Il trattore a idrogeno renderà autosufficienti le aziende agricole

L’indipendenza energetica è il sogno di qualsiasi azienda agricola moderna. Ogni imprenditore del settore primario coltiva – mai espressione fu più adatta – il desiderio di ribellarsi alla schiavitù dei combustibili fossili, producendo autonomamente l’energia necessaria al lavoro nei campi. Un proposito sino a pochi anni fa considerato irrealizzabile, ma che ora, grazie allo sviluppo

L’indipendenza energetica è il sogno di qualsiasi azienda agricola moderna. Ogni imprenditore del settore primario coltiva – mai espressione fu più adatta – il desiderio di ribellarsi alla schiavitù dei combustibili fossili, producendo autonomamente l’energia necessaria al lavoro nei campi. Un proposito sino a pochi anni fa considerato irrealizzabile, ma che ora, grazie allo sviluppo della seconda generazione del trattore a idrogeno New Holland NH2, appare più concreto.

 

New Holland NH2_002
Il prototipo del trattore a idrogeno New Holland NH2

Idrogeno derivato dal biogas

Il costruttore americano ha presentato nel 2009 il primo prototipo di trattore a idrogeno. Una macchina caratterizzata dalla sostituzione del tradizionale propulsore a combustione interna con un motore elettrico alimentato mediante celle a combustibile, vale a dire grazie all’energia ricavata dalla reazione chimica tra idrogeno e ossigeno. New Holland ha investito in questo modello a ridotte emissioni perché potenzialmente immune da alcune delle problematiche tipicamente legate all’idrogeno, vale a dire la carenza di una rete di distribuzione capillare, la non esistenza di tale elemento in natura – la produzione richiede anzi un dispendio d’energia – e lo stoccaggio tutt’altro che agevole. Le aziende agricole di grandi dimensioni presentano infatti delle peculiarità che ne fanno le realtà ideali per realizzare l’autosufficienza energetica, potendo produrre in proprio l’idrogeno mediante l’elettrolisi dell’acqua, attingendo oltretutto alle fonti rinnovabili per sostenere l’operazione, oppure estraendolo dal metano derivato dal biogas, a propria volta ottenuto dalla fermentazione dei sottoprodotti o delle biomasse.

L’obiettivo è eliminare i carburanti fossili

Il concetto di autosufficienza energetica alla base del progetto New Holland prevede che i sistemi di produzione dell’idrogeno siano alimentati mediante impianti eolici o fotovoltaici e che lo stoccaggio avvenga in serbatoi sotterranei presso le aziende stesse, dato che le macchine agricole lavorano solitamente a ridotta distanza dalle sedi di rimessaggio. Gli ampi spazi a disposizione per installare i sistemi alternativi di generazione dell’energia elettrica e per il trattamento delle biomasse – autoprodotte – fanno delle imprese del settore primario le realtà ideali per giungere a un circolo energetico virtuoso che escluda i carburanti fossili. Un’evoluzione che da un lato giocherebbe a favore dell’impatto ambientale, riducendo enormemente le emissioni, dall’altro consentirebbe agli agricoltori di eliminare, o quantomeno attenuare, uno dei fattori di spesa più gravosi.

Tre ore di autonomia per il trattore a idrogeno

Nel dettaglio, la trattrice alimentata a idrogeno New Holland NH2, derivata dalla serie T6000, è dotata di due motori elettrici dalla potenza complessiva di 106 CV; il primo adibito ai servizi di bordo e alla presa di potenza posteriore – vale a dire l’organo meccanico che consente di azionare le attrezzature vincolate al trattore, ad esempio le seminatrici o le presse per il fieno – il secondo destinato a muovere la macchina, la cui autonomia è quantificabile in tre ore. La produzione in serie è vicina, tanto che rumors attendibili parlano della fine dell’anno quale data d’inizio commercializzazione nei Paesi nordici, principali destinatari della nuova tecnologia New Holland.

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