Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
“Il tonno rosso rischia di scomparire, per la pesca eccessiva e per il boom del suo allevamento, una pratica che sta mettendo in crisi l’intera specie del Mediterraneo”, denunciano associazioni ambientaliste (Wwf e Greenpeace) che chiedono una moratoria per i nuovi impianti. Sul banco degli imputati Croazia, Malta, Francia, Tunisia, Algeria e l’Italia, con i
“Il tonno rosso rischia di scomparire, per la pesca eccessiva e per
il boom del suo allevamento, una pratica che sta mettendo in crisi
l’intera specie del Mediterraneo”, denunciano associazioni
ambientaliste (Wwf e Greenpeace) che chiedono una moratoria per i
nuovi impianti. Sul banco degli imputati Croazia, Malta, Francia,
Tunisia, Algeria e l’Italia, con i suoi tre impianti di
allevamento, in Sicilia. I dodici impianti totali oggi esistenti
producono oltre 11.000 tonnellate di tonno, oltre la metà
della quota allevata a livello mondiale.
Perché gli ambientalisti ce l’hanno con gli allevamenti?
Innanzitutto perché non si tratta di impianti per la
riproduzione della specie, a rischio di estinzione, ma di veri e
propri allevamenti destinati al mercato: i tonni vengono pescati e
messi all’ingrasso in gabbie galleggianti. Vengono nutriti con
enormi quantità di alici e sardelle (la cui pesca, di
conseguenza, è aumenta considerevolmente) per arrivare a
raggiungere gli standard di “contenuto in grasso” richiesti dal
mercato.
Questi impianti non sono soggetti a regole o controlli da parte
degli organi competenti (Commissione Generale della Pesca per il
Mediterraneo e la Commissione Internazionale per la Conservazione
del Tonno atlantico); comportano la cattura di esemplari giovani
direttamente dal mare, con riduzione degli stock di questa specie
già decimati da un sistema di pesca selvaggio; utilizzano
metodi per l’ingrasso che determinano un elevato inquinamento
organico dell’intero habitat circostante.
La ragione è tutta economica: pochi sanno che un tonno rosso
del peso di 200 chili può valere al mercato ittico di Tokyo
intorno ai 30 mila euro e finisce al mercato giapponese del sushi
dove un esemplare di grande taglia tocca l’incredibile cifra di 80
mila dollari. In Giappone, l’importazione di tonno rosso dal
Mediterraneo, è passata, in soli 3 anni, da 200 a 4300
tonnellate.
Massimo Ilari
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Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
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