In Thailandia sono state pescate 1.300 tonnellate di una specie invasiva

Si tratta del pesce tilapia dal mento nero. Il governo tailandese ha stimato una spesa di oltre 265 milioni di euro per contrastarne la diffusione.

Qualche mese fa si parlava ovunque del granchio blu, una specie invasiva in grado di minacciare l’attività ittica nel mar Mediterraneo. Oggi l’attenzione globale si è spostata su un’altra specie, un pesce, e un altro continente: la tilapia dal mento nero (Sarotherodon melanotheron) che sta facendo preoccupare le autorità della Thailandia. Si tratta di una specie vorace, pericolosa per gli ecosistemi e che si nutre di pesci più piccoli. Per queste ragioni, Bangkok ha istituito una commissione parlamentare per limitare la proliferazione della tilapia e ha annunciato di aver già provveduto alla pesca di almeno 1.300 tonnellate di questa specie in sette mesi. Il costo dell’operazione di bonifica per l’economia tailandese potrebbe superare i 10 miliardi di baht (265 milioni di euro).

Gli interventi del governo: dagli incentivi all’introduzione di esemplari sterili

Branchi di tilapia dal mento nero sono stati trovati in 19 province thailandesi e si ritiene che possano produrre fino a 500 uova per covata. Oltre all’impatto ecologico, il governo è preoccupato per l’industria dell’allevamento ittico. La tilapia dal mento nero, infatti, si nutre anche di gamberetti e delle larve delle chiocciole di mare. Per questo il governo ha dichiarato che l’eliminazione di questa specie aliena è una priorità nazionale e ha iniziato a incoraggiare le persone a catturare la tilapia offrendo 40 centesimi di euro al chilo come ricompensa. Gli sforzi si sono concentrati anche sulla creazione di attività promozionali nella provincia di Phetchaburi volte a diffondere il consumo delle salse e delle salsicce di pesce a base di tilapia. I ristoranti hanno iniziato anche ad usare sempre di più il pesce in cucina, fritto con aglio o essiccato al sole. Il governo ha poi programmato di rilasciare alcuni esemplari resi sterili di tilapia, così da contrastare il proliferare della popolazione e ha designato 75 aree nel paese in cui il pesce può essere commercializzato.

La tilapia si è diffusa nei piccoli canali

Il vicepresidente della commissione parlamentare istituita per limitare la diffusione del pesce, Nattacha Boonchaiinsawat, è stato intervistato dall’agenzia di stampa Afp e le sue parole sono state riprese da diverse testate: “Abbiamo parlato con i residenti locali e abbiamo scoperto che la diffusione della tilapia è peggiorata, li hanno trovati in piccoli canali, il che prima non era il caso”. In un’altra intervista all’emittente televisivo Bbc ha aggiunto: “Abbiamo bisogno che le persone seguano da vicino il caso, altrimenti questa questione resterà silenziosa, e trasmetteremo questo fenomeno alla prossima generazione”.

La specie di tilapia è originaria dell’Africa occidentale

Non è ancora chiaro come il pesce sia arrivato fino in Thailandia. Finora alcuni mezzi d’informazione, come il Taipei Times, hanno riportato che i pesci potrebbero essere stati importati dal Ghana nel 2010. Quello che è certo è che si tratta di un genere originario dell’Africa occidentale che dal 2018 ad oggi si è diffuso rapidamente tanto da arrivare nello stato americano della Florida e nelle Filippine.

 

L’obiettivo è trovare compromesso tra economia e biodiversità

Si vedrà quali saranno gli impatti delle politiche tailandesi a sostegno dell’ecosistema. In ogni caso, condizione fondamentale per garantire il successo dell’operazione è la capacità del governo di trovare un compromesso tra le questioni sociali ed economiche di spesa e la conservazione della biodiversità.

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