I cittadini della Tunisia sono stati chiamati nella giornata di lunedì 25 agosto ad esprimersi con un referendum su una profonda riforma della Costituzione, che concederebbe al presidente poteri molto più ampi rispetto a quelli attuali. Un progetto definito da alcuni “iper-presidenziale” e che addirittura potrebbe far temere una deriva autoritaria, a undici anni anni dalla rivoluzione che fece crollare il regime di Zine el-Abidine Ben Ali.
Tunisia president speaks of ‘new phase’ as referendum set to give him almost total power https://t.co/RKyY4DdI0A
I “sì” alla nuova Costituzione sarebbero oltre il 90 per cento
I seggi sono rimasti aperti fino alle 23 e le prime indicazioni sui risultati saranno rese note nel pomeriggio di oggi, martedì 26 luglio. Secondo un exit poll dell’istituto Sigma Conseil, tuttavia, i “sì” alla riforma costituzionale in Tunisia rappresenterebbero una schiacciante maggioranza: si parla di oltre il 90 per cento di voti favorevoli. Il che significherebbe una grande vittoria da parte dell’attuale presidente, Kaïs Saïed, principale fautore e sostenitore della nuova Carta.
A recarsi alle urne, in ogni caso, è stata una minoranza degli elettori tunisini. Ha votato infatti solamente il 27,54 per cento degli aventi diritto, ovvero poco più di 2,5 milioni di persone su un totale di 9,3 milioni di iscritti sulle liste elettorali. Una partecipazione che, tuttavia, appare in linea con le altre tornate degli ultimi anni. Se si eccettuano le prime legislative post-Ben Ali, nel 2011, quando l’affluenza raggiunse il 52 per cento, si è sempre rimasti al di sotto della soglia del 40.
Cosa prevede la riforma della Costituzione della Tunisia
Ma cosa comporta, in concreto, la riforma voluta da Saïed? Il nuovo testo della Costituzione della Tunisia prevede che il presidente abbia facoltà di revocare il mandato conferito al primo ministro, che assieme allo stesso capo di stato è titolare del potere esecutivo. Soprattutto, potrà farlo senza dover in alcun modo giustificare la propria decisione. E senza neppure dover chiedere il parere del parlamento.
🇹🇳🗳️ Tunisia has voted, or at least some of it has.
A new constitution that the opposition warns may dismantle the country’s democracy is set to take effect after a referendum on Monday that appeared to pass with a low turnout. pic.twitter.com/vGz4CnzKII
Inoltre, al presidente sarà concesso il diritto di iniziativa legislativa, ovvero la possibilità di proporre dei disegni di legge al parlamento, nonché di fissare calendari e priorità di approvazione. Proprio l’assemblea legislativa vedrebbe inoltre ridotte le proprie prerogative: nel processo di approvazione delle leggi al parlamento sarà affiancato un altro organo, ovvero una Camera costituita da rappresentanti delle regioni della Tunisia.
“Si apre la via ad un regime dittatoriale”
Un cambiamento, dunque, epocale. Ed un forte accentramento dei poteri nelle mani di una sola figura. Tecnicamente, benché il governo non sarà monocratico (il primo ministro continuerà ad esistere), la nuova Costituzione sembra rappresentare un passo indietro rispetto al processo democratico dell’ultimo decennio.
Perfino uno consigliere giuridico del presidente, Sadok Belaïd, ha ammesso che la vittoria dei sì potrebbe “aprire la via ad un regime dittatoriale”. Mentre un membro del partito laburista tunisino, Hamma Hamami, ha affermato che “con la nuova Costituzione tutto il potere esecutivo è nelle mani del presidente, così come quello legislativo, giudiziario e religioso”.
Se le prime indicazioni arriveranno a breve, per i risultati definitivi occorrerà probabilmente attendere alcune settimane.
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