno è nata per diffondersi poi a macchia d’olio e trovare in Berlino la città della sua massima espressione.
Anche la ministra tedesca della cultura, Claudia Roth, ha espresso il suo entusiasmo, sottolineando come la decisione rifletta la volontà di celebrare e promuovere la diversità culturale, oltre a superare le vecchie distinzioni tra alta e subcultura. “Che si tratti di opera o cinema, di alpinismo in Sassonia o di techno a Berlino, la cultura in tutta la sua diversità invita le persone, le unisce, nutre la creatività e apre nuove prospettive”, ha dichiarato Roth, dimostrando l’importanza di riconoscere tutte le forme di espressione culturale.
Il valore culturale delle scene underground
L’inclusione della techno nella lista dei patrimoni culturali immateriali tedeschi rappresenta un riconoscimento significativo non solo per la scena berlinese, ma anche per la capacità della musica e della cultura di club di essere un ponte tra le persone e le culture.
Nata a Detroit nella metà degli anni Ottanta, la techno trovò terreno fertile in Germania nei primi anni Novanta, segnati dalla caduta del Muro di Berlino. Più che un semplice genere musicale, divenne il testimone sonoro della riunificazione tedesca, simboleggiando non solo libertà e innovazione, ma diventando anche un potente veicolo di integrazione sociale.
In quegli anni, offrì uno spazio comune dove le differenze tra l’Est e l’Ovest si sfumarono, riunendo persone di diversa provenienza e ideologia in uno spazio condiviso di festa e creatività: un esempio lampante di come l’arte possa svolgere un ruolo cruciale nei processi di trasformazione sociale.
Proprio per questo motivo è importante sottolineare che, oltre a celebrare tutto questo, il riconoscimento appena ricevuto apre le porte a finanziamenti e sostegni economici che saranno di grande beneficio per i club e i professionisti del settore notturno, specialmente dopo che oltre cento club della capitale tedesca hanno dovuto chiudere negli ultimi dieci anni a causa dell’aumento dei prezzi e della pandemia.
In data 3 aprile 2024 abbiamo corretto il seguente dato: nella prima versione dell’articolo è stato scritto, erroneamente, che la scena techno berlinese fosse stata dichiarata patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco. In realtà, la scena techno è stata inserita nel registro nazionale del patrimonio culturale immateriale della Germania, compilato dalla commissione nazionale tedesca per l’Unesco, un organismo cooperativo distinto dall’Unesco, istituito da uno stato membro per facilitare i collegamenti tra le sue entità governative e non governative e il lavoro dell’Unesco.
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