Il progetto LIFE New4Cartridges, coordinato da Eco Store, si concentra sul mercato delle cartucce d’inchiostro per dare vita a un approccio sostenibile.
D’ora in poi ogni diamante di Tiffany sarà interamente tracciabile
Tiffany è il primo marchio di gioielleria a rendere noto l’intero percorso di lavorazione dei propri diamanti, dalla miniera al consumatore.
Impossibile dimenticare Audrey Hepburn, avvolta nel suo tubino nero Givenchy, scendere dal taxi sulla Quinta strada, a New York, e fare colazione all’alba guardando le vetrine di Tiffany. Una delle scene più famose nella storia del cinema.
Tiffany & co. è il più antico marchio americano del lusso, tra i leader mondiali nel settore della gioielleria. I vertici dell’azienda hanno annunciato che dal mese di ottobre ogni diamante a partire da 0,18 carati – registrato singolarmente – sarà dotato di una “carta d’identità”. Ovvero, l’acquirente saprà da quale Paese proviene il prezioso minerale, dove è stato tagliato, lucidato, classificato, certificato e poi montato su un gioiello.
La sostenibilità è al centro del nostro brand. È sia la nostra eredità sia il nostro futuro. La promessa di Tiffany al mondo è di proteggere la sua bellezza, avere cura dei suoi abitanti e lavorare con dedizione.
L’importanza della trasparenza nel settore del lusso e della moda
Tiffany, che possiede cinque laboratori di lavorazione dei diamanti in Belgio, Mauritius, Botswana, Vietnam e Cambogia, diventa pertanto il primo gioielliere di lusso a compiere questo importante passo avanti dal punto di vista della trasparenza.
“I nostri clienti meritano di sapere che un diamante Tiffany rispetta gli standard più elevati, non solo per quanto riguarda la qualità, ma anche la responsabilità ambientale e sociale. Crediamo che la tracciabilità dei diamanti sia il modo migliore per garantirle entrambe”, ha dichiarato Anisa Kamadoli Costa, chief sustainability officer dell’azienda.
Responsabilità ambientale e sociale, fattore chiave
Tiffany ha investito molto nella gestione della propria catena di distribuzione, assicurandosi che ogni fase della creazione dei suoi gioielli rispetti sia l’ambiente sia i lavoratori, garantendo sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro e parallelamente lo sviluppo economico delle comunità.
“Tra i gioiellieri di lusso Tiffany è l’unico ad approvvigionarsi direttamente di diamanti grezzi estratti in modo responsabile, a lavorare e montarli rispettando i propri standard nei propri laboratori”, aggiunge Andrew Hart, senior vicepresident diamond and jewelry supply.
Se io trovassi un posto a questo mondo che mi facesse sentire come da Tiffany, comprerei i mobili e darei al gatto un nome.
Le altre iniziative di Tiffany nell’ambito della sostenibilità
L’impegno di Tiffany si riflette anche nelle sue collezioni: dal primo luglio al 31 agosto ha deciso di donare la totalità dei profitti derivanti dalla campagna Infinite strenght all’organizzazione umanitaria internazionale Care, a sostegno delle collettività più vulnerabili colpite dall’emergenza coronavirus, in particolare donne e minoranze.
Grazie alla collezione Save the wild, invece, dal 2017 ha raccolto più di otto milioni di dollari (circa 6,8 milioni di euro) per contribuire alla salvaguardia di elefanti, rinoceronti e leoni. La fondazione Tiffany, infine, si occupa di “preservare i più preziosi paesaggi terrestri e marini del mondo” e in vent’anni ha devoluto più di 85 milioni di dollari a progetti di sostenibilità ambientale e umana.
“Ecco perché mi piace venire da Tiffany: per l’atmosfera tranquilla e serena che si respira, non per i gioielli. Sinceramente a me non piacciono i gioielli, ma solo i diamanti!”, esclama Holly Golightly, alias Audrey Hepburn, nel film Colazione da Tiffany di cui parlavamo all’inizio. Anche con quest’ultima iniziativa il marchio ha dato sicurezza ai propri clienti, dimostrando di saper rispondere alle esigenze di consumatori sempre più attenti e consapevoli.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le aziende consapevoli dell’importanza della sostenibilità stanno rivedendo le strategie, puntando sulla formazione Esg come pilastro per il futuro. A partire dalle competenze dei dipendenti.
Per quattro italiani su dieci il packaging di un prodotto ne definisce la sostenibilità e il 54 per cento è disposto a cambiare marca per una con una confezione più sostenibile.
Ecco cosa è emerso dai due talk sul packaging sostenibile organizzati da LifeGate in collaborazione con CCM Coop Cartai Modenese nell’ambito di Marca 2024.
Un progetto europeo che unisce ricercatori e aziende sta studiando come produrre microalghe in modo sostenibile, per promuoverne l’uso a tavola come alimento nutriente e a basso impatto.
Vegan e privi di microplastiche, i cosmetici dei brand Cosnova contrastano l’inquinamento dei rifiuti e promuovono i legami all’interno della comunità.
Il modello economico della Val di Fiemme, in Trentino, si basa sul radicamento al territorio che lega imprese e comunità e sfocia in un benessere diffuso e condiviso che punta alla sostenibilità ambientale e sociale.
Con gli scarti di produzione del riso, l’azienda piemontese ha creato un aceto frutto della circolarità, mentre con la vendita di alcuni prodotti sostiene Banco Alimentare per donare pasti ai bisognosi.
Nescafé e Accor insieme per la forestazione urbana, con la piantumazione di un albero per ogni macchina di caffè revisionata presente negli alberghi in Italia.