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La tonnara di Favignana riapre. Sarà la più sostenibile d’Italia
Tutto pronto per la riapertura della tonnara di Favignana, mancano solo le quote tonno assegnate dall’Ue. Stefano Donati, direttore dell’Area marina protetta isole Egadi, ci spiega perché sarà la più sostenibile d’Italia.
Quando ha smesso di funzionare l’antica tonnara di Favignana? E perché?
L’ultima mattanza risale al 2007. L’attività andò gradualmente a scemare per vari motivi, prima di tutto di tipo organizzativo e gestionale; un conto era gestire la tonnara di Favignana sotto una grande proprietà (i Florio prima, nell’epoca d’oro, e i Parodi poi) che aveva capacità gestionale e fondi, altra cosa era auto-organizzarsi in cooperative. Inoltre, si assisteva in quegli anni ad un grave calo del numero dei tonni, a causa della scellerata pesca a tappeto delle tonnare volanti, non ancora regolamentata all’epoca. La tonnara, intesa come attività imprenditoriale, morì di morte naturale, nella congiuntura del mercato globale, con il caro vita e l’aumento del costo del lavoro. Poi, una volta cessata l’attività, Favignana, che era la regina delle tonnare fisse, perse anche le quote tonno. E quindi perse anche la possibilità di ripristinare la tonnara.
Il Comune di Favignana ha chiesto alla direzione pesca del ministero delle Risorse agricole di poter riavere le quote tonno. Come mai?
È un’iniziativa in affiancamento ad un imprenditore che ha espresso chiaramente l’intenzione di riprovarci. E il Comune, che si muove a tutela della comunità, non ha potuto tirarsi indietro. La tonnara è nel DNA di Favignana, in termini culturali, identitari e socio-economici. E il tonno rosso di Favignana è un brand famoso in tutto il mondo. Ora che l’International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas ha nuovamente aumentato le quote per l’Italia, la richiesta di avere un po’ di quote nel luogo simbolo d’Italia è legittima, oltre che logica.
Chi si prenderà l’onere di riaprire la tonnara? E’ vero che sarà la più sostenibile d’Italia?
L’imprenditore in questione è Castiglione, un operatore vicino al territorio, tra i più apprezzati e quotati del settore. Ovviamente la tonnara sarà calata, se tutto dovesse concretizzarsi, secondo linee guida di sostenibilità ambientale e socio-economica stabilite dall’Area marina protetta. E per fare questo abbiamo attivato un tavolo tecnico con tutti i soggetti istituzionali, con tutti gli enti di ricerca impegnati nel campo e con le maggiori associazioni ambientaliste. Il tavolo tecnico partorirà le linee guida che saranno un elemento di garanzia della sostenibilità del processo. Per esempio, escludiamo che si effettui la mattanza sul posto; la rete avrà le migliori caratteristiche tecniche e le catture saranno altamente selettive; tutto il processo sarà monitorato da operatori scientifici super partes.
In qualità di direttore dell’Area marina protetta delle isole Egadi, pensa che l’attività della tonnara potrà coesistere in equilibrio con l’area stessa? O viceversa potrebbe essere una minaccia?
La tonnara è sempre esistita alle Egadi, prima dell’area marina protetta e anche dopo, c’è stata coesistenza per 16 anni, dal 1991 al 2007. Di per sé una tonnara fissa è il metodo più sostenibile che esiste per catturare i tonni: si prendono solo tonni adulti e che si sono già riprodotti; si evitano le catture accidentali, lasciando liberi gli esemplari sotto taglia o le specie non bersaglio; tutto il processo è facilmente controllabile e monitorabile scientificamente, proprio perché avviene in un luogo prestabilito e in un preciso arco di tempo. In passato solo in Sicilia operavano 65 tonnare fisse. E la risorsa tonno non ne risentiva. E’ stata la pesca industriale delle tonnare volanti a perpetrare la strage e a deprimere lo stock. E da quando tale pesca è stata arginata e regolamentata, la specie è in ripresa. E non credo che lo stock sarebbe intaccato nuovamente da poche tonnare fisse. Quindi la tonnara sostenibile può esistere. Certo, se l’Amp e il Comune lasciassero andare le cose senza gestirle direttamente, e se la tonnara venisse calata senza le giuste accortezze potrebbero esserci errori o episodi di cattiva gestione, che nuocerebbero alla specie e all’immagine del territorio. Ma questo non accadrà.
Dal suo osservatorio, pensa che la riapertura della tonnara di Favignana possa essere una risorsa per il territorio e per gli abitanti dell’isola?
Sicuramente, in termini identitari e culturali, il ritorno della tonnara sarebbe un fattore di orgoglio per la comunità e un elemento di marketing territoriale formidabile. Più in termini indiretti, con il turismo e la promozione del territorio, che non in termini diretti occupazionali o legati al pescato. Certo, comunque, anche avere di nuovo un po’ di tonno pescato e lavorato alle Egadi, secondo tradizioni e mestieri plurisecolari, rappresenterebbe un elemento attrattivo eccezionale. E su un tonno pescato in maniera sostenibile e lavorato in maniera artigianale non esiterei a mettere il logo dell’Amp, con scritto “pescato a Favignana, nel rispetto delle regole dell’Area marina protetta isole Egadi”.
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