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Turchia, affascinante cerniera tra due continenti
Dalle vestigia greche e romane alle basiliche bizantine fino alle moschee ottomane: viaggiare tra Istanbul, la Cappadocia e la costa egea è come ripercorrere la storia delle civiltà di Oriente e Occidente in pochi chilometri.
Il profilo delle città alterna linee curve e rette che si susseguono come nella calligrafia di un versetto coranico. Vi sono le cupole e i minareti, ma anche palazzi moderni ed edicole ottomane. Il canto del muezzin si confonde col rumore dei clacson in un mix di caos e misticismo. Ed è un po’ come passare dalla vorticosa danza sufi dei dervisci agli altrettanto vorticosi scambi dei bazar. O dalle silenti e monocromatiche città sotterranee ai mille colori delle mongolfiere che affollano il cielo della Cappadocia. Tutte istantanee dalla Turchia che raccontano di un ponte fra due civiltà, culture e mondi diversi, ma conviventi. Un Paese tanto affascinante quanto ricco di contraddizioni con un passato glorioso e un futuro tutto da scrivere.
Istanbul, la città ponte tra Oriente e Occidente
Costantinopoli, prima, Bisanzio poi, la città si rivestì di basiliche, mosaici e torri fino alla conquista dei sultani ottomani, quando le architetture sacre vennero convertite in moschee. A incarnare le diverse anime di Istanbul, e della Turchia intera, c’è Santa Sofia (Aya Sofya), l’imponente architettura voluta da Giustiniano nel sesto secolo, dopo esser stata distrutta e ricostruita più volte, come imponente simbolo dell’Impero Bizantino. Convertita poi in moschea nel quindicesimo secolo, si arricchì di minareti che ancora oggi svettano sulle cupole e medaglioni arabi che coprono i mosaici. Fino a diventare museo nel 1935 con Ataturk, il padre della Turchia laica e moderna, e a riaprirsi al culto islamico nel 2020 con decreto presidenziale.
I suoi sotterranei riservano altrettante sorprese nella Cisterna Basilica, la cisterna romana fatta costruire nel 532 sotto Giustiniano. Una discesa nelle viscere della storia scandita da 336 colonne che trasudano umidità, con incisioni a forma di occhi e misteriose teste di medusa, finite qua sotto forse come amuleti apotropaici.
Subito di fronte, c’è la Moschea Blu (Sultan Ahmet Camii) con i suoi sei minareti, il cui nome rivela il colore delle 21.043 maioliche di Iznik che ne rivestono gli interni. E si capisce perché il cuore sacro e storico di Istanbul sia Patrimonio dell’umanità.
Ma Istanbul è soprattutto acqua, o meglio, acque. Posta tra il Mar di Marmara, il Corno d’oro e il Bosforo, è l’unica città al mondo ad attraversare due continenti, l’Europa e l’Asia. Una vera e propria città-ponte. Sulle sue acque si specchiano palazzi sontuosi come Topkapi, residenza dei sultani dal 1465 al 1853, e Dolmabahce, il palazzo degli ultimi sultani. Ma anche moschee da cartolina come Ortakoy e torri come quella di Galata, la trecentesca costruzione genovese alta 67 metri. Il tutto condito con suoni, colori e odori dei suoi bazar, tappa irrinunciabile prima di lasciare la città. Ogni cosa qui si acquista e si contratta, passando dalle babbucce alle lampade, in un caotico dedalo di vicoli dove si parlano tutte le lingue del mondo.
Cappadocia, l’ombelico di roccia
Dalla porta d’Occidente, all’Oriente pieno, corrono alcuni chilometri che catapultano nell’ombelico della Turchia. Siamo in Cappadocia, dove la conformazione geologica di rocce tufacee cesellate dal tempo ha fornito casa e riparo a popolazioni antichissime. Qui l’uomo si è insediato fin da tempi remoti tra caverne e chiese rupestri, come racconta il museo a cielo aperto di Goreme, Patrimonio Unesco, o città sotterranee come Derinkuyu. Vallate lunari e pinnacoli color ocra, crema e arancio, solcate dalle mongolfiere sono la cartolina più nota della regione dei Camini delle fate. Che scegliate di ammirarli dal basso o dall’alto, questo luogo rimane magico, nonostante la sua fama turistica. Un po’ come Pamukkale, chiamato “Castello di cotone” per via di quella successione di candide vasche di calcite e acque minerali che discendono dalla montagna. Un luogo tanto bello quanto rigenerante che non poteva che diventare un fiorente centro terapeutico dell’antichità. A raccontarlo è il sito Unesco di Hierapolis, fondato nel 190 a.C. da Eumene II di Pergamo, prosperato sotto i Romani e poi con i Bizantini. Fino al suo abbandono nel quattordicesimo secolo a causa dell’ennesima scossa di terremoto. Oggi si visitano teatri romani, chiese ortodosse, necropoli e templi lambiti dalle sorgenti fumanti, dove guaritori e oracoli praticavano i vaticini, la predizione di avvenimenti futuri. Aiutati dagli effetti speciali dei fumi tossici.
I dervisci rotanti
Forse non è un caso che un luogo dalla bellezza mistica come questo abbia ispirato la nascita di una delle tradizioni culturali turche più antiche. I dervisci rotanti sono una corrente mistica sufi fondata nel 1273 che si esprime con una forma di meditazione danzante. Girando su loro stessi aiutati dalle vesti bianche e dai cappelli cilindrici, i Dervisci cadono in una fase di trance per entrare in contatto con la divinità. Uno spettacolo rituale che nasce proprio in Cappadocia, a Konya, dove si trova anche il Museo Mevlâna con la tomba del fondatore dei dervisci rotanti.
La costa egea: da Izmir a Efeso
Proseguendo verso la costa Egea si arriva a Izmir, un tempo Smirne, che abbraccia culture diverse come quella greca, persiana e romana. Per coglierne l’atmosfera si può camminare sul lungomare assaggiando i simit, le tradizionali ciambelle di sesamo. Oppure passeggiare lungo i boulevard fino a Piazza Konak con la Torre dell’orologio del 1901. E ancora raggiungere l’Agora, antica piazza del mercato voluta da Alessandro Magno e poi riedificata da Marco Aurelio dopo il terremoto del 178 d.C.. Senza dimenticare l’anima più popolare delle città turche, rappresentata dai suoi bazar, tra negozi e caravanserragli.
Bastano pochi chilometri e si ritorna indietro nel tempo con un altro Patrimonio Unesco come Efeso, la leggendaria città che vide il passaggio di Greci e Romani. Qui si scopre la storia della Biblioteca di Celso, che conteneva oltre diecimila rotoli e pergamene, passando per il Grande teatro di Traiano che vide predicare San Paolo. Fino al Tempio di Adriano, le terme e la Casa dell’Amore con splendidi resti di mosaici dai volti femminili e curiose allusioni.
Ogni passo, in Turchia, incrocia la Storia e le storie di popoli, civiltà e religioni che l’hanno attraversata lasciando le proprie orme impresse. Una complessità culturale che ripercorre il tempo galoppando a cavallo tra Oriente e Occidente.
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