Alla vigilia delle elezioni statunitensi, la Russia si era cucita la bocca. O quantomeno ci aveva provato. Anche se i canali televisivi di Stato avevano dimostrato una certa predilezione per il candidato repubblicano Donald Trump, per tutto il periodo antecedente al voto, dai palazzi russi del potere non erano trapelate dichiarazioni convincenti sulle preferenze di Mosca tra i due candidati. Kamala Harris o Trump? Se a fine estate Kommersant, il noto giornale russo di politica ed economia, titolava “né Harris, né Trump sono dei nostri”, a settembre il presidente russo Vladimir Putin, intervenendo al Forum economico di Vladivostok, si era lasciato andare a un ironico endorsement alla candidata democratica Kamala Harris che aveva suscitato più dubbi che certezze: “Il nostro preferito, se così si può dire, era il presidente in carica Joe Biden. Ma si è ritirato dalla corsa, e ha raccomandato a tutti i suoi sostenitori di appoggiare la signora Harris. Quindi, faremo lo stesso, la sosterremo”, aveva detto Putin, visibilmente divertito.
Putin non si sbilancia, su Trump
Ora che il dado è tratto, con Trump che festeggia il secondo mandato non consecutivo alla Casa Bianca, il Cremlino sembra intenzionato a giocare ancora con le carte coperte. Lo si evince dalle prime tiepide dichiarazioni del portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. Smentite, però, poche ore dopo. “Non mi risulta che il presidente russo abbia in programma di congratularsi con Trump. Ricordiamo che si tratta di un paese ostile”, aveva detto Peskov.
Poi Putin l’ha fatto, si è congratulato: “Vorrei cogliere l’occasione per congratularmi con Trump per la sua elezione a presidente degli Stati Uniti. Ho già detto che lavoreremo con qualsiasi capo di Stato di cui il popolo americano si fida”. Secondo l’agenzia di stampa russa Tass, Putin è “pronto a discutere” con Trump.
Prima di queste parole, il presidente russo e alti rappresentanti delle autorità si erano congratulati con Trump attraverso canali non ufficiali. Le congratulazioni erano state inviate “tramite conoscenti” anche dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov, dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitrji Medvedev e dai presidenti delle camere del parlamento Valentina Matvienko e Vyacheslav Volodin. Indiscrezioni che inducono a pensare che il Cremlino voglia “mantenere i rapporti” con Washington, visto che Mosca “nutre alcune speranze” nei confronti di Trump, come ha riferito l’alto funzionario citato da Verstka. E queste speranze, riporta il giornale, sono legate soprattutto all’idea che la Casa Bianca possa ridurre gli aiuti all’Ucraina.
La vittoria di Trump? Una cattiva notizia per l’Ucraina
Uno dei primi a commentare l’esito del voto, è stato l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev, secondo il quale la vittoria di Trump è probabilmente una cattiva notizia per Kiev: “Trump ha una qualità utile per noi: essendo un uomo d’affari fino al midollo, detesta mortalmente spendere soldi per vari parassiti e alleati sciocchi e per progetti di carità inutili” ha scritto su Telegram, aggiungendo che le autorità ucraine rientrano nella categoria di persone per cui Trump probabilmente non vorrà spendere troppo denaro.
Attraverso una nota ufficiale, il ministero degli Esteri russo ha fatto sapere che le autorità “non nutrono illusioni riguardo al nuovo presidente americano”, visto che “l’élite politica al potere negli Stati Uniti, indipendentemente dall’appartenenza ai partiti, mantiene una posizione anti-russa e una politica di ‘contenimento di Mosca’. La Russia lavorerà con la nuova Amministrazione difendendo fermamente gli interessi nazionali russi, focalizzandosi sul raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale”.
Ed è proprio l’operazione militare in Ucraina una delle questioni più scottanti che si affacciano adesso all’orizzonte dopo che Trump in campagna elettorale aveva promesso di porre fine al conflitto “in 24 ore”.
Come finirà l’invasione ucraina della Russia?
“Le aspirazioni pacifiste di Trump sono dichiarazioni importanti. Ma talvolta, dopo la vittoria, le dichiarazioni assumono un tono diverso – ha commentato il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov –. Abbiamo detto più volte che gli Stati uniti sono in grado di contribuire a risolvere il conflitto. Naturalmente, non è possibile farlo in una notte, ma poiché gli Stati Uniti sono il paese che alimenta costantemente questo conflitto e vi partecipa direttamente, sì, Washington può cambiare la traiettoria della propria politica estera. Ma lo vedremo solo dopo gennaio”.
Parlando a condizione di anonimato, alcuni alti funzionari russi hanno fatto sapere che il ritorno di Trump alla Casa Bianca potrebbe dare una spinta alla Russia nella sua guerra contro l’Ucraina, indebolendo l’Unione europea e permettendo una parziale ripresa delle relazioni tra Washington e Mosca.
“Fino all’insediamento di Trump continueremo ad avanzare in Ucraina – ha dichiarato un funzionario del governo russo –. Sarebbe utile raggiungere i confini amministrativi delle regioni di Donetsk e Luhansk entro gennaio, e poi decideremo cosa fare con Kherson (controllata da Kiev e parzialmente occupata dalla Russia, ndr)”.
Se le forze russe continueranno ad avanzare in Ucraina, sarebbe logico e facile per la nuova amministrazione statunitense proporre dei negoziati per fermare i combattimenti, ha affermato un altro funzionario, convinto che anche Kiev allora sarà più disposta a trattare.
“Non appena Trump entrerà in carica, potremo accordarci per avviare delle consultazioni. Gli sarà conveniente negoziare. Al momento, non c’è nessuno che possa venire a Mosca per delle trattative, nessuno con cui parlare”, ha aggiunto un altro funzionario russo.
Le reazioni di Kiev e Bielorussia
Il presidente ucraino Volodomyr Zelensky ha cercato di fare buon viso a cattivo gioco. Ha definito la vittoria di Trump “impressionante” e ha auspicato che il risultato possa aiutare l’Ucraina a ottenere “una pace giusta”.
“Congratulazioni a Donald Trump per la sua straordinaria vittoria elettorale”, ha scritto Zelensky su X. Il presidente ucraino ha poi fatto sapere di aver avuto un “eccellente” scambio telefonico con Trump. “Abbiamo concordato di mantenere uno stretto dialogo e di far progredire la nostra cooperazione. Una leadership statunitense forte e incrollabile è essenziale per il nostro mondo e per una pace giusta”, ha detto Zelensky.
Contenute le altre reazioni arrivate da Kiev. Il parlamentare Oleksiy Goncharenko ha detto che la vittoria di Trump rappresenta “un’enorme sfida e grandi speranze.”
“Sono molto scettico sul fatto che la guerra finirà rapidamente, in 24 ore, come ha promesso Trump”, ha dichiarato Tymofiy Mylovanov, ex ministro dell’Economia ucraino e ora presidente della Kyiv School of Economics. “Di certo non ci annoieremo”.
Dalla Bielorussa, il più grande alleato di Mosca che confina con l’Ucraina, il presidente Aleksandr Lukashenko ha parlato dell’esito del voto come “l’incarnazione di un’impresa eroica personale” compiuta “in nome dell’America e dei suoi cittadini. Le auguro una salute forte e decisioni politiche sagge che renderanno l’America di nuovo grande”, ha detto Lukashenko.
Le reazioni dal Caucaso e dall’Asia centrale
Parole di congratulazioni sono arrivate anche dalla presidente della Georgia Salome Zourabichvili, finita al centro delle cronache nei giorni scorsi per non aver riconosciuto l’esito delle elezioni parlamentari locali che hanno confermato la vittoria del partito al governo Sogno georgiano: “Ora più che mai abbiamo bisogno di un’America forte – nostro partner strategico e amico da 33 anni – per sostenere l’integrazione euro-atlantica della Georgia, rafforzare la sicurezza e la stabilità regionale e proteggere la nostra libertà e indipendenza”.
Ilham Aliyev, il presidente dell’Azerbaigian che la settimana prossima a Baku ospiterà il summit sul clima delle Nazioni Unite, ha detto a Trump: “La vittoria sicura è il chiaro riflesso del grande sostegno e della fiducia che l’amichevole popolo americano ripone in lei personalmente e nella linea politica da lei perseguita”.
Un invito alla collaborazione è stato lanciato anche dal primo ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan: “Non vedo l’ora di lavorare con lei per rafforzare le relazioni bilaterali strategiche tra Armenia e Usa, basate sui nostri valori, priorità e interessi comuni”.
Al di là dei buoni auspici, forse la parola che meglio riassume questo nuovo capitolo di Storia è “incertezza”, suggerisce l’analista Oleg Itskhoki, professore di economia all’Università della California di Los Angeles. “Non conosciamo i piani di politica estera di Trump. Ha lanciato uno slogan sulla fine della guerra in Ucraina in poche ore ma non si conoscono i dettagli di questo suo piano. Si apre un periodo di grande incertezza per quanto riguarda la guerra in Ucraina e i rapporti con la Russia. Forse inizieremo a capirlo solo nell’arco dei prossimi tre o sei mesi”.
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