Terraforma, la sesta edizione del festival musicale si libera dalla plastica

Giunto alla sua sesta edizione, il festival Terraforma riceve il suo primo riconoscimento internazionale per la sostenibilità e diventa plastic free.

Caso raro se non unico in Italia, Terraforma è un festival internazionale di musica dedicato alla sperimentazione artistica che presta particolare attenzione all’ambiente. L’evento di tre giorni, in programma dal 5 al 7 luglio nel parco di Villa Arconati-FAR appena fuori Milano, propone performance musicali dal vivo, laboratori, incontri con artisti e installazioni.

Ma, soprattutto, trova il suo modus operandi nella sostenibilità, che si traduce nella rivalutazione e mantenimento di un’importante area verde vicino Milano e nella ricerca del minore impatto ambientale possibile. Una sfida che, come sappiamo, per gran parte delle manifestazioni musicali è urgente ma ancora tutta da giocare.

Terraforma 2019 diventa plastic free

La prima buona notizia per Terraforma è giunta all’inizio di quest’anno, quando il festival è stato premiato per le sue pratiche vrtuose da A greener festival (Agf), l’associazione inglese no profit più attiva nella ricerca, nel monitoraggio e nell’aiuto all’implementazione di soluzioni green per gli eventi musicali.

Il dato, purtroppo non sorprendente, è che Terraforma si è rivelato l’unico festival italiano presente su 35 manifestazioni di 14 paesi europei, nella categoria Improvers, per aver iniziato il proprio “viaggio verde” mostrando un impegno significativo nel processo di riduzione dell’impatto ambientale.

Raccolta differenziata a Terraforma
La raccolta differenziata a Terraforma © Michela Di Savino

Oltre al riconoscimento, AGF ha redatto una valutazione, basandosi su dati e informazioni raccolti prima, durante e dopo il festival, per tracciare le linee di intervento di Terraforma per l’edizione 2019: salvaguardia del verde, riduzione dei rifiuti con particolare attenzione alla plastica, monitoraggio dei consumi idrici ed energetici, mobilità e sprechi.

Leggi anche: Terraforma, come fa un festival di musica a diventare sostenibile

Per ridurre sensibilmente la generazione di rifiuti di plastica e migliorare il tasso di differenziazione e riciclabilità, in particolare, Terraforma ha abbandonato l’utilizzo di bicchieri monouso in favore di nuovi bicchieri riutilizzabili. Il festival ha anche reso pubblico il suo primo bilancio di sostenibilità, un documento scaricabile dal sito che racconta in dettaglio visione, progetti e iniziative per migliorare il proprio impatto ambientale e sociale.

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L’incontro con Stefano Mancuso nel chiosco a impatto zero

Sostenibilità per Terraforma significa inoltre sviluppare al suo interno il parco architettonico, rinnovato sotto la guida di Matteo Petrucci e realizzato attraverso workshop che hanno integrato l’autocostruzione nel processo di design. Tra le novità, al festival si svela il Kiosque à Musique, una struttura futuristica totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico che utilizza pannelli fotovoltaici. Il suo palco site-specific è pensato per amplificare i suoni della natura grazie a camere dell’eco. Qui, autori e artisti contemporanei presentano il loro lavoro focalizzato sulla parola e sul linguaggio, tema dell’edizione 2019 di Terraforma.

Kiosque à Musique
Una immagine render della nuova struttura ecosostenibile kiosque à Musique di Terraforma

Tra gli incontri in programma, domenica 7 luglio alle ore 15:00 quello extra musicale con Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale di fama mondiale inserito dal New Yorker nella classifica dei world changers. Per lo scienziato, la nazione delle piante è un modello di modernità da imitare per evitare un futuro catastrofico per l’umanità. Durante l’incontro, supportato da Etica Sgr, Mancuso racconta la strategia evolutiva che ha portato il mondo vegetale a rappresentare, incontrastato, l’82% della biomassa terrena.

Laurie Anderson e gli artisti da non perdere a Terraforma

Il cartellone musicale coinvolge sia pionieri sia giovani talenti della scena musicale di ricerca. Su tutti, brilla la stella di Laurie Anderson, artista visiva, compositrice, musicista d’avanguardia, regista, poetessa urbana, femminista, animalista, vedova dell’immenso Lou Reed. La Anderson porta per la prima volta in Italia, in collaborazione con il Festival di Villa Arconati-FAR, The Language of the Future, una performance che unisce narrazione, musica e proiezione di video interattivi.

Laurie Anderson dal vivo
Laurie Anderson col suo inseparabile violino © Scott Gries/ImageDirect

Tra i veterani non passa inosservato il linguaggio mistico di Daniel Higgs, che esegue The Fools Sermon, una serie di omelie per trascinare il pubblico verso nuove dimensioni. E nemmeno Sir Richard Bishop, un gigante della chitarra che affonda l’improvvisazione negli angoli più nascosti della musica indiana, nordafricana, mediorientale e gitana. In un’altra galassia dell’universo, il compositore ed esecutore di computer music Walter Prati insieme alla pianista Ricciarda Belgiojoso reinterpreta il messaggio cosmico di Tierkreis (Zodiaco) di Karlheinz Stockhausen.

Tra gli artisti “emergenti” in ambito elettronico, invece, un occhio di riguardo va al dj parigino di origini polacco-maliane Bambounou, figura chiave del clubbing internazionale, e a Buttechno, che traduce in musica i paesaggi distopici delle periferie di Mosca. La britannica Mica Levi, conosciuta come Micachu, si esibisce in un dj set pur avendo composto e suonato colonne sonore da Oscar come Under the Skin e Jackie. Infine, ma non da ultimo, Lorenzo Senni con una band dal vivo in anteprima per il progetto Stargate.

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