Pezzi unici che conservano la patina del tempo e la memoria della loro storia con legni e metalli di recupero: è il progetto di design sostenibile di Algranti Lab.
Tsara, donne e uomini assieme per creare design sostenibile in Madagascar
Il progetto Tsara, che significa “bello” in lingua malgascia, utilizza il design come strumento per creare sviluppo economico sostenibile. Il designer Giulio Vinaccia ha ideato il progetto, nato nel 2014, assieme all’Organizzazione delle Nazioni unite per lo sviluppo industriale (Unido) e il finanziamento di Norad, l’agenzia norvegese per la cooperazione allo sviluppo. Unendo i talenti di donne
Il progetto Tsara, che significa “bello” in lingua malgascia, utilizza il design come strumento per creare sviluppo economico sostenibile. Il designer Giulio Vinaccia ha ideato il progetto, nato nel 2014, assieme all’Organizzazione delle Nazioni unite per lo sviluppo industriale (Unido) e il finanziamento di Norad, l’agenzia norvegese per la cooperazione allo sviluppo. Unendo i talenti di donne e uomini artigiani che vivono in comunità ai margini, è diventato un modello d’impresa sostenibile.
Il Madagascar è uno dei paesi più poveri al mondo, dove il 90 per cento della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. Creare condizioni di sviluppo economico sostenibile è possibile e il design può essere uno strumento chiave per innescare questo meccanismo. Come dimostra il progetto Tsara.
Il design e lo sviluppo economico sostenibile
Farafangana, nel sudest del paese, è una comunità di donne che lavorano nei campi per meno di otto dollari al mese (in condizioni paragonabili alla schiavitù), e che sono in lotta costante per la tutela dei loro diritti. Giulio Vinaccia e Unido hanno coinvolto questa e altre due comunità ai margini: Dieudonné, che accoglie persone disabili alla periferia di Antananarivo e per lavorare il metallo riciclato dai fusti del petrolio, e quella di artigiani 67 Ha, che lavorano il metallo nel sobborgo più povero della capitale Antananarivo.
“Siamo partiti da quello che le donne di Farafangana sono in grado di fare, cesti e intrecci in fibre naturali come paglia e rafia, e dalla tessitura dei loro cappelli tradizionali – racconta Giulio Vinaccia –, e dalla capacità di lavorare il metallo delle altre due comunità coinvolte. Sono nate quindi sotto il marchio di Tsara una collezione di borse realizzate per la business class di Air Madagascar, e una serie di arredi per indoor e outdoor da distribuire nei resort turistici della costa o dei vicini Réunion, Seychelles e Maldive”.
La collezione Tsara
La collezione è costituita da mobili e accessori moda fabbricati meticolosamente e pazientemente a mano dalle donne che intrecciano e dagli uomini che lavorano il metallo: un’unione di talenti artigianali che dà origine a pezzi di qualità, unici ed esclusivi. La collezione abbina con audacia fibre naturali, metallo e materie plastiche dando origine a una linea di prodotti eleganti e colorati.
I primi prototipi sono stati esposti a Antananarivo nel Palazzo della Regina, luogo mitico della cultura malgascia, chiuso dal 1996, e si è trattato di un evento memorabile poiché per la prima volta nella storia del paese donne della casta più povera hanno potuto accedervi.
“Una vittoria enorme”, così la definisce Vinaccia. Per l’eco e la portata sociale dell’iniziativa, il finanziamento di partenza di 50mila dollari si è trasformato in due milioni e in un progetto triennale di sviluppo integrato che prevede assistenza sanitaria e alimentare, formazione per i bambini e un master in design per istruire i designer locali.
Un modello d’impresa
Nella comunità di Farafangana le ragazze più brave insegnano alle altre a leggere, scrivere e usare il computer per favorire l’indipendenza commerciale e finanziaria del progetto. Il modello d’impresa è pensato per venire incontro alle loro esigenze di vita e famigliari, ad esempio impegnandole per non più di quattro-cinque ore al giorno.
Tsara dimostra che il design può creare sviluppo economico e sociale sostenibile a partire dalle risorse umane, culturali e territoriali del contesto d’intervento, come sottolinea la menzione d’onore assegnata al progetto dal Premio compasso d’oro 2016. Inoltre, per la metodologia progettuale d’intervento attraverso il design sviluppata all’interno dei programmi Unido, Giulio e suo fratello Valerio, anche lui designer, sono stati scelti come vincitori del premio.
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