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La tirannia della comodità
Riportiamo un estratto di La tirannia della comodità di Tim Wu. Il brano fa parte del Carbon Almanac, l’opera collettiva sul clima ideata da Seth Godin.
Riportiamo un estratto di La tirannia della comodità di Tim Wu, scrittore e professore, scelto dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden come consulente del National economic council. Questo contributo fa parte del Carbon Almanac, la grande opera collettiva sui cambiamenti climatici ideata e coordinata dal guru del marketing Seth Godin. Il volume è uscito in Italia il 13 luglio 2022, per Roi Edizioni.
[…] Come ha detto di recente Evan Williams, cofondatore di Twitter, “la comodità decide tutto”. La comodità sembra prendere le decisioni al posto nostro, avendo la meglio su quelle che ci piace immaginare siano le nostre vere preferenze (“Preferisco farmi io il caffè, ma Starbucks è così comodo che non faccio quasi mai quello che preferisco”). Facile è meglio, più facile è meglio ancora.
La comodità decide tutto.
Evan Williams, cofondatore di Twitter
[…] Gli statunitensi dicono di apprezzare la competizione, la moltiplicazione delle scelte, lo sfavorito. Tuttavia, il nostro gusto per la comodità genera più comodità, attraverso una combinazione di economie di scala e potere dell’abitudine. Più è facile usare Amazon, più potente diventa Amazon, e quindi più facile diventa usare Amazon. Comodità e monopolio sembrano essere compagni di letto naturali. Vista la crescita della comodità – come ideale, valore e stile di vita – vale la pena domandarsi che cosa stia provocando a noi e al nostro Paese la fissazione che abbiamo sviluppato per essa.
Il lato oscuro della comodità
Non voglio suggerire che la comodità sia una forza del male. Rendere le cose più facili non è malvagio. Al contrario, spesso apre possibilità che un tempo sembravano troppo onerose per essere prese in considerazione, e di solito rende la vita meno difficile, specie per quelli più vulnerabili alle fatiche della vita. È tuttavia sbagliato presumere che la comodità rappresenti sempre un bene, perché ha una relazione complessa con altri ideali che ci sono cari. Pur intesa e promossa come strumento di liberazione, ha un suo lato oscuro. Con la sua promessa di un’efficienza senza intoppi, minaccia di cancellare quelle lotte e sfide che contribuiscono a dare un senso alla vita. Creata per liberarci, può trasformarsi in un limite a ciò che siamo disposti a fare e, quindi, in modo sottile, può renderci schiavi. […]
Mentre il processo di semplificazione avanza, la crescente aspettativa di comodità esercita una pressione affinché tutto sia reso facile o altrimenti accantonato. Siamo viziati dall’immediatezza e proviamo fastidio per quei compiti che richiedono livelli di energie e tempo del passato. Quando si possono acquistare i biglietti per un concerto dal proprio smartphone saltando la fila, mettersi in coda per votare alle elezioni diventa irritante. Questo è particolarmente vero per chi non ha mai dovuto fare una fila e può spiegare in parte la bassa percentuale di voto tra i giovani.
La verità paradossale che voglio evidenziare è che le tecnologie di individualizzazione odierne sono tecnologie di individualizzazione di massa. La personalizzazione può essere sorprendentemente omogeneizzante. Tutti, o quasi, sono su Facebook: è il modo più comodo per tenere traccia di amici e famiglia, che in teoria dovrebbero rappresentare quanto di unico c’è in noi e nella nostra vita. Eppure, Facebook sembra renderci tutti uguali. Il suo formato e i suoi meccanismi ci privano di ogni espressione di individualità, escluse le più superficiali, come la foto particolare di una spiaggia o di una catena montuosa che scegliamo come immagine di copertina.
La verità paradossale che voglio evidenziare è che le tecnologie di individualizzazione odierne sono tecnologie di individualizzazione di massa. La personalizzazione può essere sorprendentemente omogeneizzante.
La difficoltà fa parte dell’esperienza umana
Non voglio negare che rendere le cose più facili possa tornare utile in tanti modi, mettendoci a disposizione scelte plurime (di ristoranti, servizi di taxi, enciclopedie open-source) laddove prima ne avevamo poche o nessuna. Ma essere una persona non si esaurisce nell’avere ed esercitare scelte. Riguarda anche il modo in cui affrontiamo le situazioni, come superiamo passaggi difficili, affrontiamo prove meritevoli di impegno e portiamo a termine compiti ardui – quel tipo di sfide che ci aiutano a diventare ciò che siamo. Che cosa succede all’esperienza umana quando vengono rimossi tanti ostacoli, impedimenti, requisiti e preparativi? L’odierno culto della comodità non tiene conto del fatto che la difficoltà è un tratto costitutivo dell’esperienza umana. La comodità è una destinazione senza viaggio.
La comodità è una destinazione senza viaggio.
Scalare una montagna è diverso dal prendere la funivia che porta in cima, anche se si arriva nello stesso posto. Stiamo diventando persone che si preoccupano soprattutto o solo dei risultati. Rischiamo di trasformare la maggior parte delle nostre esperienze di vita in una serie di giri in funivia. La comodità deve essere al servizio di qualcosa di più grande di se stessi, per evitare che porti solo ad altre comodità. […]
Abbiamo bisogno di accogliere consapevolmente la scomodità – non sempre, ma il più delle volte. Oggi l’individualità risiede nel fare almeno qualche scelta scomoda. Non è necessario produrre il burro a casa o cacciare, ma se si vuole essere qualcuno, non si può lasciare che la comodità diventi il valore che trascende tutti gli altri. Lo sforzo non è sempre un problema. A volte è una soluzione. Può essere la soluzione alla domanda: “Chi siamo?”.
Abbracciare la scomodità può apparire strano, ma lo facciamo già senza esserne consapevoli quando, per nascondere il problema, assegniamo nomi differenti alle nostre scelte scomode. Le chiamiamo hobby, interessi, inclinazioni, passioni. Sono queste attività non essenziali che contribuiscono a definirci. Ci ripagano in carattere perché implicano l’incontro con una resistenza significativa ― le leggi della natura, i limiti del nostro corpo ― come quando intagliamo il legno, fondiamo materiali grezzi, ripariamo un elettrodomestico rotto, scriviamo codici, cronometriamo le onde o durante una corsa affrontiamo il punto in cui le gambe e i polmoni cominciano a ribellarsi.
Queste attività richiedono tempo, ma ce lo restituiscono anche. Ci espongono al rischio di frustrazione e di fallimento, ma possono anche insegnarci qualcosa sul mondo e sul posto che occupiamo in esso. Quindi riflettiamo sulla tirannia della comodità, cerchiamo di resistere più spesso al suo potere sorprendente e vediamo che cosa succede. Non dobbiamo mai dimenticare la gioia del fare qualcosa di difficile e di lento, la soddisfazione di non seguire la strada più facile. La costellazione di scelte scomode può essere l’unica cosa che ci divide da una vita di totale ed efficiente conformismo.
Non dobbiamo mai dimenticare la gioia del fare qualcosa di difficile e lento, la soddisfazione di non seguire la strada più facile. La costellazione di scelte scomode può essere l’unica cosa che ci divide da una vita di totale ed efficiente conformismo.
Tim Wu, 2018
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