Intervista a Piera Tortora, coordinatrice del progetto Sustainable ocean for all dell’Ocse: “Si rischiano effetti globali catastrofici e irreversibili”.
Il tricheco non è più nella lista delle specie minacciate, ma forse non è una buona notizia
Secondo il Fish and wildlife service il tricheco non sarebbe minacciato dai cambiamenti climatici, almeno nel futuro prossimo.
È difficile pensare ai ghiacci artici senza evocare l’immagine di un tricheco (Odobenus rosmarus) con le sue grandi zanne mentre ozia pacifico sul pack. Questo enorme pinnipede è infatti uno dei simboli dell’Artico, il progressivo scioglimento dei ghiacci causato dai cambiamenti climatici potrebbe però complicarne la conservazione. Negli ultimi anni si è assistito a migrazioni di massa dei trichechi (con gruppi fino a 35mila esemplari) causate dalla scarsa presenza delle grandi lastre di ghiaccio sulle quali i trichechi sono soliti trascorrere gli inverni nel mare di Bering. È invece di tutt’altro avviso il Fish and wildlife service (Fws), l’agenzia statunitense che si occupa della conservazione della fauna selvatica, secondo cui questi animali sapranno adattarsi alla scomparsa del ghiaccio marino artico.
Il tricheco sarebbe fuori pericolo
Gli Stati Uniti hanno deciso di rimuovere il tricheco del Pacifico, insieme ad altre ventiquattro specie animali, tra cui diversi invertebrati, rettili e uccelli, dalla lista delle specie in pericolo. L’agenzia statunitense riconosce l’impatto che il riscaldamento globale avrà su questi animali, “il fattore di rischio più significativo è rappresentato dagli effetti del cambiamento climatico”, ritiene tuttavia improbabile che la specie possa estinguersi nel prossimo futuro, ovvero entro il 2060. “Sebbene siamo abbastanza certi che la disponibilità di ghiaccio marino diminuirà per via del cambiamento climatico – si legge in un comunicato del Fws – non siamo altrettanto certi degli effetti del mutamento del clima, soprattutto in un futuro meno prossimo, sull’insieme delle condizioni ambientali, né su come la specie risponderà a tali cambiamenti”.
#Whatdoyouthink? Activist calls for floating rafts as walrus resting spots to stop beach stampedes. @nytclimate https://t.co/GoZmQHgFvW pic.twitter.com/NetwnDOA8F
— Pacific Environment (@pacenvironment) 23 settembre 2017
Protezione revocata
Appena sei anni fa, nel 2011, quando alla guida degli Stati Uniti c’era Barack Obama, il Fish and wildlife service aveva ritenuto il tricheco meritevole di particolare protezione in quanto specie sotto stress a causa del riscaldamento delle temperature globali. La Lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura classifica il tricheco come “vulnerabile”, proprio a causa della certezza relativa al declino del loro habitat, e sostiene che la popolazione di trichechi del Pacifico sia diminuita del 50 per cento tra il 1980 e il 2000.
Trichechi e petrolio
Non è un mistero che l’area in cui vivono i trichechi sia particolarmente ambita dalle compagnie petrolifere. Proprio per preservare il delicato ecosistema artico nel 2015 l’ex presidente Obama aveva bloccato le trivellazioni sospendendo la valutazione delle richieste di nuove licenze. Recentemente l’attuale presidente Donald Trump ha però aperto alle esplorazioni petrolifere in Alaska, sconfessando la decisione del suo predecessore, ma deve ora fronteggiare il ricorso presentato dal Center for biological diversity che teme per la conservazione della biodiversità locale.
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