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I leader del turismo online stanno chiudendo i loro portali ai maltrattamenti sugli animali
Tripadvisor, Airbnb e Booking dicono basta ai maltrattamenti sugli animali: non venderanno più biglietti per attrazioni che non li rispettano.
È una notizia che profuma di vittoria. Grazie all’instancabile lavoro della Peta, l’ong che difende i diritti degli animali, il gigante delle recensioni Tripadvisor, il leader degli alloggi Airbnb e il motore di ricerca per le vacanze Booking, hanno detto basta ai maltrattamenti sugli animali e si sono schierati dalla loro parte: d’ora in avanti non venderanno più biglietti per attrazioni che non hanno a cuore il loro benessere.
La decisione di Tripadvisor sui maltrattamenti
Tripadvisor non venderà più biglietti per parchi acquatici di divertimento e strutture che tengano i cetacei in veri e propri acquari. “Abbiamo capito che delfini e cetacei non possono vivere bene in una vasca. Sono animali molto intelligenti con bisogni complessi e il loro habitat naturale non può essere riprodotto in un parco”, si legge in un annuncio sul loro sito. “Speriamo che questa sia l’ultima generazione a crescere in cattività”.
“Ancora una volta si sono dimostrati i leader del settore – ha dichiarato la vicepresidente della Peta, Tracey Remain – la decisione etica di Tripadvisor contribuisce ad avvicinare sempre di più il giorno in cui questi magnifici animali non saranno più tenuti in cattività e saranno liberi di tornare nella loro casa: l’oceano”.
Ma l’impegno di Tripadvisor per i diritti degli animali non è nuovo. Già a partire dal 2016, il colosso delle recensioni ha deciso di non vendere più biglietti per attrazioni che prevedano gite in groppa agli elefanti, foto con cuccioli (e non) di tigre o nuotate con i delfini. Inoltre, sulla loro piattaforma sono stati proibiti da tempo attività che provocano sofferenze agli animali per il divertimento degli umani come la corrida o il canned hunting, dove i cuccioli vengono allevati e cresciuti apposta per essere uccisi da sadici turisti paganti.
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Airbnb non è da meno
Anche Airbnb ha a cuore i diritti degli animali. Oltre ai provvedimenti che erano già stati presi, sono state annunciate le nuove linee guida della piattaforma, dove vengono esplicitamente vietate tutte le attrazioni che prevedano contatti diretti con gli animali, in quanto fonte di abuso e sfruttamento. Tutto questo grazie all’aiuto della World animal protection (Wap), un’organizzazione internazionale che si occupa del benessere degli animali. “Vedere un leader del settore come Airbnb impegnarsi nel fare del benessere degli animali una priorità, non contribuisce solamente a educare i turisti sull’importanza di scegliere attività cruelty-free, ma soprattutto incoraggia altre compagnie a fare lo stesso”, ha affermato con gioia la direttrice esecutiva della Wap, Alesia Soltanpanah.
Oggi, il loro sito offre oltre mille attività animal-friendly in quasi sessanta paesi del mondo. “Il nostro obiettivo è quello di offrire agli utenti un nuovo modo di connettersi con la natura”, ha dichiarato Brian Chesky, amministratore delegato di Aribnb. In passato avevano già vietato attrazioni che prevedessero tour in groppa agli elefanti, denunciando gli abusi e l’estrema violenza che ne scaturivano. Da oggi, il divieto si estende a qualsiasi attrazione che preveda un incontro diretto con gli animali, comprendendo anche nuotate con i delfini e fotografie con esemplari di tigre.
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Anche Booking dice basta ai maltrattamenti
Anche Booking ha detto basta ai maltrattamenti in nome del turismo e ha cambiato le sue politiche. Dopo aver lavorato per mesi con la Wap, ad agosto di quest’anno ha pubblicato i nuovi standard per il benessere animale destinati ai partner per le esperienze, dove ha elencato le cinque libertà fondamentali per gli animali che tutti sono tenuti a rispettare. Tra queste figurano il diritto ad essere nutriti correttamente, il diritto a godere di un ambiente adeguato al loro benessere e ai loro istinti e il diritto ad essere liberi dal dolore, dalla paura e dalle sofferenze psicologiche.
Così facendo ha formalmente escluso tutte le attività che prevedano interazioni dirette con cetacei, orsi, grandi felini, bradipi o oranghi; esibizioni e spettacoli di animali, circhi inclusi; lotte tra animali di qualsiasi tipo; corse di animali (dai cavalli ai cani, al polo sugli elefanti); caccia ai trofei e pesca sportiva; escursioni in groppa ad animali selvatici; visite ad acquari con balene e delfini in cattività.
Oltre a proibire questo genere di offerte sul sito, hanno creato anche una lista con attività sostenibili che i turisti possono verificare prima della prenotazione.
Expedia, al contrario, rimane in una zona grigia
Tra i leader del settore turistico, Expedia è quella che al momento sta arrancando di più. Il sito di prenotazioni rimane infatti in una zona grigia: nel 2017, grazie al lavoro della Peta, Expedia si era mossa dichiarando di voler aumentare la comunicazione e l’educazione dei turisti sui diritti degli animali.
Inizialmente ha rimosso attrazioni che prevedano contatti con alcune specie selvatiche, come le gite in groppa agli elefanti.
Tuttavia, basta una semplice ricerca su Google per scoprire come sul sito ci siano ancora disponibili biglietti per strutture che tengono enormi cetacei in vasche più piccole dello spazio riservato ai parcheggi dei visitatori, primi fra tutti i Seaworld.
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Perché alcune attrazioni nascondono maltrattamenti
Nel caso di attrazioni con elefanti o tigri, gli esemplari vengono rapiti da cuccioli e poi picchiati fino a quando il loro istinto animale non viene spezzato. Nemmeno la sorte dei cetacei dei parchi marini è migliore: animali che in natura potrebbero vivere oltre i cento anni, in cattività non sopravvivono più di quindici. Sono infiniti gli esempi di autolesionismo da parte di orche e delfini che, sfiniti e depressi dalla situazione, vanno a sbattere di proposito contro le pareti delle vasche procurandosi lesioni alle pinne e ai denti. Senza contare che l’interazione con gli esseri umani può provocare gravi danni psicologici in alcune specie che per natura non sono abituate al contatto.
L’atto di viaggiare e scoprire animali, specie quelli selvatici, fa vivere esperienze indimenticabili, ma oggi più che mai bisogna fermarsi e chiedersi se una vacanza valga davvero tanta sofferenza. Come ha sostenuto anche Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale italiano, fondatore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, c’è bisogno di sviluppare una nuova consapevolezza dell’unione, per capire una volta per tutte come i nostri consumi e i nostri atteggiamenti abbiano un impatto su vite che non conosciamo. L’uomo, gli animali e le specie vegetali vivono connessi in una grande rete della vita che dovrebbe essere organizzata in una logica circolare e non piramidale. Per questo è fondamentale capire che bisogna cambiare il proprio stile di vita e passare da un’economia lineare, volta al soddisfacimento esclusivo dei bisogni umani, a un atteggiamento in armonia con la natura. E così anche nel caso delle vacanze, diventa imperativo fare un passo indietro e osservare la visione d’insieme: una vacanza non dà il diritto di abusare di altri esseri viventi in nome di una qualche logica di superiorità.
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