A febbraio, in Irlanda, è stato introdotto un sistema di riciclo della plastica che ha permesso di raccogliere 630 milioni contenitori.
Tessile italiano, un settore trainante e sempre più sostenibile
Il settore del tessile italiano rappresenta un’eccellenza a livello mondiale. A metterlo in luce è la mostra Textile Evolution – Made in Italy 4.0, che espone a Milano 150 prodotti di altissimo livello. Tra questi anche le innovative scarpe Vibram Furoshiki.
Se la moda italiana gode di una stima notoriamente indiscussa a livello globale, il nostro comparto tessile, e in particolare del tessile tecnico, stenta ancora a ricevere il giusto riconoscimento. Eppure fatti e numeri parlano chiaro. Con 900 aziende, che impiegano circa quarantaduemila addetti altamente specializzati e che fatturano tre miliardi e mezzo di euro, il settore tessile italiano è al primo posto su quello di altre 189 nazioni (secondo una stima dell’International Trade Center). E a voler guardare indietro sono tantissimi i traguardi già raggiunti dal nostro Paese in questo ambito: dalle prime corde in nylon realizzate dalla Gottifredi Maffioli nel 1954 per la conquista del K2, alla tenda Ferrino con Microfibra Montefibre, usata da Messner nel 1989 in Antartide a quaranta gradi sotto zero, passando per l’invenzione del polipropilene che valse a Giulio Natta il premio Nobel nella chimica nel 1963. Solo per citarne alcuni. Un ruolo di leadership rilevante, insomma, e non soltanto in termini di qualità e performance di prodotti e processi produttivi, ma anche per l’attenzione crescente data dai protagonisti del settore al tema ormai cruciale della sostenibilità.
Textile Evolution: a Milano in mostra l’eccellenza del tessile italiano
A rendere noti tutti questi dati è stata la mostra Textile Evolution – Made in Italy 4.0 (ingresso gratuito), ospitata alla Fabbrica del Vapore di Milano dal 16 al 28 novembre 2018 e realizzata proprio per mettere in luce l’eccellenza del settore tessile tecnico italiano e delle tecnologie produttive più innovative. Un dato particolarmente interessante è che l’Italia è – dopo la Germania – il secondo paese europeo, esportatore nel mondo di tessili tecnici. Il mercato estero assorbe, infatti, ben il quaranta per cento della nostra produzione, che si dimostra, dunque, cruciale per l’economia italiana e con un potenziale molto interessante per i giovani. Secondo un’indagine presentata da Marino Vago, presidente di Sistema Moda Italia (tra gli organizzatori della mostra insieme a TexClubTec, Ice e Acimit): “Nei prossimi cinque anni ci sarà necessità di cinquantamila nuove figure tecniche e professionali. Attualmente nelle scuole c’è una capacità di ricambio di sole otto/diecimila persone”.
Vibram ed Eurojersey: l’importanza strategica delle partnership industriali
Visitando la mostra Textile Evolution – Made in Italy 4.0 è possibile farsi un’idea dei processi e delle tecnologie impiegate nel settore del tessile tecnico, grazie all’esposizione di ben 150 tra prodotti e prototipi, suddivisi in varie sezioni di appartenenza: dallo sport al medicale, dall’agrotessile all’edilizia, dall’arredo all’abbigliamento. Filo conduttore di questo percorso è il legame tra ricerca, creatività, tecnologia e sostenibilità, che caratterizzano l’eccellenza del made in Italy. Un legame particolarmente felice e fruttuoso quando a unire le forze sono più partner, accomunati da visioni comuni e alti standard qualitativi. Come accaduto, per esempio, tra due leader di mercato come Vibram (per il settore delle suole di gomma) ed Eurojersey (per quello dei tessuti tecnici indemagliabili). Il risultato del loro incontro è stata la calzatura Vibram Furoshiki The Wrapping Sole, vincitrice del compasso d’Oro 2018 e ora esposta all’interno della mostra Textile Evolution. Nata dall’idea rivoluzionaria di voler creare una scarpa in grado di adattarsi a diverse misure e morfologie di piede, Furoshiki combina la suola in gomma Vibram XS City (in grado di garantire durabilità e grip su superfici urbane) e i tessuti Sensitive® Fabrics di Eurojersey, noti per la loro traspirabilità e indeformabilità.
Ma la cosa più interessante è che Furoshiki non è solo un oggetto dal design accattivante e confortevole, ma anche una trovata produttiva intelligente, che permette di ridurre il numero di stampi industriali e di alleggerire lo stoccaggio nei magazzini dei negozi. A spiegarcelo è Marco Guazzoni, direttore per lo sviluppo strategico di Vibram, che abbiamo incontrato alla presentazione della mostra a Milano: “Questo genere di partnership permette di ottenere risultati che da soli non si raggiungerebbero. Negli anni abbiamo visto che la somma di uno più uno, spesso, fa più di due. Trovare il partner giusto è una questione di “pancia”, ma anche di esperienza e intuizione. Tutte cose che il nostro presidente Marco Bramani ha dimostrato di avere in questa, come in altre occasioni. Per esempio quella di Carmina Campus, che prevedeva il riutilizzo di materiali di scarto per creare borse e gioielli”.
Una strategia che parte da una consapevolezza e va in una direzione precisa: “Noi siamo leader di mercato e soprattutto l’unico brand di suole riconosciuto. Quello che cerchiamo di fare sempre è di puntare in alto, scegliendo i numeri uno. In questo caso, la collaborazione con Eurojersey per Furoshiki è un tentativo per noi, che siamo sempre stati più tecnici, di entrare anche nel segmento della moda”. Le affinità e i punti di contatto tra le due aziende all’origine di Furoshiki sono tante, come ricordato da Guazzoni: “Ci accomunano la ricerca della qualità, l’innovazione e la leadership nei settori di riferimento”.
Una sinergia riconosciuta anche da Andrea Crespi, direttore generale di Eurojersey: “Ci siamo trovati in sintonia con Vibram, perché siamo due aziende italiane con la stessa visione. Entrambe produciamo componenti e non facciamo prodotti finiti. Vibram utilizza la gomma e noi i tessuti”. Un connubio naturale, dunque, in cui “ciascun prodotto è in funzione del prodotto. Furoshiki esiste perché c’è Sensitive® Fabrics e i tessuti Sensitive® Fabrics hanno contribuito a far sì che Furoshiki esistesse”. Comune ai due brand è anche l’approccio green, posto al centro delle strategie imprenditoriali. “Innanzitutto, la premessa che io faccio sempre”, spiega Crespi “è che un’azienda che non genera valore economico non è sostenibile. Eurojeresy è una fabbrica nel vero senso della parola, dove si consumano acqua ed energie che il nostro pianeta ci dà. Per questo motivo abbiamo ritenuto di puntare su una sostenibilità di processo, per ridurre il nostro impatto. Questo percorso è iniziato nel 2007 con il programma SensitivEcoSystem® che, oltre alla sostenibilità ambientale, include, tra le altre cose, anche il welfare aziendale”.Un percorso che è proseguito con la scelta di utilizzare energie rinnovabili, con la misurazione dell’impatto tramite certificazione Epd (Environmental Product Declaration) e che arriva ora a un nuovo step: “Oggi, avendo raccolto una serie di dati”, prosegue Crespi, “implementeremo la Pef (Product environmental footprint). In questo modo nel 2019 andremo a certificare l’impatto ambientale della nostra azienda.”
Sostenibilità, un nuovo trend per l’industria tessile italiana
Come detto, la mostra Textile Evolution – Made in Italy 4.0 dà rilievo all’eccellenza italiana del settore tessile, sottolineando come l’impegno concreto verso la sostenibilità sia un trend sempre più diffuso a livello produttivo industriale. In Italia più di un’azienda su quattro ha già iniziato a scommettere su questo tema, migliorando i propri investimenti e processi, seguendo in particolare tre strade:
- L’impiego di tecnologie e di processi per limitare consumi di acqua ed energia.
Questo punto è fondamentale se si pensa che l’industria tessile consuma, dalla coltivazione delle materie prime, ai processi di trasformazione, fino ai trattamenti di nobilitazione e manutenzione dei capi di abbigliamento, ancora elevati volumi di energia e di acqua. In quest’ottica il settore industriale italiano si sta focalizzando sulla riduzione del consumo di energia e di risorse idriche, in particolare nelle fasi di tintura e finissaggio. - Prodotti sostenibili per processi produttivi
Per rendere più sostenibili i processi produttivi è necessario ridurre anche il consumo di prodotti chimici. Questo sta avvenendo grazie a nuove soluzioni basate sulla biochimica e all’utilizzo delle biotecnologie, che consentono di sviluppare nuovi processi industriali ecocompatibili, basati su bassi consumi energetici e su fonti di materie prime rinnovabili.
- Ottimizzazione di tutte le fasi
Altra chiave di volta di questo trend è la generale ottimizzazione di tutta la catena produttiva, dalla progettazione alla distribuzione, per razionalizzare i processi e ridurre i rifiuti.
Una conferma di come la sostenibilità rappresenti davvero una colonna portante nel processo d’innovazione in atto nel settore, insieme alla ricerca, alla performance e al design, in un percorso di continua sperimentazione, capace, oggi come in passato, di anticipare grandi cambiamenti e portare a nuove scoperte. Un concetto ribadito in più punti dall’ideatore e coordinatore della mostra Aldo Tempesti, direttore di TexClubTec: “Anche nei periodi di crisi siamo stati capaci di aumentare la produttività, ma adesso siamo a un giro di boa. Abbiamo nuove tecnologie e grandi investimenti. Adesso servono gli elementi per gestirli. Abbiamo necessità di giovani che entrino in questo mondo”. Un presupposto che non può che far ben sperare.
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