Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Orti e scuole, la vera rinascita delle famiglie in Birmania parte da qui
Protezione dell’infanzia, istruzione e nutrizione, ma anche interventi per migliorare la possibilità di guadagno e sviluppo per la popolazione rurale. Terre des Hommes ci racconta quali sono le sfide della Birmania attraverso Luca Nichetti, delegato dell’ong nel paese.
di Luca Nichetti*
Il concetto di popolo applicato al Myanmar è abbastanza ambiguo: all’interno del territorio birmano ci sono 135 minoranze etniche riconosciute (i Rohingya non sono una di queste) e la lotta per l’indipendenza nelle zone di confine è ancora accesa nonostante se ne parli molto poco (la popolazione Karen è forse l’esempio più lampante). Di conseguenza il processo di pace è sicuramente in cima alle priorità. La lista è, però, molto lunga.
Le infrastrutture di base sono spesso carenti se non assenti: alcune aree sono ancora impenetrabili o difficilmente raggiungibili a piedi, nelle aree rurali il 70 per cento delle famiglie non ha accesso alla corrente elettrica, manca l’acqua potabile, le strade e i collegamenti sono pochi e poco percorribili. Il sistema educativo è arretrato e quello sanitario non sempre affidabile. I livelli di nutrizione sono tra i più bassi della regione nonostante il paese, paradossalmente, goda di enormi potenzialità in termini di risorse naturali.
Il governo, nonostante gli sforzi e la buona volontà, non ha talvolta le competenze tecniche, la capacità, né il personale o le strutture adeguate per poter gestire efficacemente l’amministrazione pubblica. La burocrazia è storicamente lenta e complessa e rende il lavoro delle organizzazioni di cooperazione e sviluppo arduo. Tutto questo non aiuta la società civile che, vale la pena ricordarlo, è reduce da decenni di chiusura e isolamento dal mondo – a prendere coscienza di sé e dei propri diritti.
La propensione al mercato e agli investimenti esteri non è accompagnata da adeguate politiche di sviluppo interno, anche a causa di un’eccessiva e sbilanciata pressione della comunità internazionale. Il risultato è spesso un’incremento della ricchezza visibilmente sproporzionato: è molto difficile che chi nasce in condizione disagiate possa aspirare a un buon livello di benessere.
A queste problematiche, tuttavia, si contrappongono l’impegno e il fervore dimostrato da vari gruppi e associazioni locali, soprattutto di donne e giovani, attivisti per i diritti umani e “peacebuilder”, particolarmente interessati alla crescita del Paese, all’adozione di normative più garantistiche nei confronti di ciascun individuo e alla promozione di atteggiamenti e strumenti per la risoluzione pacifica dei conflitti. Ad esempio, la legge nazionale sui diritti di bambini e bambine è attualmente in fase di revisione e molti sono gli sforzi per adattare il suo contenuto agli standard internazionali di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza. È stata di recente presentata in Parlamento la prima proposta di legge birmana per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere a danno di donne e ragazze che, se verrà adottata, potrebbe far escludere il Myanmar dalla top list dei paesi del Sudest asiatico e del Pacifico per disuguaglianza di genere tra la popolazione.
Cosa fa Terre des Hommes in Myanmar
Terre des Hommes Italia lavora in Myanmar da ormai 12 anni, dove ci occupiamo di protezione dell’infanzia, istruzione e nutrizione, ma interveniamo anche per migliorare la possibilità di guadagno e sviluppo per la popolazione rurale. Negli ultimi anni ci siamo orientati verso l’adozione di un approccio integrato che consente di agire alla radice delle principali problematiche riguardanti i bambini tra cui malnutrizione, mortalità infantile, sfruttamento lavorativo, migrazione minorile, abusi, violenza e abbandono. Lo sviluppo e il benessere di qualsiasi bambino e bambina dipende infatti dal “sistema ecologico” in cui vive, che comprende non solo persone e istituzioni sociali ma anche una serie di fattori socio-culturali ed economici dai quali non si può prescindere.
Cosa si intende per “food and nutrition security” e in cosa consiste il progetto G.R.E.A.T.
Gli interventi proposti da Terre des Hommes in questo ambito puntano a offrire alle famiglie più svantaggiate la possibilità di produrre alimenti di qualità in modo costante, diversificato e a basso costo, con un ridotto consumo di acqua e un numero contenuto di ore di lavoro.Per “food and nutrition security” si intende la garanzia dell’accesso al cibo costante, in quantità sufficienti, regolari e ad alto impatto nutrizionale. Ci si aspetta di avviare così un circolo virtuoso che, oltre alla lotta alla malnutrizione, riesca ad far generare reddito alle famiglie e quindi possa rendere sostenibili nel tempo queste produzioni. A complemento del programma facciamo anche delle attività di educazione nutrizionale, perché i genitori sappiano di quali alimenti hanno più bisogno i bambini.
Lavoriamo nelle zone centrali aride del Myanmar (dry zone) e nell’area periurbana di Yangon, dove i problemi legati all’accesso al cibo sono all’ordine del giorno. Il progetto G.R.E.A.T. (Gestione delle risorse economiche, ambientali e territoriali), finanziato dall’Agenzia italiana per lo sviluppo (Aics) è stato ideato per incidere in maniera integrata sul problema considerando tutti gli elementi in gioco (acqua, cibo, reddito, educazione) a diversi livelli: familiare, comunitario e istituzionale.
Oltre a questo, ci muoviamo in molti altri campi, come il sostegno all’istruzione dei bambini, con la formazione degli insegnanti, distribuzione di materiale didattico, ristrutturazione di edifici scolastici, creazioni di orti nelle scuole, rinnovamento delle infrastrutture idriche e servizi igienici.
Com’è cambiato il Myanmar dopo le elezioni parlamentari del 2015 e a che punto è il processo di democratizzazione
La vittoria della National league for democracy è stata accolta come un enorme cambiamento, ma sarebbe scorretto pensare che da un giorno all’altro tutti i problemi del Paese vengano risolti o anche solo inseriti tutti insieme nell’agenda del governo. Basti pensare al fatto che il 25 per cento dei seggi del parlamento vengono decisi dai militari per diritto costituzionale. Si potrebbe quindi dire che siamo in un momento di transizione: il governo di Aung San Suu Kyi è ancora in fase di insediamento, sta definendo i programmi e le priorità ed è impegnato a dialogare con l’opposizione, che, per questioni di diritto costituzionale e per il numero di propri rappresentanti tuttora alla guida di alcune posizioni amministrative, continua ad avere un grandissimo peso su questioni molto importanti, quali difesa, confini, agricoltura, educazione, mercato interno ed internazionale. Considerate le circostanze storiche, credo sia molto presto per poter abbozzare una valutazione accurata.
Terre des Hommes Italia sulla questione rohingya, il popolo “più perseguitato al mondo”
Non abbiamo mai lavorato nelle aree interessate dalla crisi rohingya. Le violenze perpetrate nei loro confronti sono una realtà ed è importante che il governo e la comunità internazionale riconoscano le proprie responsabilità e si adoperino per fermare la crisi, identificare i colpevoli e trovare soluzioni adeguate. In Myanmar, la percezione generale nei confronti della comunità musulmana non è affatto positiva: la popolazione è per l’83 per cento buddhista (stando ai dati dell’ultimo censimento del 2014) e alcune delle autorità religiose spesso fomentano questa visione, nonostante il governo ne abbia preso le distanze.
La situazione nello stato del Rakhine è un’esasperazione di ciò, soprattutto per il fatto che i rohingya non vengono riconosciuti come cittadini birmani. Si è scritto molto per descrivere quello che sta accadendo, eppure, proprio a causa della mole di informazioni e, allo stesso tempo, della mancanza di fonti primarie dovuta alla difficoltà di accesso alle zone in questione, è necessario conoscere i punti di vista di tutti gli attori coinvolti prima di trarre le conclusioni. Credo che inserirsi nella scia della condanna cieca non sia in alcun modo costruttivo, soprattutto ora.
*Luca Nichetti, delegato di Terre des Hommes Italia in Birmania
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