A febbraio, in Irlanda, è stato introdotto un sistema di riciclo della plastica che ha permesso di raccogliere 630 milioni contenitori.
Toy Story 4 è un film sulle seconde possibilità, anche se sei una forchetta di plastica
Esce il 26 giugno Toy Story 4, il nuovo capitolo della celebre saga animata di Disney Pixar, con protagonisti i giocattoli. Un film sul cambiamento e sulle seconde possibilità. Anche se sei una forchetta di plastica.
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Era il 1995 quando al cinema usciva Toy Story – Il mondo dei giocattoli, primo film realizzato da Pixar Animation Studios e primo lungometraggio animato a essere realizzato completamente con la computer grafica. Una rivoluzione che cambiò per sempre la storia del cinema e che inaugurò una nuova era, sdoganando definitivamente il concetto di animazione come “roba da bambini” e trasformandola in una forma di intrattenimento per tutti. A prevederlo era stato lo stesso Steve Jobs, allora amministratore delegato di Pixar, che aveva definito Toy Story “una pietra miliare”.
Oggi, 24 anni e una ventina di strepitosi successi dopo, arriva sul grande schermo Toy Story 4 (in Italia dal 26 giugno), ultimo capitolo di una saga che nel tempo ha saputo crescere insieme al suo pubblico, conquistando via via le nuove generazioni. Protagonisti, tra vecchie e nuove conoscenze, sono ancora una volta i giocattoli, che sullo schermo, così come nella fantasia dei bambini, prendono magicamente vita. Una trasposizione immaginifica, ma carica di realismo e dal forte gancio identificativo, sia per i piccoli che per i grandi. Filo conduttore di tutta la vicenda è quello del cambiamento e delle seconde chance, che porteranno lo sceriffo Woody e i suoi amici ad una svolta inaspettata e ad un finale che cambierà per sempre le loro sorti.
Saga Toy Story, dov’eravamo
Quando nel 2010 uscì Toy Story 3 – La grande fuga (premiato con due Oscar) la vicenda di Woody e degli altri giocattoli sembrava essere giunta alla sua logica e metaforica conclusione. Dopo tanti anni e tante avventure trascorse al fianco del loro piccolo proprietario Andy (nel primo capitolo e nel secondo Toy Story 2 – Woody e Buzz alla riscossa del 1999), era giunto il momento del distacco: lui, ormai cresciuto e pronto a partire per il college, li aveva regalati a Bonnie, una bimba pronta ad accoglierli con amore nella sua cameretta, per trascorrere con loro nuovi giorni felici. La perfetta chiusura del cerchio. O così pareva.
Toy Story 4, la trama del film
Con la grande capacità intuitiva a cui il team creativo di Disney Pixar ci ha ormai abituato, invece, Toy Story 4 riesce ad aprire una nuova linea narrativa ricca di spunti ancora inesplorati. “Come molti, anch’io pensavo che la storia si fosse conclusa con Toy Story 3- La grande fuga”, ammette il regista Josh Cooley (qui al suo debutto in un lungometraggio). “E in effetti in quel film si concludeva la storia di Woody con Andy. Ma, come accade nella vita di tutti i giorni, ogni fine è in realtà un nuovo inizio”.
Con il trasloco di Woody e compagni nella cameretta di Bonnie gli autori si sono chiesti come sarebbe stata la loro nuova vita e cosa sarebbe accaduto se proprio Woody, il giocattolo abituato a essere “il preferito”, fosse stato improvvisamente messo da parte. Uno spunto tanto semplice quanto formidabile, che ha dato il “la” a tutta la trama del film.
Noto e amato per le sue grandi virtù di lealtà, coraggio e spirito di squadra, il vecchio cowboy aveva già dovuto vedersela con la gelosia, quando nella vita di Andy era arrivato l’ambitissimo ranger spaziale Buzz Lightyear. Nonostante l’iniziale rivalità, tra loro era poi nata una grande amicizia e Woody aveva mantenuto un posto speciale nel cuore del suo bambino. Tanto da rinunciare per lui a una fuga d’ amore con la sua adorata pastorella di ceramica Bo Peep, venduta dall’oggi al domani a un’altra famiglia. Per nulla al mondo Woody avrebbe potuto abbandonare Andy.
Arriva Forky, da forchetta di plastica a prezioso giocattolo
In Toy Story 4 però la situazione cambia: Woody ormai da un po’ viene dimenticato da Bonnie nell’armadio e la sua stella da sceriffo sempre più spesso appuntata al petto della cowgirl Jessie. Ma lui non si rassegna e quando Bonnie si trova ad affrontare il difficile momento dell’inserimento alla scuola materna, lui vuole assicurarsi che tutto fili liscio. Le sue premure avranno un risvolto inatteso, portando alla nascita di un nuovo personaggio: Forky, realizzato da Bonnie con una forchetta di plastica e altri materiali di scarto. Sarà così che un povero rifiuto abbandonato si trasformerà nel giocattolo preferito della bambina.
Da questo momento in poi il ruolo di Woody sarà quello di proteggere ed educare Forky alla sua nuova identità, visto che lui continua a considerarsi solo “spazzatura” e non riesce a comprendere il valore che ha ora assunto agli occhi di Bonnie.
Il ritorno di Bo Peep, da pastorella a “supereroina”
La storia entra nel vivo quando Bonnie parte con la sua famiglia per un viaggio in camper, portandosi dietro tutta la compagnia di giocattoli, Forky compreso. Ha così inzio un avvincente on the road, durante il quale Woody e amici si ritroveranno catapultati in due nuove ambientazioni cariche di suggestioni e molto affascinanti visivamente: un grande luna park e un negozio di antiquariato. Proprio qui accadrà un altro episodio fondamentale: Woody ritroverà la sua amata Bo Peep, che nel tempo si è scheggiata e scolorita, ma che è anche diventata coraggiosa e indipendente. “Per me Bo è l’elemento più importante del film”, spiega il produttore Jonas Rivera (alla Pixar fin dal 1994, quando inziò a lavorare come stagista al primo Toy Story!). “Se alla fine di questo film doveste chiedere a Woody qual è la cosa più importante che gli sia mai capitata, lui risponderebbe che incontrare Bo Peep per la seconda volta è stato sicuramente il capitolo più importante della sua vita”.
Sono giocattoli, ma parlano di noi
Al di là delle meraviglie offerte dalla computer grafica a rendere speciale la saga di Toy Story è sempre stata la profondità dei suoi personaggi e (paradossalmente) la loro umanità. In particolare quella di Woody, come ricorda Pete Docter, il chief creative officer di Pixar: “I film di Toy Story sono incentrati su un gruppo di giocattoli ma in realtà parlano di noi. Credo che Woody abbia continuato a fornirci una grande quantità di emozioni perché rispecchia le nostre vite.” A ben guardare a potersi meglio identificare nello sceriffo di pezza, sono soprattutto i genitori. Il suo ruolo nei confronti prima di Andy e poi di Bonnie, infatti, è quello di far loro compagnia, proteggendoli e lasciandoli liberi allo stesso tempo. Una sorta di guida discreta ma costante nella loro crescita. A riconoscerlo anche Andrew Stanton, che ha contribuito alla scrittura di tutte le storie della saga: “Credo che un motivo per cui le persone sono interessate a questi personaggi sia il fatto che li abbiamo resi molto adulti. Non sono cuccioli ingenui dagli occhi grandi. Sono più simili a dei genitori”.
Cambiamenti e seconde chance
Un tema molto presente, anzi cruciale, in questo quarto capitolo di Toy Story è quello dello smarrimento che ci assale dopo ogni grande cambiamento. Non solo. Il film va oltre, parlando chiaramente della necessità di prendere atto e di affrontare i cambiamenti, che inevitabilmente la vita comporta in ogni sua fase. La piccola Bonnie si sta preparando a frequentare la scuola materna e questo le genera una grande paura, mentre Woody vede mutare il suo ruolo nella vita della bambina e si sente perso. In questo scenario trova posto anche un altro argomento trattato in modo molto romantico: quello delle seconde possibilità. Chiudendo un cerchio perfetto la storia darà a Woody una nuova occasione di felicità, solo quando lui avrà capito cosa è cambiato nella sua vita e sarà pronto ad accettarlo.
Luogo metaforico di questo tema è il negozio di antiquariato, che significativamente si chiama Seconda Chance e che, di fatto, regala a tutti gli oggetti “scartati” la possibilità di una nuova vita. A rendere questa lettura ancora più chiara è la bambola vintage Gabby Gabby, relegata da tempo immemore in una vetrina del negozio, e in attesa che una bambina la scelga, nonostante i suoi difetti. A sperare in un nuovo inizio è anche un altro personaggio nuovo introdotto nel film e molto divertente: Duke Caboom, motociclista stuntman prodotto negli anni ’70.
Ma vero e proprio “testimonial” dell’importanza delle seconde possibilità è proprio Forky: letteralmente recuperato dal cestino della spazzatura, risorgerà a nuova vita, assumendo un ruolo importantissimo nella storia. Una scelta che può fornire tante chiavi di lettura: in primis quella ecologista, che tocca il tema del riciclo e del riuso, che dà nuovo valore alle cose; secondariamente quello, più nascosto, della definizione di sè e della propria identità. Forky quando “nasce” tra le mani di Bonnie è come una nuova creatura, che non sa nulla di sé, né del mondo. È come un neonato, la cui identità e il cui valore possono essere dati e riconosciuti solo dall’esterno. Un ruolo che toccherà a Woody, ancora una volta investito di un importantissimo compito genitoriale.
Forky in missione: spiagge e fondali puliti
Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici come Forky finiscono negli oceani. Una cifra impressionante, che riguarda da vicino anche il mar Mediterraneo, sempre più inquinato dalla plastica. Per dare risalto all’argomento e per parlare dll’importanza del riciclo e del riuso, Disney Pixar ha voluto assegnare al simpatico “forchetto” (come lo chiamano gli altri giocattoli) un ruolo di primo piano. Il nuovo personaggio della saga Pixar è stata infatti scelta come testimonial d’eccezione dell’edizione 2019 Spiagge e fondali puliti organizzata dall’associazione Legambiente e Toy Story 4. Un evento di due giorni, che ha proposto oltre 250 appuntamenti in tutta Italia per ripulire i litorali dai rifiuti e che ha visto la partecipazione dell’artista Lady Be, da dieci anni impegnata in un’opera di sensibilizzazione sul tema della plastica attraverso la sua arte. Per l’occasione Lady Be ha presentato delle opere ispirate a Toy Story 4, realizzate interamente in plastica riciclata.
Un problema che tocca tutti da vicino quello della plastica nei nostri mari e che vede anche LifeGate in prima linea, attraverso il progetto LifeGate PlasticLess®, che ha l’obiettivo di ridurre la presenza di questi rifiuti plastici promuovendo e collocando nei porti e nei circoli nautici dei speciali dispositivi, i Seabin, in grado di di trattare 25mila litri di acqua marina all’ora e trattenere microplastiche (ma anche mozziconi di sigaretta) e di raccogliere fino a 500 chilogrammi di rifiuti all’anno. Un’azione concreta per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente marino e dare a tutti i Forky del mondo una seconda e più dignitosa possibilità.
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