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Mobilità e trasporto merci. Come Lucca fa scuola in Europa
Un esempio virtuoso apprezzato e studiato in tutta Europa. Come un piccolo centro cittadino ha trasformato il trasporto merci e migliorato la mobilità urbana.
Non c’è solo la mobilità privata e la questione del trasporto pubblico nelle nostre cittadine. C’è un settore, quello del trasporto delle merci, che è uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento, del traffico e dei consumi energetici.
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Si pensi che “in una cittadina di 100-150mila abitanti, con circa 2mila punti vendita e una superficie d’intervento di 10km quadrati, il trasporto merci ogni anno è responsabile della produzione di 3.500 tonnellate di anidride carbonica, 150 chilogrammi di particolato PM10, 1.140 chilogrammi di ossidi di azoto e di 2.200.000 chilowattora consumati (pari al consumo di oltre 810 nuclei familiari)”. È quanto riporta ad esempio Città Logica, associazione nata a Lucca nel 2013 per mettere in pratica nuovi progetti legati alla mobilità sostenibile in ambito urbano.
L’Italia e in generale tutta l’Europa è costellata di piccoli centri cittadini, che ne costituiscono la colonna vertebrale, ma che ancora oggi paiono rimanere ai margini dei grandi progetti di mobilità sostenibile delle maggiori città. L’eccezione in questo caso viene da Lucca, che già nel 2003 ha iniziato un percorso concentrato sulla logistica urbana sostenibile, diventando oggi uno dei punti di riferimento in Italia e in Europa.
© Luccaport
Nasce così Luccaport, un’agenzia di trasporti e di logistica che prevede un centro di raccolta posizionato a pochi chilometri dal centro cittadino. Da qui le merci in entrata vengono trasportate da veicoli elettrici, ottimizzando così percorsi e quantità di merci spostate. “Il centro storico di Lucca conta 10 mila abitanti – spiega l’associazione – ed è stato calcolato, attraverso gli studi effettuati in fase di progettazione, che nel 2002-2003 ogni giorno veniva attraversato da circa 1700 veicoli per funzioni di carico-scarico delle merci. Spesso si trattava di veicoli privati, poche volte a pieno carico. Anzi, nella maggior parte dei casi il carico reale si fermava al 30 per cento”.
Il progetto ha visto così la chiusura del centro ai mezzi privati, che invece scaricano allo scalo. I 6000 accessi quotidiani all’interno della zona a traffico limitato diventano così ecologici, senza emissioni e aiutando a decongestionare il traffico. Un progetto perfettamente in linea con le linee guida tracciate dalla Commissione europea, che prevede entro il 2030 la creazione di aree di logistica urbana senza emissioni di CO2.
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