Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
Tempesta Dennis, fenomeni simili saranno sempre più distruttivi per colpa dei cambiamenti climatici
Il Regno Unito è stato colpito da due violente tempeste a distanza di una settimana l’una dall’altra. I climatologi non hanno dubbi: “Le inondazioni sono così gravi per colpa del riscaldamento globale”.
I negazionisti avranno da ridire anche questa volta, ma le parole del professor Michael Byrne, docente di climatologia all’università scozzese di St. Andrews, non potrebbero essere più chiare: “Durante le tempeste piove di più per colpa dei cambiamenti climatici”.
Una frase lapidaria, che non lascia spazio a dubbi. Byrne ha aggiunto che fenomeni meteorologici di questo tipo non sono una novità nel Regno Unito, ma si sono intensificati rispetto ai livelli preindustriali perché adesso fa più caldo. “Ad un grado di aumento della temperatura corrisponde un incremento dell’umidità pari al 7 per cento”. Cosa che si traduce in precipitazioni più abbondanti. Secondo l’ufficio meteorologico nazionale, la quantità di pioggia che nel Regno Unito può cadere in un giorno è cresciuta del 17 per cento negli ultimi cinquant’anni, passando da 64 millimetri a 75. Parallelamente si è ampliata la durata massima dei periodi piovosi, che da una media di 12,4 giorni ne ha raggiunta una di 12,9.
Le conseguenze della tempesta Dennis nel Regno Unito
L’hanno potuto constatare gli abitanti del Galles del Sud, dell’Herefordshire, del Worcestershire e dello Shropshire, le aree più colpite dalla tempesta Dennis che, il 15 e il 16 febbraio, ha sferzato la Gran Bretagna con venti fino a 250 chilometri orari: nel giro di due giorni, è scesa la quantità di pioggia normalmente attesa nell’arco di un mese. Centinaia di residenti sono stati evacuati, ma tre persone hanno comunque perso la vita. Il trasporto ferroviario è stato interrotto e decine di voli sono rimasti a terra. Migliaia di edifici sono ancora allagati e l’allerta rimane alta. È tragicomico il fatto che la Uk student climate network, una delle più importanti associazioni di giovani ecologisti nel Paese, abbia dovuto cancellare la prima conferenza nazionale proprio per un evento legato al clima. E pensare che soltanto la settimana prima era passata la tempesta Ciara, che aveva interessato anche altre nazioni europee.
Gli eventi meteorologici estremi mietono già migliaia di vittime nel mondo
“Non saremo in grado di proteggere ogni singolo nucleo familiare proprio a causa della natura dei cambiamenti climatici”, ha ammesso a Sky news George Eustice, il nuovo segretario britannico per l’Ambiente. “Fenomeni come Dennis e Ciara stanno diventando sempre più distruttivi”. Si tratta di una faccenda molto seria che coinvolge anche l’Europa, quindi: non è solo un problema degli Stati Uniti, dove gli uragani sono sempre più potenti perché la temperatura della superficie oceanica è aumentata e l’acqua che si trova in superficie evapora più velocemente, caricando l’aria di umidità. Nel 2018 gli eventi meteorologici estremi hanno causato più di novemila morti e 238 miliardi di dollari di perdite economiche nel mondo. L’Italia è sesta per numero di vittime.
Leggi anche: Cosa c’entrano i cambiamenti climatici con gli eventi estremi dell’estate 2018
Le possibili soluzioni
Risulta evidente che dobbiamo correre subito ai ripari, considerando che con un aumento della temperatura di tre gradi – plausibile in uno scenario di business as usual – assisteremmo ad un incremento delle precipitazioni pari al 20 per cento. Prima di tutto bisogna intervenire alla radice, riducendo le emissioni di gas serra per contenere il fenomeno del riscaldamento globale.
Secondo Hannah Cloke, docente di idrologia all’università di Reading, è fondamentale mettere contemporaneamente in atto strategie di prevenzione a livello territoriale. Bisogna mantenere in salute gli ecosistemi fluviali, e tutelare il suolo affinché mantenga inalterata la sua capacità di assorbire l’acqua. Si possono costruire piccole dighe in legno che rallentino l’avanzata dei detriti verso le città, insieme a “infrastrutture” verdi quali “muri” di alberi e “argini” di mangrovie che impediscano a fiumi e torrenti di straripare.
È necessario, infine, “realizzare sistemi di drenaggio sostenibili” – come spiega il dottor Mohammad Heidarzadeh, capo del dipartimento d’ingegneria costiera presso la Brunel university. La chiave di tutto sta nel rispetto della natura, insomma. Perché la salute della Terra e la nostra sono una cosa sola. Basta davvero un pizzico d’amore per far lievitare i benefici che la biosfera può regalarci.
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