Dal mischiglio della Basilicata alla zucca malon del Friuli al cappero di Selargius, in Sardegna: i presìdi Slow Food che valorizzano prodotti dimenticati, ma di fondamentale valore per la biodiversità, il territorio e le comunità.
Si chiude Terra Madre a Torino tra rigenerazione e pratiche sostenibili
La 14esima edizione di Terra Madre Salone del Gusto a Torino ha avuto come tema centrale la rigenerazione del sistema alimentare.
Si è tenuta a Torino la 14esima edizione di Terra Madre, organizzata da Città di Torino, Slow Food e Regione Piemonte. Più di 350 mila visitatori hanno attraversato il Parco Dora, ex-area industriale rigenerata per l’evento. E proprio di rigenerazione si è parlato dal 22 al 26 settembre 2022 con i produttori e gli agricoltori che hanno sfidato un sistema alimentare insostenibile attraverso pratiche virtuose e replicabili.
Rigenerazione al centro di Terra Madre
Terra Madre ha messo al centro l’importanza del suolo: è lì, e non nelle stalle degli allevamenti industriali o nei laboratori dove si fa ingegneria genetica, che nasce il cibo vero. La rigenerazione parte dal concetto di prati stabili, quelli su cui si muovono i pascoli, che conservano la biodiversità naturale assicurata da decine di specie erbacee spontanee: a Terra Madre è stato presentato il progetto che mira a difenderli e ad aumentarne la superficie, promuovendo i prodotti lattiero-caseari ottenuti da animali allevati al pascolo.
Le superfici di prati stabili si stanno riducendo a ritmi vertiginosi da sessant’anni a questa parte, da quando è stato stravolto il modo di coltivare (ricorrendo alla chimica di sintesi, alle monocolture, all’agricoltura intensiva, agli Ogm) e allevare (secondo un approccio industriale che privilegia le stalle e l’alimentazione a base di concentrati e di insilati di mais).
Sulle Alpi italiane, sono scomparsi 800mila ettari di prati: il 45 per cento dei pascoli presenti cinquant’anni fa. Nell’Unione europea ne è andato perduto il 16 per cento. Dal 1969 a oggi sono stati cancellati all’incirca centodiecimila chilometri quadrati di prati stabili: un’area grande quanto la Bulgaria.
In Italia persi un quarto dei prati in 40 anni
Ed è quindi all’allevamento che è dedicato il documento di posizione di Slow Food, intitolato Oltre il benessere: gli animali d’allevamento meritano rispetto, che riafferma l’urgenza di modificare l’approccio tra uomo e animali, che non sono e non possono essere considerati semplici mezzi di produzione.
“In Italia, la superficie occupata dai prati naturali si aggira sui 32mila chilometri quadrati, ma negli ultimi 40 anni abbiamo perso un quarto del totale a causa dell’urbanizzazione della pianura, l’industrializzazione dell’agricoltura e l’abbandono della montagna”, ha aggiunto Giampiero Lombardi, docente di alpicoltura all’Università di Torino.
I numeri non sono però sufficienti a spiegare tutto: proprio nel cuore di Torino, accanto all’ospedale Amedeo di Savoia, è stata di recente scoperta una porzione di prato stabile: “Che sia resistita all’avanzare delle città è inaspettato e significativo – ha concluso Lombardi – e ci fa ben sperare per il futuro”.
Quando il cibo fa bene
La rigenerazione, insomma, è stata affrontata da diversi punti di vista. Due esempi per tutti: la rinascita delle terre alte, simboleggiata dal recupero e dalla valorizzazione dei boschi di castagni da parte della rete Castanicoltori, e l’importanza di riavvicinare le città, luogo del consumo, alle campagne, da dove arriva il cibo che portiamo in tavola, attraverso un ripensamento delle politiche alimentari urbane che coinvolga anche la ristorazione collettiva.
Ma cibo significa anche solidarietà, integrazione e giustizia sociale, lavoro e diritti: “il fronte delle cooperative sociali legate al ciclo del cibo, dalla sua produzione e trasformazione, alla ristorazione, fino al recupero degli sprechi e dell’educazione alimentare, rappresenta un’avanguardia civica”, ha spiegato Raoul Tiraboschi, vicepresidente di Slow Food Italia. A Torino hanno raccontato la loro storia diversi protagonisti tra cui Mareme Cisse, senegalese di nascita e agrigentina di adozione, che vive e lavora ad Agrigento, che propone una cucina multiculturale dando lavoro alle persone che necessitano di inclusione sociale.
Infine, Terra Madre ha indagato il rapporto tra cibo e salute: se, da un lato, infatti, l’alimentazione è all’origine dell’insorgere di determinate patologie, dall’altra una dieta sana e uno stile di vita attivo rappresentano la prima forma di garanzia per una vita longeva e in salute. Particolarmente significativo e ricco di spunti di riflessione il calendario degli eventi organizzati all’interno dello spazio dedicato proprio al rapporto tra cibo e salute.
I giovani contadini saranno l’anima della transizione
Per migliorare il settore agricolo si deve parlare di soluzioni pratiche: semplificare l’accesso al credito, creare misure che non obblighino le aziende con troppi vincoli, snellire la burocrazia in particolare per l’adesione ai bandi, assistere chi sceglie di vivere nelle aree interne predisponendo servizi come le scuole, le botteghe e la rete internet veloce, ma soprattutto avvicinare i giovani all’agricoltura, spiegando loro che vivere dei prodotti della terra è possibile, che si può produrre cibo in maniera sostenibile, moderna ed economicamente vantaggiosa.
“I giovani che scelgono l’agricoltura sono in gran parte laureati, hanno viaggiato all’estero, usano il web e la tecnologia” ha commentato la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini. “Nelle loro imprese, oltre alla coltivazione, sviluppano attività di trasformazione dei prodotti e vendita diretta, fattorie didattiche e agricoltura sociale per l’inserimento di persone svantaggiate. Sono attenti all’ambiente, impegnati nella lotta alla crisi climatica, credono nei valori di un’agricoltura sostenibile”. Insomma, sono loro l’anima della transizione ecologica, sono loro la generazione a cui guardare per declinare le politiche agricole del futuro.
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