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Come Trump sta eliminando l’eredità ambientale di Obama
L’amministrazione Trump sta smantellando le principali politiche climatiche e ambientali adottate da Obama.
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Durante i suoi otto anni di presidenza, Barack Obama ha adottato numerose misure per tutelare l’ambiente. È stato, ad esempio, il presidente che ha creato il maggior numero di riserve naturali in tutta la storia degli Stati Uniti, si è opposto al completamento del maxi-oleodotto Keystone Xl, ha varato il Clean power plan, volto a ridurre le emissioni legate alla produzione di energia elettrica e ha posto un freno alle operazioni di perforazione offshore e alla pesca eccessiva.
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Il suo successore alla Casa Bianca, Donald Trump, si è invece mostrato fin da subito ben poco sensibile ai problemi ambientali. Ha sempre negato i cambiamenti climatici, definiti un “concetto creato dai cinesi per rendere non competitiva l’industria americana” e “solo una questione meteorologica”, e ha ritirato gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi per il clima. Non solo, l’amministrazione Trump sta sistematicamente smantellando le principali politiche climatiche e ambientali adottate dalla precedente amministrazione.
Addio a quasi 100 norme ambientali
L’attuale presidente ha abrogato o indebolito molte leggi, in particolare relative all’inquinamento. Ha, ad esempio, cancellato le norme sulle emissioni di carburante di autoveicoli e centrali elettriche, aumentandone nuovamente i limiti. Molte norme ambientali sono state allentate nelle ultime settimane approfittando della pandemia di Covid-19, usata come pretesto per fare favori agli inquinatori, che non dovranno ora preoccuparsi delle sanzioni in caso di violazione degli standard ambientali.
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Anche la tutela della biodiversità, tra i settori in cui Obama ha particolarmente brillato, è stata ridimensionata, riducendo la superficie delle aree protette e limitando le protezioni alla fauna selvatica. Secondo un’analisi del New York Times, Trump, in soli tre anni, ha revocato o annullato oltre 60 norme ambientali, mentre è in corso la revoca di altre 34 leggi.
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Un passo indietro nella lotta ai cambiamenti climatici
Le leggi ambientali abrogate nell’era Trump, secondo gli esperti, provocheranno un significativo aumento delle emissioni di gas serra, acuendo la drammatica crisi climatica in corso e rendendo sempre più irrespirabile l’aria. Alcune delle norme ritirate frettolosamente e senza adeguate giustificazioni, sono tuttavia state ripristinate in seguito ad azioni legali, spesso intentate da gruppi ambientalisti. Ecco alcune delle più importanti leggi ambientali abrogate o depotenziate da Trump, ripartite in macro aree.
Inquinamento atmosferico ed emissioni
Nel 2012 Obama aveva imposto dei limiti sui consumi delle automobili, da raggiungere entro il 2026, per aumentarne l’efficienza, ridurre il consumo di benzina e le emissioni inquinanti. L’amministrazione Trump, assecondano le richieste di petrolieri e costruttori di auto ha indebolito questa norma alzando la soglia dei consumi.
Sono state ritirate le misure di protezione contro le emissioni di mercurio delle centrali a carbone. Le centrali non avranno più l’obbligo, imposto dall’amministrazione Obama, di ridurre questo tipo di inquinamento, particolarmente grave per la salute pubblica.
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Trump ha sostituito il Clean power plan dell’era Obama, volto a limitare le emissioni di carbonio delle centrali elettriche, con una nuova più malleabile versione, che permette ai singoli stati di stabilire le proprie regole.
Ha annullato l’obbligo per le compagnie che si occupano di estrazione di petrolio e gas naturale di segnalare le emissioni di metano.
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Ha indebolito una norma risalente all’amministrazione Clinton, finalizzata a limitare le emissioni dei principali inquinatori industriali, e una legge proposta da Obama pensata per ridurre l’inquinamento atmosferico nei parchi nazionali.
Ha inoltre proposto di modificare l’attuale procedura di ricorso per contestare i permessi di inquinamento emessi dall’Epa, di fatto indebolendo la capacità degli individui e delle comunità di tutelarsi.
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Perforazione ed estrazione
Particolarmente sensibile alle richieste della lobby del petrolio, Trump ha riaperto all’esplorazione petrolifera nell’Artico, fermata da Obama (ma lo scorso anno un giudice ha nuovamente ribaltato la decisione, respingendo l’ordine esecutivo del presidente Trump) e ha eliminato l’obbligo per i proprietari di piattaforme petrolifere del Golfo di dimostrare di poter coprire i costi di rimozione delle piattaforme dismesse.
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Ha inoltre ridotto di circa 8mila chilometri quadrati l’area di due monumenti nazionali nello Utah, per favorire lo sfruttamento delle risorse minerarie e degli idrocarburi.
Ha eliminato una norma che imponeva alle miniere di dimostrare di poter pagare per ripulire il futuro inquinamento e ha approvato la costruzione del gasdotto Dakota Access, nei pressi della riserva sioux di Standing Rock (lo scorso marzo un tribunale federale di Washington ha però revocato i permessi).
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Ha indebolito le norme sulla sicurezza delle perforazioni offshore adottate dopo l’incidente della Deepwater Horizon, inclusi i requisiti di collaudo per i sistemi di prevenzione degli scoppi.
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Infrastrutture e pianificazione
Da buon negazionista, Trump ha revocato gli standard imposti da Obama per i progetti infrastrutturali federali, che richiedevano al governo di tenere conto dell’innalzamento del livello del mare e di altri effetti dei cambiamenti climatici.
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Ha poi revocato una norma che imponeva di considerare i cambiamenti climatici nella gestione dei parchi nazionali e una direttiva che obbligava le agenzie federali a ridurre al minimo gli impatti su acqua, fauna selvatica, terra e altre risorse naturali quando approva progetti di sviluppo.
L’attuale amministrazione, con la scusa di ridurre i documenti, ha inoltre limitato la maggior parte degli studi ambientali del dipartimento interno a un anno di tempo e a un massimo di 150 pagine
Conservazione della fauna selvatica
L’amministrazione Trump ha modificato l’applicazione dell’Endangered species act, legge nata con l’obiettivo di conservare e proteggere le specie in pericolo e i loro habitat, rendendo le sue misure meno restrittive e più incerto il futuro delle specie animali minacciate, come orsi polari, beluga e ghiottoni.
Ha revocato il divieto imposto da Obama di caccia ai predatori, come grizzly, orsi neri, lupi, volpi e coyote, all’interno dei sedici parchi nazionali dell’Alaska, consentendo perfino di sparare agli animali dagli aerei e ai cuccioli nelle loro tane.
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Ha indebolito le restrizioni alla pesca commerciale volte a ridurre le catture accessorie di tonno rosso e il Migratory bird agreement act, la normativa che dal 1918 tutela gli uccelli migratori.
Ha esposto il gallo della salvia (Centrocercus urophasianus), specie a rischio estinzione, a maggiori minacce, consentendo l’estrazione di petrolio e gas naturale in ampie porzioni del suo habitat. Un’ingiunzione del tribunale distrettuale dell’Idaho ha però temporaneamente bloccato la misura.
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Utilizzo di sostanze tossiche
Il presidente statunitense ha respinto la proposta di vietare il clorpirifos, pesticida organofosfato usato per uccidere dei parassiti che altera lo sviluppo nei bambini.
Ha revocato la norma dell’era Obama che richiedeva aggiornamenti del sistema di frenatura per treni classificati “ad alto rischio”, ovvero che trasportano liquidi infiammabili come petrolio ed etanolo.
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Ha inoltre indebolito una norma del 2017 volta a migliorare la sicurezza nei siti che utilizzano sostanze chimiche pericolose, istituita dopo l’esplosione di un impianto chimico in Texas.
Inquinamento dell’acqua
Trump ha ridotto le norme che tutelavano dall’inquinamento alcuni affluenti e zone umide, mettendo a rischio aree di grande importanza per la biodiversità, come i Grandi Laghi del Midwest.
Ha revocato una norma che impediva alle compagnie dell’industria del carbone di scaricare detriti minerari nei corsi d’acqua locali e una norma mirata a ridurre gli inquinanti negli impianti di trattamento delle acque reflue .
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Ha inoltre abrogato una legge che imponeva alle compagnie che gestiscono miniere di uranio di evitare la contaminazione delle falde sotterranee. Non solo, l’amministrazione Usa ha recentemente proposto di aprire all’estrazione di uranio una vasta area nei pressi del Grand canyon, vietata dal 2012 proprio perché l’uranio aveva avvelenato l’acqua.
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