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Tinariwen, Tassili. L’avanzata dei deserti
Attivi dagli inizi degli anni Ottanta, i Tinariwen (che in lingua Tuareg significa “deserti”, al plurale) si sono affermati nella scena internazionale grazie alla loro musica, un’unione perfetta di elementi blues, rock, world e tradizioni sahariane. Per il nuovo album i Tinariwen hanno optato per un cambio di rotta: non più i suoni delle chitarre
Attivi dagli inizi degli anni Ottanta, i Tinariwen (che in lingua
Tuareg significa “deserti”, al plurale) si sono affermati nella
scena internazionale grazie alla loro musica, un’unione perfetta di
elementi blues, rock, world e tradizioni sahariane.
Per il nuovo album i Tinariwen hanno optato per un cambio
di rotta: non più i suoni delle chitarre acide di
impronta psichedelica che li hanno resi famosi, ma un ritorno
all’essenziale grazie ad un uso massiccio di chitarre acustiche e
percussioni. In “Tassili” (traducibile con “altopiano”) ritroviamo
anche grandi collaborazioni: la band ha registrato il disco nel
deserto algerino, dove è stata raggiunta nelle ultime
settimane da alcuni membri della band newyorkese TV On The
Radio, dalla Dirty Dozen Brass Band e da
Nels Cline (chitarrista dei
Wilco) che insieme hanno dato al disco
quell’apertura al mondo che i Tinariwen da sempre vanno
cercando.
E’ anche grazie a questa continua ricerca all’integrazione
di suoni e tradizioni che il gruppo
berbero ha conquistato negli anni la stima di molti artisti
internazionali del calibro di Robert Plant, Brian Eno, Thom Yorke e
Damon Albarn, che sul loro conto ha detto “Sono stati dei veri e
propri ribelli e quale maniera migliore per comunicare un problema
al mondo se non attraverso la musica? Non devi essere in grado di
capire le parole per sentire qualcosa che sta più in
profondità. E’ il modo in cui lo si esprime che dice
tutto”.
Sì, perché i membri dei Tinariwen sono ex
combattenti che si sono incontrati esuli
nei campi profughi dell’Algeria dopo aver dovuto abbandonare le
proprie terre, e prima di dedicarsi alla musica a tempo pieno erano
la voce ufficiale dell’MPA, il movimento rivoluzionario del Mali,
che ne finanziava le attività pagando loro l’acquisto di
strumenti. Dopo aver abbandonato il fucile, hanno deciso di
dimostrare al mondo che la rivoluzione si può ancora fare
imbracciando una chitarra elettrica.
Cantano nella propria lingua originaria (il tamasheq) che i regimi
mussulmani vorrebbero abolire, e traggono l’ispirazione dal loro
deserto, che da sempre altri popoli hanno tentato di portar loro
via. Verrebbe così da dire, sfruttando le parole del Piccolo
principe di Antoine de Saint-Exupéry, che ciò che
rende bello il deserto è che da qualche parte nasconde un
pozzo…
Dalla fine di giugno i Tinariwen saranno anche impegnati in
un lungo tour mondiale che terminerà a dicembre in
Gran Bretagna. Nel frattempo godiamoci il video di
“Tenere Taqhim Tossam”, primo singolo tratto da Tassili.
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