Mentre la risposta dell’Iran si fa più imminente, Hamas dice basta a nuove proposte di negoziati con Israele e chiede di tornare al cessate al fuoco in tre fasi.
Hamas rifiuta di sedersi con Israele al tavolo previsto per giovedì 15 agosto.
Il movimento palestinese chiede di tornare a discutere il cessate il fuoco in tre fasi, invece di fare nuove proposte.
Intanto l’attacco dell’Iran su Israele si fa più imminente.
Dopo la notizia di un’iniziale posizione favorevole all’accordo sul cessate il fuoco da parte del nuovo leader politico diHamas Yahya Sinwar – succeduto alla guida del movimento dopo l’uccisione di Ismail Haniyeh da parte dell’esercito israeliano –, il movimento islamista ha annunciato che non parteciperà alla ripresa dei negoziati sul cessate il fuoco a Gaza e sulla liberazione degli ostaggi israeliani, mediati dai funzionari di Stati Uniti, Egitto e Qatar, prevista per giovedì 15 agosto. A riportarlo è la testata americana Axios, dopo che un’altra testata americana, la Cnn, aveva parlato di un’iniziale apertura da parte Hamas.
Questo non significa che un negoziato non sia possibile: Hamas si dice pronto a tornare al piano di pace in tre fasipresentato a maggio e poi di nuovo a luglio dal presidente Joe Biden, “piuttosto che condurre ulteriori negoziati o presentare nuove proposte”. È quanto si legge in una nota rilanciata dall’emittente Al Jazeera, in cui si ricorda che il movimento si è sempre detto favorevole a quella road map. A tal proposito, Francia, Germania e Regno Unito hanno diramato un appello congiunto per dire no a “ulteriori rinvii” al cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
L’accordo per un cessate il fuoco a Gaza “è ancora possibile”, ha affermato Biden in un’intervista alla Cbs, “il piano che ho messo insieme, approvato dal G7 e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è ancora fattibile. Sto lavorando letteralmente ogni singolo giorno con tutta la mia squadra per fare in modo che ciò accada e per evitare l’escalation in una guerra regionale”. Per questo, c’è chi dice che il 15 agosto si terranno dei “colloqui di prossimità”, in cui i due team siedono in stanze adiacenti, con un mediatore a fare la spola tra le delegazioni a ritmo serrato. Ma ancora rimane da capire se Hamas ne prenderà parte.
Cosa vuole Netanyahu?
Nobody knows what Bibi wants, dicono le fonti israeliane vicine al governo. Insomma, se il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu voglia un accordo con Hamas è una questione che rimane avvolta nell’incertezza. Fonti riportate dalla Cnn dicono che sia pronto a farlo, indipendentemente dall’impatto di questa decisione sulla sua coalizione di governo. Ma la stessa testata americana sottolinea come l’establishment della sicurezza israeliana sia invece molto più scettica sulla volontà di Israele di trovare un accordo, data la feroce opposizione dei ministri di estrema destra.
Infatti, dopo la risposta affermativa da parte di Netanyahu alla richiesta di Usa, Egitto e Qatar di sedersi a un tavolo dei negoziati, il leader di estrema destra Itamar Ben-Gvir ha scritto su X che il trasferimento di aiuti umanitari e carburante a Gaza “deve essere impedito fino al rilascio degli ostaggi”, quindi ha incoraggiato l’occupazione permanente di Gaza. La scorsa settimana, il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich aveva detto che “potrebbe essere giustificato e morale” lasciare che Israele “faccia morire di fame due milioni di civili” fino alla “restituzione degli ostaggi”. Dopo queste parole, l’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, ha chiesto esplicitamente di sanzionare i due esponenti del governo israeliano.
While the World pushes for a ceasefire in #Gaza, Min. Ben Gvir calls for cutting fuel & aid to civilians.
Like Min. Smotrich sinister statements, this is an incitement to war crimes. Sanctions must be on our EU agenda.
I support UN @Volker_Turk in his strong condamnations. 1/2
Mentre un attacco da parte dell’Iran su Israele potrebbe aver luogo proprio in questi giorni – secondo fonti di intelligence non è improbabile che l’Iran e i suoi alleati scelgano il giorno dell’anniversario della “Distruzione del Tempio”, che cade tra il 12 e il 13 agosto, per rispondere all’assassinio del capo dell’ufficio politico di Hamas Ismail Haniyeh –, l’esercito israeliano (Idf) continua a concentrare la propria violenza sulla Striscia di Gaza: dopo aver bombardato una scuola e una moschea dove erano rifugiati centinaia di sfollati – l’attacco ha ucciso 93 civili palestinesi –, ora Israele annuncia l’ennesima evacuazione di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, costringendo decine di migliaia di residenti palestinesi e famiglie sfollate a spostarsi. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, dall’inizio della guerra, il 7 ottobre 2023, sono morti almeno 39.897 palestinesi e 92.152 sono rimasti feriti.
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