Chi si ricorda del Tap? Il gasdotto che unisce le due sponde dell’Adriatico

A cinque anni dall’entrata in funzione di Tap, il progetto di ampliamento della capacità di trasporto di gas riporta l’attenzione sull’opera.

Questa è la prima di due parti del reportage dedicato Trans Adriatic Pipeline, Tap

“È solo un gasdotto, interrato ad almeno un metro di profondità, che trasporta silenziosamente il gas”, afferma Veysalov Vugar, responsabile degli affari esteri della società Trans Adriatic Pipeline, Tap, che dà il nome all’opera. Lungo 878 chilometri, Tap costituisce l’ultimo tratto del corridoio meridionale del gas, un percorso che dal giacimento azero di Shah Deniz raggiunge l’Italia, attraversando Grecia, Albania e il mar Adriatico per sfociare a San Foca, in Puglia. Attualmente trasporta 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno, una quantità destinata a raddoppiare fino a 20 miliardi entro il 2027.

progetto Tap
Il progetto Tap e i vari gasdotti in Europa © Tap-ag.it

Dieci anni prima, nel 2017, aggrappati agli alberi di ulivo per impedirne l’abbattimento, attiviste e attivisti in Salento si schieravano contro il progetto a difesa del proprio territorio. Nonostante i documenti ufficiali del progetto riportino accurate consultazioni, il gasdotto è stato imposto dall’alto e le proteste duramente soffocate. L’opera, giustificata in nome della sicurezza energetica, ora si estende dal mare fino all’entroterra delle campagne salentine. Qui si trova il terminale di ricezione del gas gestito dalla società Tap Ag. Dallo stesso sito, parte il gasdotto “Interconnessione Tap” che distribuisce il gas naturale liquefatto nel resto d’Italia ed è gestito da Snam, azienda impegnata nella costruzione di infrastrutture per il trasporto di gas naturale che detiene una quota del 20 per cento nel consorzio che gestisce Tap.

“Parlo di repressione perché effettivamente il dissenso è stato schiacciato. E oggi, di fronte alla realizzazione ormai compiuta dell’opera, la vera eredità della vicenda Tap sono le condanne in serie riportate da decine e decine di persone che hanno speso il loro tempo e le loro energie, il loro impegno per contestarla”, afferma Francesco Calabro, avvocato degli attivisti No Tap.

Sono state 67 le persone condannate fino a tre anni e due mesi di reclusione e 25 gli assolti. Parallelamente al processo a carico degli attivisti, al Tribunale di Lecce, c’è quello che vede coinvolti la società Tap, i vertici del consorzio, Saipem S.p.A., una società che offre servizi di ingegneria e costruzione per l’industria petrolifera e del gas e altre aziende interessate alla costruzione del gasdotto. I reati contestati riguardano l’inquinamento ambientale, la contaminazione della falda acquifera con metalli pesanti, anche cancerogeni, e l’espianto degli ulivi al di fuori del periodo autorizzato. Secondo la magistratura, sia la valutazione di impatto ambientale che l’autorizzazione unica, entrambe necessarie per approvare il progetto, sarebbero illegittime. Il processo a chi ha progettato e autorizzato il gasdotto, però, ha subito numerosi rinvii, mentre quello contro gli attivisti è andato avanti velocemente, con 18 udienze in soli sei mesi, persino durante il periodo di pandemia di Covid-19.

Nel suo ufficio di Lecce, Calabro sospira pesantemente mentre sfoglia i documenti relativi alle condanne inflitte agli attivisti. Una tale disparità di trattamento non l’aveva mai vista nella sua carriera, afferma: “Al di là della complessità dei processi, il fatto è che i procedimenti contro gli attivisti sono stati rapidissimi, mentre per Tap non è andata allo stesso modo”. Secondo l’avvocato, l’influenza della società e dei suoi azionisti ha avuto un impatto significativo. “È stato difficile, ad esempio, trovare tecnici indipendenti da Tap e Snam a cui affidare una perizia. È stato un lavoro molto complesso e ha richiesto molti mesi”, spiega l’avvocato.

ulivi cantiere Tap in Puglia
Ulivi nel cantiere Tap di San Basilio © Tap-ag.it

Oggi, il gasdotto è operativo e ci sono nuove figure istituzionali a sostenerlo, come l’attuale sindaco di Melendugno, Maurizio Cisternino, e l’amministrazione comunale che, in passato, si era espressa contro il progetto. La scorsa estate, Melendugno ha accettato un contributo di 70mila euro da Tap per sostenere i costi del BluFestival 2024, promuovendo “eventi di diverso genere, spaziando dalla musica all’arte al teatro, dalla cultura all’intrattenimento”, si legge sul sito ufficiale della società. Fortemente criticata dal movimento No Tap e da una parte di cittadine e cittadini, è stata vista come una mossa per facilitare l’approvazione del progetto di raddoppio della capacità del gasdotto. Al momento, le autorità competenti stanno valutando se l’ampliamento proposto richieda una nuova valutazione di impatto ambientale per garantire la conformità alle normative vigenti e la sicurezza ambientale.
Nel frattempo, Snam ha già cominciato la costruzione della Linea Adriatica, un metanodotto di 425 chilometri che, collegandosi al Tap, risalirà dal Salento fino a Minerbio, in provincia di Bologna. Il progetto finanziato in parte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e dalle tariffe del trasporto gas, ossia i costi sostenuti dagli utenti in bolletta, ha l’obiettivo di incrementare la capacità di trasporto del metano lungo la direttrice Sud-Nord, verso l’Europa, rendendo quindi l’Italia un “hub del gas” a tutti gli effetti, nonostante la domanda di gas sia in calo.

Cosa prevede il raddoppio del Tap

I continui investimenti nel gas naturale e l’espansione del gasdotto vengono considerati come strategici dal governo guidato da Giorgia Meloni, che ha intensificato i rapporti con il governo autoritario dell’Azerbaigian, guidato da Ilham Aliyev.

Dal punto di vista europeo, il progetto Tap e la sua estensione sono stati inseriti nel piano RepowerEU, il piano della Commissione europea per contribuire agli obiettivi di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, soprattutto in seguito alla decisione di interrompere le forniture di gas russo dopo l’invasione dell’Ucraina.

Il nuovo memorandum d’intesa sottolinea il ruolo strategico del corridoio meridionale del gas nei nostri sforzi di diversificazione. L’Azerbaigian ha già aumentato le forniture di gas naturale all’Ue e questa tendenza continuerà, con un incremento di quattro miliardi di metri cubi di gas in più quest’anno e volumi che potrebbero più che raddoppiare entro il 2027

Kadri Simson, Commissario europeo per l’energia

Quali sono i risultati di questi investimenti?

gasdotto Tap
Il gas naturale è composto principalmente da metano (CH4), un gas serra molto potente © Tap-ag.it

Un’analisi pubblicata nel 2024 da Ecco Climate, il primo think tank italiano indipendente sui cambiamenti climatici, ha evidenziato alcune criticità. Il RepowerEU considera l’aumento della capacità del Tap una soluzione valida per compensare le forniture russe in Europa centrale e sudorientale.

Tuttavia, non ci sono evidenze che attestano l’intenzione di aumentare la capacità di trasporto del South Caucasus pipeline (Scp) e del Trans-Anatolian natural gas pipeline (Tanap), due gasdotti collegati a Tap. Nonostante ciò, la produzione azera è aumentata del 3,5 per cento nel 2023 rispetto al 2022, con le compagnie petrolifere Bp e Total Energies, due tra le maggiori a livello mondiale, che prevedono di incrementare ulteriormente la produzione dai giacimenti di Absheron e Shah Deniz, in Azerbaigian.

Il raddoppio della capacità del Tap è solo uno dei tanti investimenti nelle infrastrutture del gas che l’Unione europea e in particolar modo l’Italia, stanno portando avanti nonostante il significativo calo della domanda. Il governo italiano, in collaborazione con le compagnie fossili Eni e Snam, ha firmato diversi accordi per aumentare le importazioni di gas attraverso gasdotti e gas naturale liquefatto (gnl) via mare, coinvolgendo paesi come Algeria, Egitto, Qatar e Repubblica del Congo, tra gli altri.

Il gas, considerato dall’Unione europea il “più pulito” tra i combustibili fossili, è stato individuato anche come il più adatto a guidare la transizione energetica, poiché le infrastrutture che lo trasportano sono facilmente convertibili alla produzione di idrogeno. Il ruolo del gas naturale è stato discusso anche alla Cop29, dove ci sono stati diversi contrasti fra chi lo ha considerato un necessaria fonte energetica di transizione verso forme energetiche più pulite, e chi ne ha evidenziato il forte impatto climalterante.

“Come sappiamo, lignite e carbone emettono oltre il 50 per cento delle emissioni di gas serra. È qui che il ruolo di Tap diventa fondamentale, poiché il gas è relativamente più pulito rispetto agli altri combustibili fossili”, ha dichiarato Veysalov Vugar.

Ma è davvero così?

Il gas naturale è composto principalmente da metano (CH4), un gas serra molto più potente, anche se presente in quantità di gran lunga minore nell’atmosfera. Secondo l’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), il metano ha un potenziale di riscaldamento globale tra le 28 e le 36 volte superiore a quello della CO2 su un periodo di 100 anni. Questo lo rende potenzialmente più pericoloso per il riscaldamento globale rispetto alla CO2 se il trend sarà di crescita costante. Se le emissioni continueranno a crescere in seguito a questi investimenti, il loro impatto potrebbe compromettere ulteriormente gli sforzi di mitigazione della crisi climatica.

Prossimamente verrà pubblicata anche la seconda parte di questo reportage

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