Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.
Cosa non si sono detti Trump e Conte durante l’incontro alla Casa Bianca
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha raggiunto gli Stati Uniti per parlare con Donald Trump. Hanno affrontato diverse questioni, tranne una: lo sviluppo sostenibile.
Ormai si chiamano per nome, Donald e Giuseppe. È la terza volta che il presidente degli Stati Uniti e il primo ministro italiano si incontrano, dopo il G7 in Canada e il vertice Nato a Bruxelles. Questa volta il dialogo è stato bilaterale, i due hanno tenuto una conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca. “Il mio e quello di Donald Trump sono entrambi governi del cambiamento”, ha esordito il premier Giuseppe Conte, dopo che il tycoon si è congratulato con lui per “la straordinaria vittoria che ha riaffermato in Italia le antiche tradizioni di sovranità e giustizia dell’antica Roma”.
Non si è parlato di ambiente
Nonostante siano temi che non possono essere esclusi dalle agende di governo, i due politici non hanno parlato di tutela ambientale né di cambiamenti climatici. Mentre gli incendi devastano la California, l’amministrazione Trump lavora ad una proposta per congelare fino al 2026 il tetto di emissioni già previsto per il 2020 nel settore dell’automotive.
L’unica questione che il presidente Usa ha voluto affrontare è stata quella relativa al gasdotto Tap, insistendo perché ne venga completata la realizzazione: porterà il gas in Italia dall’Azerbaigian, alleato degli Stati Uniti e rivale economico della Russia. “Siamo consapevoli che si tratta di un’opera strategica, ma bisogna aiutare le comunità locali ad accettarla”, ha puntualizzato Conte.
.@realDonaldTrump walks with Giuseppe Conte, Prime Minister of the Italy following a joint news conference in the East Room of the White House. pic.twitter.com/GDJA5fw0Xp
— Doug Mills (@dougmillsnyt) 30 luglio 2018
Tema centrale è stata la lotta all’immigrazione clandestina
“Nazioni forti hanno bisogno di confini solidi”, ha dichiarato Trump introducendo la questione dell’immigrazione e sottolineando la necessità di collaborare nella lotta alla clandestinità e al terrorismo. Il ruolo dell’Italia sarà fondamentale per stabilizzare la situazione in Libia e passare da una risposta d’emergenza a una strutturata. “Rispetteremo il popolo libico”, assicura Conte, che sta organizzando una conferenza in autunno per parlare di questi temi.
L’Iran, la Nato e la collaborazione fra gli Usa di Trump e l’Italia di Conte
“È fondamentale il dialogo, specialmente su temi come la guerra, la morte e le carestie”, continua Trump quando gli viene chiesto se sarebbe disposto ad incontrare il presidente iraniano Hassan Rouhani. Non si sbilancia oltre e rimane fermo su alcune posizioni, come la necessità di riequilibrare le spese all’interno della Nato e di mantenere le sanzioni nei confronti di imprese e oligarchi russi che, è l’auspicio di Conte, “non devono colpire la società civile”.
Il rapporto d’amicizia fra Italia e Stati Uniti verrà intensificato dagli scambi commerciali; da un lato, Trump vuole dimostrare di non essere isolato nonostante le scelte che hanno spinto il suo paese in quella direzione – l’uscita dall’Accordo di Parigi sul clima, dall’accordo sulle migrazioni delle Nazioni Unite, dal Consiglio dei Diritti dell’uomo. Dall’altro è certo che il presidente del Consiglio italiano svolgerà un “lavoro straordinario per lo sviluppo economico”.
La crescita, però, non può avvenire senza un’azione comune contro il riscaldamento globale: l’economista Nicholas Stern, convinto che “un futuro a basse emissioni di CO2 sia l’unica scelta possibile”, ha dimostrato che i danni causati dai cambiamenti climatici sono più costosi degli investimenti necessari a contrastarli. In altre parole, prevenire è meglio che curare.
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