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Clima, tra temperature estreme e hate speech c’è un legame
Sbalzi di temperatura accompagnati da pensieri offensivi e twitter più aggressivi: ecco come i climi estremi influenzano il comportamento delle persone.
Non è solo una nostra impressione: nelle giornate d’estremo caldo, l’umore delle persone cambia e diventa imprevedibile. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Lancet planetary health, però, l’influenza della temperatura esterna avrebbe ripercussioni anche nel nostro comportamento online, influenzando la quantità di odio presente online.
Legame tra hate speech e clima
Per hate speech si intendono tutti quel tipo di messaggi, tweet, commenti e video aggressivi e discriminatori, dai contenuti razzisti, omotransfobici o comunque offensivi nei confronti di minoranze o persone lgbtq. Per verificare la correlazione tra clima e questo tipo di contenuti, il gruppo di lavoro dell’Institute for climate impact research di Potsdam, in Germania, guidati dall’analista Leonie Wenz, ha raccolto circa quattro miliardi di tweet provenienti dagli Stati Uniti, identificati sulla base della loro geolocalizzazione. I messaggi selezionati erano stati inviati tra il maggio del 2014 e il maggio del 2020. Una volta ottenuti i messaggi, Wenz e i suoi hanno utilizzato un’intelligenza artificiale per scandagliare la mole di tweet, andando a cercare un’ampia gamma di parole e formule inglesi ritenute offensive, razziste e discriminatorie. I risultati sembrano tracciare un forte legame tra temperature estreme e la presenza di hate speech online – o quanto meno su Twitter, il social network scelto per questo studio. Secondo l’analisi, infatti, i tweet che erano stati inviati nei giorni in cui negli Usa si superavano i 42 gradi centigradi, risultano avere il 22 per cento di parole offensive e razziste in più della media. Non solo: la tendenza sembra piuttosto uniforme a livello geografico – dalle zone rurali ai sobborghi più ricchi – e di reddito. L’afa e la siccità sembrano quindi accompagnarsi a un inasprimento dei toni nelle discussioni su internet. Anche se non è stato possibile analizzare approfonditamente le fasce demografiche o razziali più “attive” nella creazione di contenuti offensivi, lo studio sottolinea come non sia difficile capire quali siano state le vittime di questi messaggi. Tra tutti, le persone nere e gli ispanici, che negli Stati Uniti sono i bersagli principali di hate speech.
Con gli sbalzi termici aumentano i contenuti offensivi online
Qualcosa di simile sembra avvenire anche in senso opposto, quando le temperature scendono al di sotto dello zero, ed ecco che si registra un altro aumento di hate speech – anche se questa volta più misurato: “solo” del 12,5 per cento. A causare questi picchi sono gli sbalzi termici più che le temperature assolute: nelle aree più calde, infatti, l’aumento di questo tipo di contenuti nelle giornate più calde è più misurato. Secondo gli autori dello studio, ciò significa che gli aumenti dei tweet offensivi “sono dipendenti dalle temperature a cui siamo abituati”. Secondo gli autori dello studio, questo legame tra temperature estreme e hate speech diventerà sempre più stretto col passare degli anni a causa del riscaldamento globale e di eventi meteorologici e fenomeni climatici estremi. “L’espressione di odio online potrebbe aumentare nel futuro”, trasformandosi in uno degli effetti politici e culturali più notevoli del clima che ci aspetta.
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