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Continua a peggiorare il bilancio del terribile terremoto che ha colpito Iran e Iraq. Al momento si contano più di 500 vittime e oltre 7.000 feriti.
Un forte terremoto di magnitudo 7.3 ha colpito domenica il confine tra Iraq e Iran, provocando centinaia di vittime e migliaia di feriti e sfollati. La maggior parte delle vittime si conta in Iran, oltre 500, mentre sarebbero undici le persone decedute a causa del sisma in Iraq, ma il bilancio è destinato ad aumentare con il passare delle ore, diverse aree remote dell’Iran infatti non sono ancora state raggiunte dai soccorritori.
Secondo l’agenzia governativa degli Stati Uniti che si occupa di geologia, la Usgs, il terremoto ha avuto il suo epicentro a circa trenta chilometri dalla città di Halabja, nel Kurdistan iracheno, a circa quindici chilometri dal confine iraniano. La prima scossa è stata avvertita alle 21.18 ed è stata seguita da decine di scosse.
Complessivamente sono quattordici le province iraniane colpite dal sisma. Le scosse hanno colpito con maggior violenza le regioni occidentali dell’Iran, in particolare la regione di Kermanshah, caratterizzata da numerose costruzioni realizzate in mattoni di fango e che ha già annunciato tre giorni di lutto. Grave la situazione anche nella città irachena di Darbandikhan, dove l’ospedale ha subito gravi danni ed è ancora senza corrente elettrica. Il terremoto è stato talmente violento da essere avvertito da milioni di persone in Asia ed è stato percepito in paesi come Turchia, Pakistan e Israele.
Le operazioni di soccorso si sono rivelate particolarmente ardue a causa dell’interruzione delle vie di comunicazione nelle aree rurali, rimaste isolate per l’interruzione delle linee telefoniche e della corrente elettrica. Il terremoto ha inoltre provocato diverse frane che hanno ostacolato le squadre di salvataggio. Come se non bastasse anche il freddo minaccia le migliaia di persone che, dopo il terremoto, si sono riversate nelle strade e vi si sono accampate per timore di altre scosse. Attualmente si stima che oltre 70mila persone abbiano bisogno di un riparo di emergenza.
نخستین تصاویر از آواربرداری و بیرون کشیدن اجساد جان باختگان زلزله در سرپل ذهاب – ایسنا pic.twitter.com/wi7PcNmrFR
— روزنامه شرق (@SharghDaily) 13 novembre 2017
L’organizzazione umanitaria Emergency è in Iraq dal 1995 e gestisce il Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale a Sulaimaniya. Anche in quest’area, come racconta Pietro Calogero, logista dell’associazione, è stato avvertito il terremoto ma senza gravi conseguenze. “Le nostre guest house hanno riportato lievi danni così come i campi nei quali Emergency lavora – ha spiegato – viste le strutture di fortuna nelle quali la popolazione vive, principalmente tende, non ci sono stati crolli tali da causare feriti. Durante la notte abbiamo ricevuto molti pazienti in stato di panico. Ci stiamo occupando di effettuare una valutazione negli ospedali della zona, in modo da poter intervenire qualora necessario”. Nonostante la situazione di emergenza le autorità starebbero riuscendo a gestire la situazione. “Per fortuna la situazione sembra essere sotto controllo – ha dichiarato Emanuele Nannini, vice coordinatore ufficio umanitario di Emergency. – La zona più critica sembra essere a Darbdikhan, a metà strada tra Kalar e Sulimaniya dove l’ospedale pubblico è stato pesantemente danneggiato dal terremoto. Il nostro team continuerà a monitorare la situazione, a disposizione delle autorità qualora avessero bisogno di supporto”.
Continua ad aumentare, come temuto, il numero delle vittime. I morti sarebbero almeno 530, secondo quanto riportato dall’istituto di medicina legale iraniano. Migliaia sono invece le abitazioni distrutte, quasi 30mila secondo la rete televisiva iraniana Press Tv, 12mila case sono state completamente rase al suolo dal sisma, mentre 15mila hanno riportato seri danni.
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