Il governo della Francia ha riconosciuto di avere un “debito” nei confronti della Polinesia per i 30 anni di test nucleari condotti negli atolli del Pacifico, tra il 1966 e il 1996. Ma si è rifiutata di presentare delle scuse ufficiali agli abitanti. Nella sua visita nella Collettività d’Oltremare, il presidente Emmanuel Macron ha scelto la strada dell’equilibrismo politico, nonostante le numerose polemiche che hanno preceduto il viaggio.
L’impatto dei test nucleari sulla popolazione della Polinesia
In molti avevano chiesto infatti al leader transalpino di domandare in modo inequivocabile perdono a popolazioni che da anni sono costrette a convivere con un ambiente reso insalubre dalle radiazioni legate ai test. Nello scorso mese di marzo, uno studio aveva spiegato inoltre che i calcoli ufficiali sull’esposizione degli abitanti della Polinesia erano sbagliati. A causa degli ampi margini di errore e di strane omissioni che avevano portato a sottostimare l’impatto.
Emmanuel Macron a reconnu mercredi lors d'un discours à Papeete la « dette » de la France à l'égard de la Polynésie française et promis la transparence sur les essais nucléaires menés dans l'archipel jusqu'en 1996 ➡️ https://t.co/FisX7ps1wHpic.twitter.com/bDLak1pwFl
In tal modo, migliaia di persone, tra cittadini e militari, sarebbero state escluse dai risarcimenti. Lo studio parla infatti di 110mila persone esposte alle radiazioni e 10mila ammalate proprio a causa delle esercitazioni francesi.
Macron apre solo parzialmente gli archivi
Anche sulla seconda grande questione legata alla vicenda dei test nucleari in molti sono rimasti delusi dalla scelta di Macron. Il presidente ha infatti affermato di essere favorevole all’apertura degli archivi, ma escludendo “le informazioni che possono nuocere alla nostra deterrenza”. Il che apre la porta ad una potenzialmente ampia “censura”.
Nel corso della visita in Polinesia, inoltre, Macron ha mantenuto ferma la sua posizione sul nucleare, definendolo “un’opportunità” per la Francia. Una posizione alla quale ha reagito il senatore ecologista Ronan Dantec, secondo il quale tale fonte di energia rappresenta “un’aberrazione economica”, poiché “costa più dell’eolico offshore e del fotovoltaico”. Secondo il parlamentare, tuttavia, la questione nucleare “è un tabù in Francia”, poiché esiste “un’autentica lobby al vertice dello stato”. Il riferimento è in particolare all’ex primo ministro Edouard Philippe, che per tre anni è stato direttore degli Affari pubblici del colosso nucleare Orano (all’epoca Areva).
Nel suo ultimo libro, edito in Italia da Einaudi, il giornalista francese fornisce il suo parere sul perché il nucleare non è un buon investimento per il clima.
Dieci nazioni, capitanate dalla Francia, hanno chiesto alla Commissione europea di includere il nucleare tra le fonti di energia utili alla transizione.
110mila persone in Polinesia sarebbero state sottoposte alle radiazioni e 10mila avrebbero contratto tumori a causa dei test francesi tra gli anni Sessanta e Settanta.
In una lettera inviata alla compagna Edf, il governo della Francia indica di “tenersi pronti alla costruzione di tre nuove coppie di reattori nucleari”.
Il quotidiano Le Monde ha rivelato che la ricerca sui reattori nucleari di quarta generazione è stata abbandonata. Soprattutto per via dei costi esorbitanti
L’Autorità per la sicurezza nucleare francese ha chiesto di effettuare alcune lunghe e costose riparazioni nelle strutture del nuovo reattore sulla Manica.