Dal mischiglio della Basilicata alla zucca malon del Friuli al cappero di Selargius, in Sardegna: i presìdi Slow Food che valorizzano prodotti dimenticati, ma di fondamentale valore per la biodiversità, il territorio e le comunità.
I tre principi dell’agricoltura biodinamica che salveranno il suolo
Tra conoscenze antiche, principi filosofici e iniziative di successo, l’agricoltura biodinamica nutre le persone e salva il territorio.
In Italia sono sempre più numerose le realtà rurali che scelgono filiere non convenzionali per realizzare progetti a sostegno dell’agricoltura biodinamica. Lo scopo è quello di creare una consapevolezza sull’efficienza delle pratiche alternative e avvicinare i giovani a un’agricoltura più sana e più rispettosa dell’ambiente.
I principi dell’agricoltura biodinamica sono stati formulati da Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, il quale si avvicinò all’agricoltura nell’ultimo periodo della sua vita, sotto la spinta di un gruppo di agricoltori preoccupati per gli effetti sul suolo delle nuove tecniche di coltivazione e di concimazione chimica. Nel 1924 Steiner riassume in tre punti gli obiettivi che dovevano perseguire i coltivatori per contrastare il degrado del suolo: il mantenimento della fertilità della terra, l’aumento della capacità delle piante di resistere alle malattie e la produzione di cibi sani e di qualità. Le attività di compostaggio, l’uso di preparati e la rotazione ciclica delle coltivazioni sono alla base di questi principi fondamentali della biodinamica, raggiungibili solo attraverso la consapevolezza e la conoscenza dell’agricoltore.
A partire dagli anni Venti gli agricoltori e allevatori di tutto il mondo hanno iniziato a considerare la propria azienda un organismo vivente dipendente da un sistema cosmico, le cui influenze sono favorite da un metodo pratico, quello biodinamico, che integra l’etica alla cultura agronomica. Coltivare la terra e allevare gli animali secondo questo metodo restituisce terreni più fertili perché ricchi di sostanze biologiche e prodotti agroalimentari più sani. Le pratiche biodinamiche racchiudono un modo di vivere, rispettare e lavorare la terra che aiuta la natura a sviluppare la biodiversità attraverso delle azioni di volta in volta differenti a seconda delle condizioni e delle necessità della terra.
Osservazione e leggi della natura
Parte della coscienza biodinamica proviene dall’osservazione e dall’interazione con le leggi della natura, una conoscenza ecologica che deve essere diffusa e condivisa. L’Associazione per l’agricoltura biodinamica sostiene le iniziative nate per avvicinare e formare i giovani, e non solo, a queste pratiche. Nella provincia di Alessandria, un’azienda biodinamica propone una scuola non convenzionale per insegnare a scoprire un nuovo metodo con cui dialogare con la natura, mentre in Emilia Romagna la cooperativa La Collina è impegnata in progetti sociali per il sostegno di ragazzi con dipendenze patologiche e nella riqualificazione del suolo.
In Egitto è stato realizzato il progetto più importante di sviluppo sociale sostenibile, grazie al modello biodinamico. Dal 1977 il dottore Ibrahim Abouleish, fondatore dell’organizzazione Sekem, ha lavorato per realizzare la prima comunità rurale in una zona desertica a nordest del Cairo. Oggi, nel deserto reso fertile dallo spargimento di compost, 20mila ettari di terreno accolgono aziende specializzate nell’allevamento e nella produzione di cotone, ortaggi e di farmaci omeopatici.
La creazione di un organismo aziendale autosufficiente è alla base della lavorazione della terra con il metodo steineriano. La perfetta armonia che si istaura grazie al rispetto dei cicli vitali permette la sopravvivenza di un ecosistema stabile e salubre, i cui prodotti forniscono all’uomo un nutrimento sano e sostenibile.
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