Incendi in Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Puglia, Molise e ora in Calabria. L’Italia stretta in una morsa di fuoco a causa della mancanza di pianificazione.
L’estate del 2021 in Italia è una stagione di roghi. Il nostro paese è stretto in una morsa di incendi e le regioni colpite dal fuoco sono diverse, come diverse sono le cause: non ci sono solo i piromani dietro agli incendi che stanno bruciando Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Marche, Molise, Puglia e Calabria ma anche la mancanza di una pianificazione delle aree boschive e lo spopolamento delle aree più fragili.
I primi incendi in Sardegna
La prima regione a essere colpita dagli incendi è stata la Sardegna: il bilancio dei roghi divampati a partire dalla notte del 23 luglio 2021 è di 20 mila ettari bruciati e quasi 1.500 persone sfollate. Le fiamme si sono concentrate in particolare nella provincia di Oristano: un vasto incendio boschivo è partito dal territorio del comune di Bonarcado e, alimentato dal forte vento, si è propagato fino a Cuglieri distruggendo boschi, oliveti (tra cui un albero millenario), campi coltivati, aziende e case.
Dopo quindici giorni di fuoco (che ha investito anche le province di Cagliari e Nuoro) si iniziano a contare i danni: c’è chi ipotizza una perdita da un miliardo di euro, e c’è chi sostiene – parliamo del monitoraggio della Coldiretti – che saranno necessari almeno 15 anni per sanare l’ecosistema. Il presidente della regione Christian Solinas ha chiesto al governo di destinare parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) a un grande piano di riforestazione della Sardegna.
Brucia anche la Sicilia
Uno dei fronti più caldi rimane quello della Sicilia, dove bruciano le province di Catania, Enna, Palermo, Agrigento, Caltanissetta e Siracusa. Gli incendi sono divampati venerdì 30 luglio a partire dalla piana di Catania fino ad arrivare alla periferia della città. Non ci sono state segnalazioni di persone ferite, ma le immagini sono da apocalisse: auto e terreni bruciati, case, villaggi turistici e stabilimenti evacuati. Un intero centro balneare è andato distrutto.
La Sicilia è la regione con il numero più alto di interventi da parte dei vigili del fuoco. La colonna di fumo sollevatasi dagli incendi divampati negli ultimi giorni a piana degli Albanesi, nel palermitano, è stata fotografata dai satelliti della Nasa. A fuoco anche il parco delle Madonie, uno dei polmoni verdi della regione. Uno spiegamento di canadair ha permesso di domare le fiamme che per tre giorni hanno lambito centri abitati e distrutto alberi secolari e ucciso o ferito animali.
Incendi sulla costa adriatica
Dopo Sardegna e Sicilia, in ordine cronologico le fiamme hanno devastato la riserva naturale Pineta Dannunziana, in provincia di Pescara, Abruzzo. Una quindicina i focolai che si sono sviluppati dalla costa alla collina. Le scintille, spinte dal vento, hanno fatto bruciare perfino le palme degli stabilimenti balneari evacuati mentre numerosi cittadini sono scesi in strada dove, con mezzi rimediati come secchi e tubi da giardino, hanno cercato di salvare le abitazioni.
Per la stima reale dei danni ci vorrà tempo ma intanto le immagini della riserva naturale parlano da sole. “Questa zona della Pineta è riserva integrale ed è completamente distrutta. Viene da piangere a guardarla. I danni ambientali sono incalcolabili. Qui ci sono le radici di Pescara. Questo è il cuore della città, il suo polmone verde e oggi lo vediamo distrutto” ha raccontato il sindaco di Pescara, Carlo Masci.
243 interventi in corso dei #vigilidelfuoco per fronteggiare gli #incendi boschivi. Nelle immagini il lavoro del #Canadair a Gravina di Puglia (BA) per spegnere le fiamme che stanno impegnando le squadre da quattro giorni, bruciando 350 ettari di vegetazione [#2agosto 14:00] pic.twitter.com/oVT6HnhjSo
E mentre gli incendi abruzzesi si propagano tra Ortona e la provincia di Teramo, i vigili del fuoco sono impegnati nelle Marche, dove per nove ore il traffico si è bloccato e i turisti hanno abbandonato diverse strutture a causa di vasti incendi che hanno bruciato le sterpaglie tra Castelfidardo, Numana e Porto Recanati. Sulla costa adriatica, il fuoco non risparmia nemmeno la Puglia, dove gli incendi si estendono dalla provincia di Bari a Gravina. L’incendio che da giorni interessa il bosco Difesa Grande, e che in un primo momento era stato circoscritto, ha ripreso vigore, spinto dal vento e favorito dalle temperature torride.
Dopo il Molise anche la Calabria
Continua a bruciare anche il basso Molise: i vigili del fuoco sono impegnati sui focolai divampati a Campomarino Lido e a Guglionesi e anche in territorio di San Giacomo degli Schiavoni, tra Campobasso e Isernia. Complessivamente sono state evacuate circa mille persone: a Guglionesi sono stati 15 gli appartamenti lasciati dalle famiglie durante l’incendio che ha lambito l’abitato e 40 le persone sfollate, mentre a Campomarino sono stati fatti evacuare i turisti di un camping e di altre due strutture turistiche. Bloccate pure la statale adriatica e la ferrovia per diverse ore.
Come se non bastasse, ora brucia anche la Calabria. A Lamezia è andata in fiamme la zona di bosco vicino il cimitero di Nicastro mentre un altro incendio ha interessato un tratto di statale, creando rallentamenti e disagi alla circolazione. Altri incendi anche a Maida, Cardinale, San Sostene e nei dintorni del comune di Catanzaro. Dal 15 di giugno, giorno d’inizio della campagna antincendi, in Calabria sono stati 3.785 gli interventi dei vigili del fuoco.
Le cause degli incendi
Dietri gli incendi di Pescara sono stati trovati tre inneschi preparati dai piromani; i carabinieri di Agnone, a nord di Isernia, hanno arrestato un cinquantenne con le mani annerite e le tasche piene di accendini; ad Alghero è stato arrestato un altro piromane mentre la procura di Oristano ha aperto un fascicolo per incendio colposo. Quindi, dietro agli incendi c’è sicuramente la mano dell’uomo. Ma la piromania, ovvero l’innesco causato da persone affette da disturbo psichico, non è l’unica spiegazione: come spiega il rapporto Ecomafie di Legambiente, tra le le motivazioni ci sono ritorsione, vendetta, il rinnovo delle aree destinate ai pascoli oppure gli interessi illegali delle organizzazioni criminali.
E poi c’è la cronica mancanza di manutenzione. L’Italia è un paese boscoso con il 38 per cento della superficie totale nazionale coperta da foreste. Secondo il nuovo capo del corpo nazionale dei vigili del fuoco, Guido Parisi, “è il clima secco e ventoso a favorire il diffondersi dei roghi”, ha detto commentando gli incendi abruzzesi. Ma secondo Parisi, l’autocombustione è un caso assolutamente raro. “La causa naturale può esserci, ad esempio, quando ci sono dei fulmini ma a scatenare le fiamme è purtroppo molto spesso l’incuria delle aree boschive, i comportamenti di chi lascia i rifiuti senza curarsi delle conseguenze, e la scarsità di manutenzione”. Per cambiare rotta, dunque, serve un investimento “in prevenzione ma anche in educazione civica, per insegnare ai ragazzi delle scuole il rispetto per i boschi”.
#1agosto, sono 658 gli interventi dei #vigilidelfuoco effettuati #oggi per gli #incendi boschivi in tutto il paese, 299 in corso. A supporto delle squadre, i #Canadair del Corpo impegnati in 15 interventi: nella clip il lavoro di un Canadair nel comune di Aidone (EN) pic.twitter.com/jGdNYmmqMp
E, tra le altre motivazioni, è necessario non ignorare le segnalazioni che giungono dal territorio. Lo scorso 7 giugno, un comitato di cittadini sardi aveva inviato una lettera al sindaco di Cuglieri, uno dei paesi colpiti dagli incendi. “In questo territorio, formato da molti ettari di bosco, esiste uno stato di abbandono e incuria che ha trasformato la montagna in una bomba a orologeria”, riporta la lettera inviata alle istituzioni. Nella richiesta di aiuto, i cittadini hanno sottolineato come la vegetazione fosse abbandonata a se stessa, per la mancanza di politiche di forestazione e di piani di prevenzione, trasformando l’area di Monteferru in un pericoloso “deposito di combustibile”. Poco più di un mese dopo, gli incendi sarebbero iniziati proprio da questa zona.
L’albero potrebbe avere fino a mille anni, ma è stato scoperto solo dal 2009, dopo la segnalazione di una band della zona, che ora gli dedicherà un brano.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.