Covid-19

The Sound Outside, ascoltiamo i suoni del lockdown

Riscoprire la cultura dell’ascolto, più attivo e rivolto alla natura. Il progetto The Sound Outside ci presenta le registrazioni dei suoni del lockdown.

Marzo 2020. La fase di lockdown in Italia è cominciata da pochi giorni. Il traffico è fermo, non si sentono macchine. Fuori dalla finestra della casa di Davide Ondertoller, in Trentino-Alto Adige, cade una pioggia lieve e intermittente che gocciola in un secchio. Crea un suono irregolare, quasi un’aritmia. Questo paesaggio sonoro fa parte delle cento registrazioni provenienti da tutto il mondo e collezionate dalle sound designer Sara Lenzi e Valeria Caputo nel loro progetto The sound outside — Listening to the world at Covid-19 time, pubblicato sul sito sounDesign.

Il silenzio è un’illusione

In una circostanza così tragica come la pandemia da coronavirus, Lenzi e Caputo hanno sentito l’esigenza di documentare i fenomeni acustici della quarantena e hanno così lanciato un appello a sound designer, artisti del suono e produttori musicali di tutto il mondo, invitandoli a catturare il paesaggio sonoro al di fuori delle loro finestre. Sul sito sounDesign, Lenzi e Caputo hanno creato una mappa sonora nella quale sono evidenziati tutti i luoghi da cui provengono le registrazioni. Cliccando sulle rispettive icone, si può accedere all’archivio collettivo dedicato ai paesaggi sonori della quarantena. L’ascoltatore parte quindi per un viaggio sensoriale attraverso i continenti, supera confini lontani e raggiunge i suoni che caratterizzano alcuni piccoli paesi dell’Italia, viaggia attraverso le città europee, ascolta il cinguettio degli uccelli la mattina presto a Mauritius o il suono del cielo gonfio di pioggia di una città indiana.

“Non potevamo uscire. In questa sensazione di segregazione, la possibilità di registrare il suono al di fuori delle nostre finestre ci dava la possibilità di estendere l’immaginazione al di là dell’aspetto visivo, che ci era in qualche modo negato”, racconta Valeria. “Il suono ci dava molte informazioni in più grazie alle quali potevamo tornare ad osservare una realtà che fino a quel momento era nascosta dal rumore delle macchine e dall’inquinamento acustico: emergevano dei suoni che non si sentivano da tanto tempo”.

Tolto il rumore di disturbo prodotto dal traffico urbano, il paesaggio sonoro si è ampliato, i suoni si sono fatti più puntuali e percorrono distanze maggiori. Oltre all’espansione delle possibilità di ascolto, per Sara Lenzi i rumori della quarantena hanno evocato la stessa sensazione dei suoni ovattati tipici della domenica mattina, quando il traffico rallenta. Emerge quindi il cinguettare degli uccelli, i vicini di casa che si parlano dalle finestre, o il chiacchiericcio dei bambini nelle case con i loro genitori. Sono proprio questi alcuni dei suoni maggiormente documentati nei paesaggi di The Sound Outside.

I suoni della natura emergono durante il lockdown

Davide Ondertoller organizza con le scuole laboratori di ascolto attivo del territorio rivolti ai bambini. Anche lui ha contributo al progetto The Sound Outside e ha dato il titolo di “Aritmia” alla sua registrazione della pioggia che cade nel secchio. Le gocce, che cadono intermittenti, hanno fatto pensare Davide “all’aritmia dello spirito, alla sospensione” che ha caratterizzato emotivamente il suo lockdown. Ondertoller, attento alla percezione dei rumori, ha raccolto le sensazioni uditive di molti conoscenti. La mancanza di alcuni rumori e l’emergere di altri, come quelli della natura, hanno creato uno stato d’animo di sospensione, a volte drammatico, influenzato dalla tensione emotiva connessa alla pandemia. “Le persone si sono accorte della mancanza di alcuni suoni, ma soprattutto della presenza di altri”, afferma. “Sentire i suoni naturali ha creato stupore verso la natura, ma anche una situazione di spaesamento”.

Martina Salmeri ha vent’anni, e studia all’Accademia di belle arti di Milano. Ha trascorso il lockdown nella casa dei propri genitori in Sicilia, a Randazzo, un paese ai piedi dell’Etna: nella sua registrazione, insieme al cinguettio di alcuni uccelli, si sentono delle voci di bambini. “I suoni che ho registrato sono la testimonianza di quello che accade in un territorio e in un momento reale preciso,” dice Martina. Ai rumori ambientali, Martina ha aggiunto delle campionature di suoni artificiali. Ad un tratto una notifica di WhatsApp interrompe il flusso di suoni naturali. “Ci colleghiamo incessantemente con tutti i nostri contatti, per poi non capire l’effettivo suono della quotidianità, quello della natura”, afferma Salmeri spiegando la sua scelta di inserire un elemento come la notifica di un messaggio sullo smartphone.

Dal suo balcone romano Alessia Rapone, giornalista e produttrice radiofonica indipendente, ha registrato una scena di vita familiare: fratellino e sorellina, in cortile, conducono il papà alla ricerca di un oggetto caduto dal balcone. “Siamo fatti di suoni, ne veniamo immersi, solo che prima li sentivamo meno e non sapevamo riconoscere le fonti sonore”, spiega Rapone. “Nel periodo di isolamento i suoni sono venuti a noi: non abbiamo dovuto fare niente se non aprire la finestra o affacciarci al balcone, al massimo”.

Se la possibilità di muoversi nello spazio fisico è stata costretta all’interno delle case o di percorsi limitati alle attività essenziali, gli orizzonti degli spazi sonori si sono espansi. Con un orecchio più attento non si sentono solamente i suoni della natura, ma la mancanza di traffico fa emergere anche divisioni più profonde all’interno della società ed evidenzia la voce di chi vuole essere ascoltato.

Milena Droumeva, professoressa di Sound Studies all’università Simon Fraser di Vancouver, ha registrato i suoni al di fuori della propria finestra. All’inizio si percepisce il cinguettio degli uccelli, al quale presto si sovrappone un ritmo di tamburi. “Appena prima della pandemia era cominciata una protesta contro un gasdotto che avrebbe attraversato le terre della comunità indigena locale”, dice Droumeva. “Con il lockdown non c’è stata più la possibilità di protestare, ma gli esponenti della comunità si sono riuniti per suonare i tamburi e far sentire la propria presenza”.

Le città sono troppo rumorose

Piove nella registrazione di Davide Ondertoller in Trentino e piove in quella newyorkese di Sebastian Henshaw, ingegnere del suono per l’industria cinematografica. Benché due luoghi diversi e lontani tra loro, l’aritmia delle gocce d’acqua nel secchio fuori dalla casa di Davide richiama la tempesta registrata da Sebastian tra i grattacieli di New York.

“La pioggia stessa ha dato all’ascoltatore la percezione della profondità: si sentono le gocce vicine sulle finestre e lo scrosciare della pioggia più lontano, amplificato dalla presenza dei grattacieli. Ad un tratto, si infrange il rombo di un tuono”, racconta Sebastian. La registrazione è stata realizzata nel Queens, vicino a uno degli ospedali dedicati ai malati di coronavirus. “New York è una macchina, non si ferma mai, neanche durante l’epidemia,” dice Sebastian. “Una cosa però è cambiata: il rumore delle sirene delle ambulanze che si dirigono verso l’ospedale vicino si è fatto incessante”.

Se a New York il traffico sembra rimanere un tappeto costante nella vita della città, questo sembra quasi scomparso in molte registrazioni di altri panorami cittadini. Il recente report L’inquinamento acustico in Europa – 2020 dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) definisce il rumore ambientale, in particolare quello provocato dal traffico, fonte di gravi problemi per la salute di milioni di cittadini europei. L’agenzia calcola che il 20 per cento della popolazione europea sia esposto a livelli di rumore dannosi per la salute: l’esposizione a lungo termine è collegata a “irritabilità, disturbi del sonno, effetti deleteri a carico del sistema cardiovascolare e metabolico nonché compromissione delle facoltà cognitive nei bambini”, dichiara Eulalia Peris, esperta in materia di inquinamento acustico dell’Aea.

Se l’incessante rumore del traffico è un tappeto che fa parte quotidianamente delle nostre vite, l’improvvisa mancanza delle macchine apre alla possibilità di pensare a un futuro più silenzioso. “Abito vicino ad un’autostrada e non ci sono le barriere antirumore”, spiega Ondertoller. “Per alcuni giorni l’autostrada era vuota. Forse, passata questa crisi, ci sarà una maggiore attenzione per ridurre queste emissioni sonore che sicuramente influiscono sul malessere delle persone”.

I suoni del lockdown insegnano l’ascolto

Il progetto The Sound Outside parte proprio dall’esigenza di documentare un momento storico preciso, ma guarda anche a come i professionisti del suono vedono il futuro dei panorami acustici. “Questo è un momento in cui si sta aprendo lo spiraglio per riconvertire le città e farle diventare un po’ più verdi, ecologiche o comunque più silenziose”, conclude Valeria Caputo. “Ritrovare la dimensione umana che era stata schiacciata da questa follia della fretta e dell’affanno magari ci potrà aiutare ad essere meno stressati, e a vivere con meno rumori”.

Continuano a scendere le gocce fuori dalle finestre della casa di Davide. La mancanza di rumori umani circostanti invita a seguire questo gocciolio aritmico. Il suono fa parte della nostra vita, ma spesso viene subito passivamente, ricordano le ideatrici del progetto Sara Lenzi e Valeria Caputo. Se la vista era costretta a fermarsi a orizzonti più vicini, i suoni registrati durante il lockdown hanno dimostrato che i paesaggi sonori permettono di esplorare confini sempre più lontani.

Ascoltare non significa semplicemente percepire dei rumori, ma anche riflettere sul nostro ruolo attivo all’interno del mondo dei suoni. Il tono di voce racconta molto dello stato d’animo di chi parla, le conversazioni provenienti dalla casa dei vicini possono evidenziare una potenziale situazione di disagio, per esempio. Allo stesso tempo, l’ascolto attivo dei suoni degli alberi e degli animali – anche quelli presenti nelle città – ci ricordano che non siamo soli, ma che attorno a noi pulsa un mondo naturale che non dobbiamo mai dimenticare. Il progetto The Sound Outside suggerisce che una cultura dell’ascolto più vivace e meno passivo può portare a una maggiore curiosità e attenzione verso la natura, così come a una maggiore predisposizione all’ascolto tra persone.

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