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Tratta di esseri umani, le Nazioni Unite denunciano l’impunità dei trafficanti
Schiave sessuali, bambini soldato, uomini costretti ai lavori forzati. Sono quasi 25mila le vittime della tratta di esseri umani nel mondo.
La tratta di esseri umani è un fenomeno che non risparmia nessuno. Neppure i bambini. E i cui autori restano, ancora oggi, in larga parte impuniti. A spiegarlo è un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni unite contro la droga e il crimine (Unocd), pubblicato il 7 gennaio, nel quale si sottolinea come per numerosi gruppi armati la tratta rappresenti ormai “un mezzo per finanziare le loro attività”.
Rising human #trafficking takes on ‘horrific dimensions’: almost a third of victims are children @unocd Report #SDOH #GPHO https://t.co/4vDR3F3qCm
— Global Health Observ (@GlobalPHObserv) 11 gennaio 2019
“Donne consegnate ai soldati come ricompensa”
Il “Rapporto mondiale sul traffico di esseri umani” prende in considerazione i casi di bambini costretti a combattere nelle guerre, soprattutto in Africa centrale e in Medio Oriente. Ma anche la tratta di adulti finalizzata a trovare “manodopera”, ad esempio per le attività di estrazione mineraria. Così come quello che riguarda le donne e le ragazze vittime del traffico fini di schiavitù sessuale: spesso queste persone vengono rapite e consegnate a soldati in guerra come “ricompensa”.
È ciò che ha vissuto Nadia Murad, ambasciatrice dell’Unocd e premio Nobel per la pace 2018: a 19 anni è stata venduta come schiava assieme a migliaia di altre donne di etnia yazidi, quando i miliziani dell’Isis avevano invaso il suo villaggio in Iraq. “Nadia – ha spiegato Yury Fedotov, direttore esecutivo dell’ufficio delle Nazioni Unite – è la prima vittima della tratta di esseri umani ad essere diventata ambasciatrice delle Nazioni Unite. Il mio appello è indirizzato alla comunità internazionale, affinché risponda alla richiesta di giustizia per bambini soldato, persone costrette a lavori forzati, schiave sessuali”.
La tratta colpisce soprattutto le popolazioni in fuga
Il rapporto conferma che i gruppi maggiormente a rischio sono quelli più vulnerabili, in particolare coloro che fuggono dalle guerre o dalle persecuzioni. Non stupisce in questo senso che nel mirino dei trafficanti ci siano stati negli ultimi anni soprattutto i rifugiati siriani e iracheni, afgani e rohingya. Prede facili anche in ragione delle condizioni socio-economiche e della mancanza di uno stato di diritto.
UN human trafficking report: Record number of girls reported as victims #StopSlaveryToday https://t.co/wAyHsxvk2h
— Stop Slavery Today (@StopSlaveryUK) 11 gennaio 2019
L’Unocd sottolinea inoltre come il 70 per cento delle vittime sia rappresentato da donne. Le bambine, in particolare, costituiscono un quinto del totale e la quota risulta in aumento. Non a caso, la principale ragione dei rapimenti è legata proprio allo sfruttamento sessuale (nel 59 per cento dei casi). Per quanto riguarda i minorenni maschi, invece, l’obiettivo dei trafficanti è principalmente il lavoro forzato o l’impiego in conflitti armati come soldati.
I trafficanti di esseri umani rischiano ancora pochissimo
In termini numerici, secondo le Nazioni Unite, a livello mondiale il totale delle vittime ha raggiunto quasi le 25mila unità (dato del 2016, l’ultimo anno recensito dall’Unocd nel rapporto). E benché le condanne risultino in aumento, “esse sono ancora estremamente basse in rapporto al numero di crimini commessi – spiega il documento -. La realtà è che i trafficanti non rischiano quasi mai di trovarsi di fronte alla giustizia”.
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