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Tokyo ospita i Giochi olimpici ma protagonista è anche il Tohoku, la regione colpita dal disastro del 2011, il cui simbolo è il pino dei miracoli.
Un pino si erge per quaranta metri in mezzo a una distesa di prati, dove il silenzio è interrotto solo dal rumore del vento che arriva dal mare. È il “pino dei miracoli”, l’unico su 70mila esemplari a essere sopravvissuto allo tsunami dell’11 marzo 2011 che ha spazzato via 20mila vite umane e inondato 500 chilometri quadrati della costa del Tohoku, regione nordorientale del Giappone. L’albero è poi morto a causa del contatto prolungato con l’acqua salata ma è stato ripiantato come simbolo della memoria della tragedia e della rinascita della cittadina in cui si trova, Rikuzentakata, dove 2mila persone hanno perso la vita nel maremoto. Il pino si può visitare all’interno del parco della ricostruzione e della memoria di Takata Matsubara, dal nome della pineta che il mare si è portato via quell’11 marzo di 10 anni fa.
Nel parco, sede del museo dello tsunami di Iwate, è stata inaugurato “Riscopri il Tohoku – Il viaggio di Mocco dal Tohoku a Tokyo”, iniziativa del comitato organizzativo dei Giochi olimpici di Tokyo 2020 per stabilire un legame diretto con le zone colpite. Si tratta del tour di un pupazzo gigante, Mocco appunto, nelle tre prefetture colpite dal disastro, Iwate, Miyagi e Fukushima. Alto 10 metri, Mocco è stato realizzato da illustratori e burattinai che si sono ispirati ai lavori artistici realizzati dagli studenti locali ed è stato creato per portare i messaggi di speranza delle comunità del Tohoku fino a Tokyo, nel cuore dei Giochi di quest’estate.
La ricostruzione non è ancora completa. Tutti gli edifici sono stati ricostruiti ma la rinascita delle persone è ancora in corso.
Uno dei temi portanti della candidatura di Tokyo come città ospitante della 32esima Olimpiade, presentata nel 2011, era quello di trasformare le Olimpiadi e le Paralimpiadi in un’opportunità per portare avanti la ripresa in seguito al disastro; sin dall’inizio, i Giochi di Tokyo 2020 sono stati concepiti come quelli della ricostruzione. Tra i suoi obiettivi ufficiali, infatti, l’evento mira a portare speranza ai giovani nelle zone colpite attraverso lo sport, promuovere la natura, le tradizioni e la cultura del Tohoku ed esprimere la gratitudine del Giappone per il sostegno ricevuto da parte della comunità internazionale in seguito al disastro.
Proprio nel Tohoku, nella base aerea militare di Matsushima nella prefettura di Miyagi, è iniziato il percorso della fiamma olimpica in Giappone nel marzo del 2020. Da lì, la fiamma è proseguita per Iwate e Fukushima dove è stata messa in mostra per la gente locale e un anno più tardi la staffetta della torcia olimpica è partita dal centro di allenamento J-Village di Fukushima. A maggio, invece, è stato inaugurato il percorso di Mocco durante il Tokyo 2020 Nippon festival, una rassegna culturale che mira a connettere le culture regionali del Giappone.
La cerimonia per svelare il pupazzo gigante e inaugurare il suo itinerario si è tenuta il 15 maggio. Ad aprire le danze è stata la direttrice di Tokyo 2020 Seiko Hashimoto. “Le persone che stanno ancora cercando di ricostruirsi possono dare speranza a chi come loro sta soffrendo a causa dei disastri naturali”, ha detto al pubblico, perlopiù cittadini di Iwate venuti a godersi lo spettacolo in una bella giornata di sole.
La cerimonia è stata animata da esibizioni di gruppi artistici, come quelli di canto e dimostrazioni di calligrafia. Il momento clou è stata la messa in scena della leggenda di Mocco con al centro dell’azione proprio il grande pupazzo mosso da burattinai tramite decine di cavi.
Un momento particolarmente toccante è stato il racconto di Yonegawa, un uomo sopravvissuto al maremoto. “Dopo il terremoto, quando ho capito che stava arrivando lo tsunami, mi sono rifugiato sul tetto e poi in cima al camino di un edificio. L’acqua mi ha mancato di una ventina di centimetri. Sono dovuto rimanere lì tutta la notte e il giorno dopo sono venuti a salvarmi in elicottero”. Così, con tante emozioni e tanto colore è stato inaugurato il viaggio di Mocco che, dopo Rikuzentakata, ha fatto tappa a Miyagi e Fukushima e raggiungerà Tokyo a metà luglio, a pochi giorni dall’inizio delle Olimpiadi.
“Proteggere la vita e coesistere con l’oceano e la Terra per non rivivere la tragedia del grande terremoto e maremoto del Giappone orientale”. Questo è l’obiettivo del museo dello tsunami, che mira a diffondere consapevolezza e conservare la memoria del disastro. Un messaggio che non si limita al Tohoku né al Giappone ma che accomuna tutta l’umanità.
Per affrontare le sfide del futuro, come quella dei cambiamenti climatici, è fondamentale conoscere il proprio passato non solo come individui ma come comunità. Ad esempio, sulle spalle di decenni di attività, Toyota, storica casa automobilistica giapponese trasformatasi in una mobility company globale, ha costruito obiettivi concreti per il futuro come l’Environmental challenge 2050 che punta ad azzerare le emissioni lungo tutto il ciclo di vita dei suoi veicoli entro metà secolo. “Una società in armonia con la natura”, nelle parole di Toyota, è il valore che guida questo impegno e che si rispecchia anche nella scelta di Rikuzentakata di piantare una nuova foresta di pini sulla costa del parco della memoria come barriera naturale contro i maremoti.
La salvaguardia ambientale, inoltre, è inestricabilmente legata alle sue dimensioni sociali. E così attraverso la visione Beyond zero, Toyota – mobility partner ufficiale del Comitato olimpico internazionale e del Comitato paralimpico internazionale – vuole contribuire alla “realizzazione di una società prospera e inclusiva”. Un tema, quest’ultimo, fondamentale anche per il Giappone, perché oltre alle Olimpiadi della ricostruzione, quelli di Tokyo 2020 vogliono essere i Giochi più inclusivi di sempre.
Toyota, in quanto leader nel campo della mobilità, vuole concretizzare questa visione lavorando affinché “ognuno abbia la massima libertà di muoversi in maniera sostenibile” e attraverso iniziative come la Green month campaign inaugurata dal Gruppo Toyota in occasione del 5 giugno, la giornata mondiale dell’ambiente. La campagna globale ha visto il coinvolgimento diretto dei dipendenti per tutto il mese di giugno, come la partecipazione dei dipendenti delle quattro aziende che fanno parte del gruppo in Italia nella raccolta rifiuti e nella pulizia dei sentieri del parco degli Acquedotti di Roma insieme all’associazione Retake Roma. In parallelo, a migliaia di chilometri di distanza, Tokyo 2020 mira a restituire qualcosa di duraturo ai cittadini del Tohoku che hanno perso così tanto, ovvero sentirsi parte di una società più aperta e sostenibile in cui possono stare a testa alta, come il pino dei miracoli.
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