Al terzo giorno di guerra in Ucraina, c’è solo una richiesta: rivogliamo la pace. A dirlo sono i manifestanti che hanno invaso le città di tutto il mondo.
Alcune ore dopo Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha rivelato su Twitter che sono più di 150mila gli ucraini che hanno abbandonato il paese, fuggendo soprattutto in Polonia, Moldavia, Romania e Ungheria. Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha dichiarato che sosterrà tutte le sanzioni europee nei confronti della Russia, senza bloccarne alcuna. Parlando dal confine, si è detto pronto a sostenere gli sforzi per il raggiungimento della pace. Parallelamente, aumenta il numero di sfollati all’interno dell’Ucraina stessa.
More than 150,000 Ukrainian refugees have now crossed into neighbouring countries, half of them to Poland, and many to Hungary, Moldova, Romania and beyond.
Displacement in Ukraine is also growing but the military situation makes it difficult to estimate numbers and provide aid.
Chi è rimasto, racconta l’orrore di un conflitto che sembrava impossibile nell’epoca in cui viviamo, con le ferite ancora aperte della pandemia. L’organizzazione Save the children riporta la testimonianza di una ragazza di sedici anni: “Gli ultimi giorni sono stati molto caotici, soprattutto il 24 febbraio. Ci siamo svegliati alle 5:00 del mattino a causa degli spari e delle esplosioni. Nel giro di mezz’ora, siamo stati informati che il bombardamento era cominciato in una città vicina. Ci hanno detto che gli abitanti erano stati evacuati in un rifugio antiaereo e che, per motivi di sicurezza, anche noi dovevamo fare lo stesso. L’orrore è durato fino alle 9:00 del mattino. La nostra speranza è che ora il silenzio duri il più a lungo possibile”.
“Risparmiate almeno la popolazione civile”. L’appello della Croce Rossa
Anche il Comitato internazionale della Croce Rossa si è unito alle voci di chi chiede la tutela della popolazione civile. Stando ai dati diffusi sabato mattina dal ministero della Salute ucraino, almeno 198 civili sono morti (inclusi tre bambini) e 1.115 sono rimasti feriti (33 i bambini). Nella città di Donetsk manca l’acqua perché i bombardamenti hanno danneggiato uno dei sistemi di approvvigionamento idrico che riforniva le case. Risulta difficile anche reperire del cibo.
Le manifestazioni per la pace in tutto il mondo
Proteste contro la guerra si sono tenute in moltissime città del Pianeta, da Milano a Londra, da Istanbul a Tokyo. Nel capoluogo lombardo migliaia di persone hanno marciato in un lunghissimo corteo da largo Cairoli al Duomo. Russi, ucraini, italiani e tutti i rappresentanti del melting pot milanese si sono uniti per chiedere la pace, sventolando le bandiere. La paura è tanta, come la voglia di far sapere al popolo ucraino che non è solo.
Nonostante il ministero della Difesa russo abbia ordinato all’esercito di allargare l’offensiva in Ucraina “da tutte le direzioni”, l’avanzata delle forze armate si è temporaneamente rallentata, probabilmente a causa di gravi difficoltà logistiche e della forte resistenza ucraina. Lo sostiene il ministero della Difesa britannico, nei suoi aggiornamenti dell’intelligence. Gli hacker di Anonymous hanno bloccato molti siti russi, tra cui quello del Cremlino. I paesi baltici, la Romania e la Repubblica Ceca hanno chiuso i propri spazi aerei alle compagnie russe. A Kiev, dove il coprifuoco resterà in vigore fino alle 8:00 di lunedì (ora locale), sono calate le tenebre, ma nei cuori spezzati delle persone c’è ancora posto per sperare che ritorni la luce.
Nei giorni in cui Zelensky incontrava Joe Biden e i più alti esponenti politici americani, portando a casa altri 8 miliardi di dollari di aiuti, il leader russo ha annunciato di abbassare la soglia per l’uso delle armi nucleari.
Con l’avvicinarsi delle presidenziali, il Cremlino si accanisce contro chi è contrario alla guerra in Ucraina. Il caso della pensionata Evgenija Majboroda.
Padre Uminskij ha sempre predicato la pace. Dopo le sue ultime dichiarazioni è stato sostituito con un prete pro-guerra. Non potrà più celebrare la messa.
Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla guerra in Ucraina, pochi chilometri più ad ovest c’è una polveriera che rischia di esplodere. È l’autoproclamata Repubblica Moldova di Transnistria, patria di secessionisti che da più di trent’anni continuano ad aggrapparsi ai resti del sogno sovietico.
Nel suo discorso alla nazione Putin ha detto che la Russia sospende la sua partecipazione al trattato New Start. L’inizio di una nuova corsa alle armi nucleari?