La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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Lo scorso aprile il governo thailandese aveva annunciato la chiusura della spiaggia di Maya Bay da giugno a ottobre. Ora si è deciso di posticiparne la riapertura e si vedono già i primi effetti positivi.
Senza l’ingombrante presenza quotidiana di migliaia di turisti, il delicato ecosistema marino di Maya bay si sta gradualmente rigenerando. La spiaggia, situata sull’isola di Phi Phi Leh, in Thailandia, è stata resa famosa dal film The Beach, diretto da Danny Boyle e interpretato da Leonardo DiCaprio. La massiccia presenza di turisti e il costante afflusso di barche hanno gravemente danneggiato l’ecosistema dell’isola, in particolare la barriera corallina. Per questo lo scorso aprile il governo thailandese aveva annunciato la chiusura del sito da giugno a ottobre, per consentire alla spiaggia di riprendersi.
Il provvedimento starebbe dando i risultati sperati, è infatti in corso una lieve ripresa della barriera corallina che fa parte del Parco nazionale marino di Hat Noppharat Thara-Mu Koh Phi Phi: i coralli stanno aumentando così come la presenza degli squali di barriera, come lo squalo pinna nera del reef (Carcharhinus melanopterus). Lo ha rivelato Chongkhlai Wongphongsathon, vice direttore generale del Dipartimento dei parchi nazionali e della conservazione della fauna selvatica e della flora della Thailandia. “Le creature marine stanno tornando a popolare la baia ora che non è più disturbata dalle attività turistiche”, ha affermato.
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Nonostante i primi segnali di ripesa, le autorità hanno deciso di prolungare il periodo di divieto di accesso al pubblico che si estenderà fino a data da definirsi. Oltre alla barriera corallina, anche la spiaggia stessa versa in condizioni precarie, i piedi dei cinquemila turisti che ogni giorno ne solcavano la superficie hanno accelerato il processo di erosione, alterando il naturale processo di rifornimento dei sedimenti. Le sostanze chimiche presenti nelle protezioni solari sarebbero inoltre la causa della morte di oltre la metà dei coralli della baia. Tali sostanze causano lo sbiancamento dei coralli, una delle principali cause del progressivo declino delle barriere coralline in tutto il mondo.
Thailand’s Maya Bay will be shut indefinitely because of damage caused by tourism pic.twitter.com/JXEJreQp2a
— TicToc by Bloomberg (@tictoc) 3 ottobre 2018
Per favorire il ripristino ambientale della baia sono state messe in atto diverse misure, innanzitutto sono state rimosse le strutture artificiali presenti, sono stati piantati alberi lungo la costa per prevenire l’erosione e sono state reintrodotte 500 nuove colonie di coralli. I coralli crescono però lentamente, solo circa mezzo centimetro all’anno, occorreranno quindi anni per il ripristino completo della barriera corallina.
La decisione di non riaprire Maya Bay, nonostante le pressioni dei tour operator e delle stesse autorità governative, è senza dubbio coraggiosa da parte del Dipartimento dei parchi nazionali e della conservazione della fauna selvatica e della flora, che lo scorso primo ottobre ha annunciato che le restrizioni sul turismo non sarebbero state revocate fino a quando l’ecosistema non si sarebbe “completamente ristabilito”. È infatti la spiaggia più visitata del Paese e genera un fatturato annuo di circa 400 milioni di baht. È tuttavia l’unica scelta sensata e lungimirante per poter far sì che abitanti locali e turisti possano in futuro continuare a fruire di questo angolo di paradiso, della sua sabbia dorata e delle sue acque cristalline. Anche quando la baia sarà riaperta, non prima di un anno comunque, la chiusura totale di quattro mesi continuerà ogni anno e d’ora in avanti l’accesso alla spiaggia sarà vietato alle imbarcazioni a motore.
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