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Training autogeno – scopri cos’è, a cosa serve e come fare esercizi
Nata in O ccidente, questa tecnica insegna a padroneggiare alcune sensazioni corporee, a contattare proprie emozioni e modificare lo stato mentale.
Training Autogeno: cos’è
Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento basata sullo sviluppo dell’immaginazione. E’ stato dimostrato che le nostre idee, le nostre immagini mentali – “i film che ci facciamo” – incidono sulle nostre sensazioni corporee, sul nostro umore, sul nostro stato emotivo. Ci sono, per esempio, immagini o idee che creano tensione e sensazioni di spiacevolezza, altre invece che ci fanno sentire rilassati.
Il Training Autogeno, letteralmente sta ad indicare l’allenamento (training) che si genera da sé (autogeno). Consente di realizzare, mediante uno speciale allenamento psicofisico, delle modificazioni fisiologiche (la messa a riposo del sistema neurovegetativo) e psichiche (la ristrutturazione della personalità).
Gli effetti di questa tecnica si traducono nel miglioramento del proprio rendimento in tutte le attività (lavorative, sportive, artistiche e scolastiche), della concentrazione e memoria, e in positive modificazioni della personalità. Alla base del processo si attua un’inversione di rotta, ovvero un cambiamento dello stato di cose ormai stabilmente strutturato; dal punto di vista psicologico significa cambiare atteggiamenti mentali radicati, abbandonare vecchie abitudini, usare in modo diverso il pensiero, l’attenzione e la concentrazione. Nel caso specifico, allenarsi vuol dire comportarsi in modo opposto dal consueto: normalmente ci si addestra a “fare” qualcosa, mentre nel Training Autogeno ci si avvia, gradualmente, verso il “non fare”.
Il fermarsi e stare in uno stato di profondo rilassamento significa permettere a se stessi di elaborare le informazioni accumulate in precedenza. Permette l’assimilazione delle informazioni. Permette di interrompere la tendenza ingorda di incamerare dati in eccesso. Il nostro cervello in modo naturale assembla le informazioni in un tutto unico e creativo.
La storia del Training Autogeno
Il Training Autogeno nasce nel 1932, anno di pubblicazione di Das Autogene Training (opera del neurologo Johannes Heinrich Schultz di Berlino). Dal 1932 a oggi, si è assistito ad una vasta diffusione del metodo in diverse applicazioni in molti paesi del mondo. Dalla data di pubblicazione dell’opera sopra citata ci vollero lunghi anni di studio e di osservazioni scientifiche di casi clinici per arrivare a costruire la tecnica come oggi noi la conosciamo.
Schultz , inizialmente psicoanalitico freudiano, si interessa di ipnosi, tecnica che in quegli anni veniva studiata da un punto di vista più neurofisiologico. Grazie ad una lunga collaborazione con Oscar Vogt, studioso anch’egli di ipnosi e ideatore del Rilassamento frazionato, Schultz inizia a mettere a confronto le due tecniche e a sottolineare una importante differenza: l’autogenia del T.A.. Infatti, il T.A. è una tecnica che si può eseguire da sé (una volta acquisito) senza la necessità del terapeuta. Schultz comprese nei suoi studi che i processi mentali potevano provocare non solo modificazioni patologiche dell’organismo (es. malattie psicosomatiche), ma anche modificazioni positive che potevano riportare armonia in funzioni organiche e psicologiche alterate. Il Training Autogeno è oggi conosciuto e utilizzato in tutto il mondo ed applicato con numerosi benefici in vari ambiti, come ad es. sportivo, lavorativo, medico, artistico, individuale.
A cosa serve il Training Autogeno
Il Training Autogeno permette, in generale, di recuperare la naturale capacità di rilassarsi con la quale tutti noi nasciamo, e che tendiamo a perdere sia per i ritmi stressanti e veloci che ci vengono richiesti, sia per fattori di ordine psicologico. Sapersi fermare significa essere pienamente coscienti di se stessi, ovvero avere la capacità di “un’attenzione che si libra imparziale” come Freud citava. Imparziale nel senso che c’è una parte di noi che in modo non giudicante è attenta a quello che accade in noi stessi. In modo più specifico essere consapevoli di se stessi implica porre attenzione ai nostri pensieri, alle nostre emozioni e sensazioni, e ai comportamenti così come sono senza alcuna interpretazione e distorsione. Ciò naturalmente risulta essere di complessa attuazione a causa delle nostre difese e del funzionamento del sistema nervoso che ci portano a non vedere la realtà stessa così come è. Ciò avviene talvolta per il fatto che sarebbe molto doloroso prendere atto di determinati nostri problemi.
Il Training Autogeno può essere utilizzato per:
- Recupero energetico
- Profondo benessere
- Migliore gestione di sé e mantenimento della calma di fronte a situazioni emotive negative (stressanti) e che provocano ansia
- Miglioramento delle prestazioni (sportive, lavorative, artistiche, scolastiche)
- Aumento della capacità di concentrazione e di memoria
- Eliminare e controllare il dolore (cefalee, emicranie, ecc.)
- Maggiore autodeterminazione e autocrontrollo
- Eliminare le abitudini negative (fumo, alcoolismo, ecc.)
- Eliminare l’insonnia
- Diminuire l’ansia e le paure/fobie
- Disturbi psicosessuali
- Disturbi psicosomatici (asma, nevrosi cardiache, malattie della pelle, allergie, ulcera gastrica, ecc.) Preparazione al parto.
I destinatari di tale metodo sono tutti coloro che hanno la necessità e il desiderio di modificare gli aspetti sopra indicati e la volontà di coordinare dirigere meglio le proprie energie.
Gli esercizi del Training Autogeno
Lo schema sequenziale che il Training Autogeno prevede è composto da sei esercizi, di cui i primi due di base e i restanti quattro complementari.
I due esercizi basilari
- pesantezza: produce il rilassamento dei muscoli
- calore: comporta una vasodilatazione dei vasi sanguinei periferici, con il conseguente aumento del flusso sanguigno
I quatto esercizi complementari
- respiro: produce un miglioramento della funzione respiratoria
- cuore: produce un miglioramento della funzione cardiovascolare
- plesso solare: apporta un aumento del flusso sanguigno negli organi interni
- fronte fresca: permette una leggera vasocostrizione nella regione encefalica
Ad essi si aggiungono gli esercizi supplementari (volto, occhi, spalla-nuca), gli esercizi anticipatori e le formulazioni di
proponimenti. La sequenza risulta essere di fondamentale importanza in quanto ogni esercizio può essere la conseguenza “naturale” dell’esercizio precedente.
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