
In un nuovo decreto previsti limiti più stringenti per queste molecole chimiche eterne, ma ancora superiori a quelle indicate dalle agenzie ambientali.
È già da un anno che in Gran Bretagna stanno chiudendo, piano piano, i banchi macelleria e pesce fresco nei punti vendita Tesco. L’ennesima chiusura nel supermercato di Liverpool, appena annunciata dal Meat Trades Journal è stata accolta come un successo dalle associazioni vegetariane e vegane. This is so nice to see. A massive thank you
È già da un anno che in Gran Bretagna stanno chiudendo, piano piano, i banchi macelleria e pesce fresco nei punti vendita Tesco. L’ennesima chiusura nel supermercato di Liverpool, appena annunciata dal Meat Trades Journal è stata accolta come un successo dalle associazioni vegetariane e vegane.
In realtà non è, per il movimento vegan, un successo a tutto tondo: nasconde aspetti diversi e varie possibili motivazioni, anche commerciali, forse sindacali. Ma il dato di fatto, una tendenza accertata, è che la domanda di carne e pesce di quel tipo è in diminuzione. Ecco tutti gli elementi di riflessione, i dati e le prese di posizione ufficiali.
Tesco è un gigante della distribuzione, con sede nel Regno Unito. Con 3.700 punti vendita è di gran lunga la prima catena di supermercati nel suo Paese. Tanto per capirci, l’Esselunga ne ha 150 qui in Italia, la Coop mille. Fattura 55 miliardi di sterline, 66 miliardi di euro annui, con circa 3 di ricavi. Dall’alto della sua posizione egemonica, ha certamente una bravura impareggiabile nell’ottimizzare i profitti e andare incontro alle esigenze di così tanti consumatori.
Dunque, Tesco sta chiudendo progressivamente i banchi carne e pesce, cominciando da sei negozi e affermando che la decisione è parte di un “processo in corso”. Offrirà ovviamente ancora carne e pesce ma solo nelle vaschette preconfezionate, nei banconi refrigerati e dei surgelati.
L’annuncio arriva poche settimane dopo che la stessa catena ha annunciato l’ampliamento dell’offerta di formaggio vegetale della sua linea “FreeFrom” lanciata all’inizio di quest’anno. L’azienda ha infatti appena lanciato a settembre negli scaffali una linea di pasta pronta vegan e senza glutine.
I referenti di Tesco non hanno detto se la chiusura definitiva della serranda dei banchi di carne e pesce sia direttamente correlata al crescente interesse dei consumatori per gli alimenti a base vegetale, ma è una tendenza alimentare che continua a guadagnare slancio. Le vendite di proteine vegetali stanno raggiungendo il valore di 5 miliardi di dollari al consumo, con la maggioranza di questo mercato costituita dai millennial e generazione Z.
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La tendenza è mondiale. In America, Whole Foods per il 2018 prevede un aumento degli alimenti vegetali in tutte le categorie – dalla dieta mediterranea a quella messicana fino agli ortaggi freschi e preparati.
L’ha fatto anche Walmart, sempre in Gran Bretagna. Lì i supermercati Walmart hanno tutti un “deli department”, il banco gastronomia con gli addetti. Chiudendo i reparti macelleria, conglobano alcuni (pochi) servizi in quelli, ma non tutti. Ovviamente non c’è più alcun servizio che vada dal sezionamento carcasse alla carne tritata al momento. I clienti smettono di vedere carcasse e cosce di animali appese, nei corridoi in cui fanno la spesa.
E qui si innestano i primi chiaroscuri della decisione. Tutti continuano a indossare scarpe anche se non ci sono più negozi di calzolai. Può darsi che i banchi con dietro i pescivendoli e i macellai stiano chiudendo solo perché le persone preferiscono prendere le vaschette già porzionate o gli alimenti preparati e processati industrialmente.
La diminuzione dei servizi erogati dal personale potrebbe esser dovuta anche solo alla costante ricerca di riduzione del costo del lavoro.
Un banco di macelleria full service tiene proprio le carcasse nel retro e richiede manodopera specializzata. Probabile che i supermercati operino con margini così sottili da non giustificare questo tipo di costi.
Anche nel Regno Unito, come in molti Paesi europei, in questo momento i cittadini tendono a spendere meno nei supermarket e più negli hard discount come Aldi e Lidl.
È vero anche che può essere un segno dell’influenza delle giovani generazioni. I ragazzi non hanno voglia di far la coda, prendere un numerino e chiedere qualche etto di qualcosa: le cose preconfezionate richiedono molto meno impegno e sono più semplici e rapide da acquistare.
In generale, in ogni tipo di negozi, le vendite di carne e pesce nei banchi gestiti dal personale sono in declino da diversi anni.
Lì i clienti, è vero, possono ottenere un livello di notevole personalizzazione del servizio (più opzioni riguardo alla spellatura, alla filettatura, al togliere le lische o le ossa), ma con la crescita della varietà dei prodotti in vaschetta, i benefici dei banconi diminuiscono.
Anche i dati demografici confermano che tendono a rivolgersi ai banchi pesce e carne le fasce d’età più anziane, che in qualche modo erano affezionate ai negozi di quartiere, alle macellerie, alle pescherie. Con la sparizione nelle città dei negozi al dettaglio, avevano cominciato a servirsi ai banconi del supermarket. Ma man mano che il numero di clienti di queste generazioni si restringe, anche il livello medio di interesse per questi servizi diminuisce.
Secondo un’altra prospettiva, le persone continuerebbero a mangiar carne, ma vogliono via via frapporre sempre più distanza concettuale dagli animali al prodotto: vogliono hamburger, carne trita e filetti di pesce, ma non vogliono vedere costole sanguinolente, pezzi di animali, cosce e zampe, pesci boccheggianti con gli occhi spalancati.
Sempre meno persone sono disposte ad acquistare prodotti che abbiano una qualche rassomiglianza con parti di animali riconoscibili. Dà sempre più fastidio vedere conigli spellati e rannicchiati nelle vaschette, carcasse appese, qualunque cosa che ne ricordi la provenienza. Allora si ricercano più volentieri prodotti confezionati, porzionati, puliti. Anche all’apparenza.
Può essere che a lungo termine questo aumenti la distanza delle persone dalle origini autentiche del loro cibo, e possa quindi avere un impatto negativo sulla consapevolezza, riducendo l’efficacia delle campagne di sensibilizzazione che puntano invece a ricollegare e a contestualizzare ciò che si compra al supermercato, quando sono tessuti provenienti da esseri viventi. Il che significa che, comunque, gli inglesi cammineranno nei corridoi dei supermercati vedendo sempre meno maiali impalati o pesci con gli occhi sgranati. Perché impacchettati in forme diverse o perché del tutto assenti, questo lo si vedrà.
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