Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Il Salone del buono, pulito e g(i)usto
Sembra tutto buono, sotto le alte travi del Lingotto, in questi giorni. L’ex-stabilimento Fiat con le linee produttive della Balilla e della Topolino è stato scelto da Slow Food per ospitare, ogni due anni, una kermesse sempre più ricca di spunti di discussione, di ispirazione, di prelibatezze. Dal 21 al 25 ottobre nei padiglioni
Sembra tutto buono, sotto le alte travi del Lingotto, in
questi giorni. L’ex-stabilimento Fiat con le linee produttive della
Balilla e della Topolino è stato scelto da Slow
Food per ospitare, ogni due anni, una kermesse sempre
più ricca di spunti di discussione, di ispirazione, di
prelibatezze.
Dal 21 al 25 ottobre nei padiglioni del Lingotto Fiere ci si
può imbattere in banchetti di piccoli produttori, aziende
agricole e stand di tante province e regioni italiane, nei
Presìdi Slow Food, la vasta area Enoteca, lezioni di cucina,
cocktail bar ed eventi su prenotazione, tra cui la degustazione
della guida Slow Wine 2011 (tenuta a battesimo da uno sketch sulla
figura del sommelier del comico Antonio Albanese). Ogni sera alle
20.45 una proiezione di film e cortometraggi a cura di Slow Food on
Film.
All’inaugurazione hanno sfilato autorità d’ogni
calibro, dal commissario europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos al
ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan, il quale non ha
perso occasione per un plauso agli OGM (“Bloccare la ricerca in
nome di un’ideologia è sbagliato”). Carlo Petrini,
presidente di Slow Food, ha rimesso sui suoi binari la
manifestazione: “Riportiamo l’attenzione sulla necessità di
ridare il giusto valore al cibo e di consumare meno e meglio,
cercando il prezzo giusto, non quello più basso”. E ancora
“Mi stupisco di come la politica non capisca quanti posti di lavoro
può dare la campagna. E di come le banche non si convincano
che il credito concesso agli agricoltori è cosa ben fatta e
non certo soldi persi. Il rilancio passa attraverso il ritorno alla
terra da parte delle nuove generazioni perché oggi solo il
7% dei contadini ha meno di 35 anni”.
Il richiamo alla terra è evidente in ogni angolo di
questo posto, l’unico in cui contadini e artigiani, mondo della
cultura accademica e cuochi, grandi cultori dell’enogastronomia e
“semplici” curiosi possano incontrarsi dando vita a una kermesse
così varia e allettante.
Partecipano contadini, produttori e ospiti provenienti da ben
160 paesi. Secondo Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia,
questo è “un appuntamento non solo con il mercato, ma anche
con l’educazione alimentare, l’incontro e il dialogo tra culture
diverse”.
Una delle novità di quest’ottava edizione
è che si è voluta dare priorità al territorio
di provenienza, non ai prodotti in sé. Non ci sono
più vie “a tema” o isole di presìdi Slow Food,
bensì si avanza per regione o per nazioni, tra assaggi,
piatti, prodotti tipici, tradizioni e cucine. Questo può
forse disorientare chi è alla ricerca di un determinato
cibo, ma certamente riconduce l’attenzione alle radici dei
prodotti.
Si passa quindi – un po’ caoticamente – dai grandi vini della
Banca del vino di Pollenzo al formaggio che ha stampata sopra la
storia dell’Unità d’Italia, dal peperone di Cuneo alla birra
affinata nelle barrique del vino e il mint julep di Chris McMillian
di New Orleans, dalla ricotta della regione Lazio (taciamo
dell’abbacchio) alle farine di castagne e granturco coi tartufi di
Valtiberina, la patata di Cetica, i fagioli zolfini dal Valdarno,
la lenticchia di Mormanno della Calabria, il miele bianco di Wukro
dell’Etiopia e lo Zafferano del Wachau dall’Austria, il cacaco di
Appta in Costa Rica, i cafetaleros di La Alianza, i coltivatori di
agrumi in Brasile, i produttori di zucchero di canna da ogni parte
del mondo.
Accanto al Salone Internazionale del Gusto
si svolge Terra Madre, una sorta di
convegno permanente che raduna per cinque giorni oltre 5.000
rappresentanti di comunità locali orgogliose di esibire i
loro cibi e costumi, contadini, cuochi, scrittori, vignaioli e
musicisti provenienti da ogni latitudine del pianeta. L’obiettivo
è festeggiare e diffondere la cultura di una produzione
alimentare locale, sostenibile e rispettosa di saperi tramandati da
generazioni.
Un’altra positiva novità di quest’anno è
l’impegno a ridurre ulteriormente l’impatto ambientale
dell’evento. Slow Food ha voluto alleggerire il più
possibile le strutture degli stand, che infatti sono molto
più spoglie, fatte solo del telaio in metallo, con gli stand
arredati esclusivamente con pallet e travi delle pedane. Gli
espositori più attenti hanno comunque allestito il loro
stand in maniera creativa, rispettando le linee guide di
semplicità costruttiva, basso impatto e rispetto
ecologico.
Apertura dalle 11 alle 23 (lunedì i battenti chiudono alle
20), ingresso 20 euro (bambini under 10 la metà),
abbonamento 5 giorni 60 euro.
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