Molti iconici tuk-tuk ad alto consumo di benzina sono già stati sostituiti da modelli elettronici più efficienti che offrono ai viaggiatori un modo ecologico per spostarsi.
La Thailandia sta facendo da esempio ad altri Paesi in via di sviluppo che cercano di mettere in atto la transizione energetica nonostante la difficoltà di approvvigionamenti.
I vantaggi per l’ambiente dei tuk-tuk elettrici sono evidenti: non fanno praticamente nessun rumore e non hanno emissioni da gas di scarico.
Tuk-tuk, una parola che chi è stato nel Sudest asiatico conosce bene. Così si chiamano i tipici taxi tanto usati in Thailandia, Vietnam e Cambogia, nonché nella popolosa India. I risciò motorizzati fanno parte del panorama dell’Asia e sono fra i mezzi più usati, sia dai cittadini sia dai turisti. Ora, gli iconici tuk-tuk della Thailandia che utilizzano benzina iniziano ad essere sostituiti da un modello più ecologico e più efficiente dal punto di vista energetico. Un cambiamento verso l’elettrico necessario, in quello che è uno dei peggiori Paesi al mondo per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico.
Nel 2021, i livelli di inquinamento in Thailandia erano quattro volte superiori alle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. Nel 2019, l’inquinamento è stato responsabile di oltre 31mila decessi nel Paese asiatico. “Nelle grandi città come Bangkok o Chiang Mai, la fonte principale è la combustione dei veicoli con motore diesel”, ha spiegato al The Guardian Kannika Thampanishvong, ricercatrice sui cambiamenti climatici dell’istituto Thailand development research institute. La causa principale dell’aria irrespirabile? I quasi 20mila tuk-tuk, tipicamente alimentati da motori a combustione interna, che ogni giorno sfrecciano fra le strade thailandesi.
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L’inquinamento è uno dei principali problemi ambientali che affligge il Sudest asiatico. Secondo una ricerca della Banca mondiale, il Sudest asiatico è la patria di 9 delle 10 città del mondo con il peggiore inquinamento atmosferico, che causa circa 2 milioni di morti premature nella regione ogni anno e comporta costi economici significativi. L’aria è generalmente peggiore durante i mesi più freddi, quando in tutta la regione si verificano le operazioni agricole stagionali, che aggravano i fumi emessi dai trasporti e dall’industria.
Il governo per i tuk-tuk elettrici
Il governo thailandese si è impegnato a ridurre le proprie emissioni annuali di gas serra del 20-25 per cento entro il 2030, come parte del contributo nazionale determinato nell’ambito dell’Accordo di Parigi del 2015. Fra le misure approvate, anche un graduale passaggio ai tuk-tuk elettrici, favorito da incentivi per privati e aziende che desiderano acquistarli. I tuk-tuk elettrici possono percorrere solo brevi distanze prima di dover essere ricaricati e il prezzo per acquistarne uno è di 400mila baht (circa 10mila eruo) mentre per un tuk-tuk tradizionale servono circa 150mila baht. Tuttavia, il governo sta stimolando il passaggio ai risciò sostenibili, in attesa di installare un maggior numero di colonnine per la ricarica e promuovendo la rottamazione dei mezzi antiquati.
Finché la Thailandia e le altre nazioni vicine non riusciranno a rendere auto e moto meno inquinanti grazie alle energie rinnovabili, ci sarà ancora una forte dipendenza dai combustibili fossili nel Sudest asiatico. Inoltre, fino a quando non si risolveranno i problemi di costo e autonomia, una più ampia transizione verso i tuk-tuk elettrici sarà frenata. Ma Thampanishvong sostiene che i tuk-tuk elettrici saranno più economici nel lungo periodo perché la benzina è molto più costosa di una batteria. Grazie a
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