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The Breath. È italiano il primo tessuto che riduce l’inquinamento
Una nuova fibra nanotecnologica capace di assorbire e abbattere gli inquinanti responsabili dello smog. Funziona sia dentro che fuori gli edifici.
Lo si può appendere come un quadro magari stampandoci il nostro paesaggio preferito. Può diventare una stampa da esterno, o rivestire intere pareti di abitazioni, uffici, scuole, luoghi pubblici. E ciò che è più importante è che The Breath, l’innovativo tessuto multistrato, riduce e assorbe gli inquinanti presenti nell’aria.
Realizzato dalla startup Anemotech Srl, nata nel 2014 con lo scopo di sviluppare, testare e portare in produzione il sistema, la tecnologia ha visto due anni di incubazione, test e prove a vari livelli prima di essere lanciata ufficialmente sul mercato.
“L’idea di partenza è stata quella di avere un oggetto che possa lavorare costantemente senza che noi dobbiamo fare nulla”, spiega Gianmarco Cammi, uno degli inventori del tessuto. “Si tratta di qualcosa che oggi non esiste. Abbiamo lavorato ad un tessuto passivo a basso impatto ambientale, che lavora ad energia zero e sul circolo d’aria già presente”.
The Breath è applicabile praticamente ovunque
Il tessuto è composto da due strati esterni in tessuto idrorepellente – con proprietà battericide, antimuffa, e antiodore – e da un ulteriore strato intermedio in fibra a carboni attivi unita da nanomolecole in grado di separare, trattenere e disgregare le micro particelle inquinanti presenti nell’atmosfera.
“Le applicazioni sono innumerevoli”, spiega Cammi. La tecnologia è in grado di abbattere i valori di Pm 10, Pm 2,5 e Pm 1,0, oltre ai Voc, gli ossidi d’azoto, il monossido di carbonio, l’anidride carbonica e gli ossidi di zolfo. Secondo quanto riportato dall’azienda, “collocato sulle pareti sotto forma di pannello, divisorio, tendaggio o quadro garantisce performance sostenibili per un anno e una costante riduzione dell’inquinamento di circa il 20 per cento”.
Due anni di ricerche prima del lancio
Ciò che contraddistingue il progetto sono gli anni di ricerca e sviluppo dedicati alla tecnologia prima della presentazione al pubblico. “Abbiamo ottenuto la collaborazione del gruppo di ricercatori guidato dal professor Gabriele Fava del Dipartimento di Scienze e Ingegneria della materia, dell’Ambiente e dell’Urbanistica che ha curato i test di laboratorio sul materiale, coordinato la fase sperimentale in ambienti indoor e outdoor e seguito le certificazioni agli standard di sicurezza, gestione ambientale ed efficienza dei processi aziendali”, sottolinea Cammi. Ecco allora le installazioni allo Stadio Meazza di Milano e durante Expo 2015 sempre nella stessa città e prove indoor come nelle aule del plesso scolastico Vittorino da Feltre a Piacenza e in un’aula priva di finestre comunicanti con l’esterno della Facoltà di Ingegneria dell’Università politecnica ad Ancona, con risultati che hanno confermato le aspettative.
Un progetto che era piaciuto anche al professor Umberto Veronesi che aveva scelto di impiegare la tecnologia all’interno dell’Istituto europeo di Oncologia a Milano: “Il mio sostegno agli ideatori di The Breath nasce da una semplice constatazione: dei milioni di italiani che oggi sviluppano un tumore, almeno il 70 per cento potrebbe essere salvato grazie alla prevenzione”, aveva dichiarato il professore. “Per questo sostengo da sempre un’alleanza tra scienza, tecnologia e informazione e ritengo fondamentale che la scienza discuta e si confronti con il mondo istituzionale e dell’informazione affinché si possano vincere battaglie come quella della cura e la prevenzione del cancro”.
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