Una catena umana per fermare i disboscamenti per far spazio alla grande opera: i comitati di cittadini si muovono per salvaguardare il territorio.
- Proteste contro il Tyrrhenian Link, un collegamento elettrico sottomarino di 970 chilometri che collegherà Sicilia e Sardegna alla terraferma.
- Dopo che la scorsa settimana è stato disboscato un uliveto a Selargius, in Sardegna, i cittadini si sono ritrovati a Quartu, per bloccare fisicamente, con una catena umana, i lavori.
- I manifestanti chiedono un incontro con le istituzioni, invitando la presidente della Regione a prendere una posizione chiara.
Secondo Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale italiana con 75.140 chilometri di linee elettriche in alta tensione, si tratta di un’opera infrastrutturale di importanza internazionale, “un altro passo in avanti verso un futuro energetico più sostenibile”. Secondo i comitati che vi si oppongono strenuamente, invece, il Tyrrhenian Link, che collegherà la Sicilia con la Sardegna e la penisola italiana attraverso un doppio cavo sottomarino da circa 970 chilometri di lunghezza e 1000 MW di potenza, è invece di una iattura da evitare a ogni costo. Anche al punto di formare una vera e propria catena umana per salvare la pineta di Quartu, nella lottizzazione di Marina delle Nereidi a Terra Mala, dove è previsto l’approdo sardo della tratta ovest del corridoio elettrico (l’altro capo sorgerebbe a Fiumetorto, in Sicilia).
La scorsa settimana l’epicentro dello scontro era stato Selargius, appena 3 chilometri nell’entroterra dove erano stati tagliati gli alberi di un uliveto; nel weekend appena passato i comitati si sono spostati a Quartu, per formare una catena umana che stringe a sé, in un simbolico abbraccio, lo specchio di mare di Terra Mala. E per impedire i lavori sotto lo slogan di “Su mari est su nostu! Terna a foras”: questo mare è nostro, fuori Terna”.
Che cos’è e a cosa servirebbe la Tyrrhenian Link
Una mobilitazione per fermare il Tyrrhenian Link,una grande opera dal valore di 1,9 miliardi del colosso dell’energia, per metà finanziata dalla Bei, fatta – sottolineano i comitati – non per contrastare le energie rinnovabili, ma le speculazioni. Il progetto complessivo prevede due tratte: quella orientale dalla Sicilia alla penisola e quella occidentale dalla Sicilia alla Sardegna. La tratta est è lunga circa 490 chilometri, unisce l’approdo di Fiumetorto nel comune di Termini Imerese, in Sicilia, all’approdo di Torre Tuscia Magazzeno a Battipaglia, in Campania. La tratta ovest, quella che interessa la Sardegna, è lunga circa 480 chilometri, e collega sempre l’approdo di Fiumetorto a quello di Terra Mala.
La protesta di questi giorni è stata chiamata la rivolta degli ulivi: “Ribadiamo l’inutilità del Tyrrhenian Link per la Sardegna e il fatto che sia funzionale all’esportazione di energia verso l’Italia” tuonano gli attivisti. Che sottolineano piuttosto gli aspetti ambientali della questione. “Da giorni invano chiediamo alle istituzioni locali e regionali di dirci dove sono finiti gli alberi espiantati nella notte tra sabato notte e domenica mattina”, cioè tra il 6 e il 7 luglio, scrive il comitato No Tyrrhenian link: “è da mesi che chiediamo alla presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde di esprimersi sul perché Terna Spa, continui i propri lavori, eseguendo gli espropri, nonostante non si sia svolto il dibattito pubblico con la popolazione e tutti fossero all’oscuro di quanto stava accadendo nel territorio. Lei stessa ha ammesso che tutto è stato portato avanti in spregio alle comunità locali e senza il loro coinvolgimento”.
L’impatto ambientale dei cavi
E a loro volta il sindaco e il consiglio comunale di Quartu, sottolinea il comitato “non hanno ancora dato seguito alla richiesta presentata dal comitato per un consiglio comunale aperto. Pensiamo che questo silenzio sia gravissimo davanti ad una comunità che protesta e che presidia l’Agro di Selargius a difesa dei cittadini che non hanno voluto vendere i propri terreni”. I comitati denunciano che il Tyrrhenian Link verranno distrutti anche 9.600 metri quadri di posidonia, la pianta acquatica che tra l’altro contribuisce notevolmente all’assorbimento della CO2, e che verranno posti saranno centinaia e centinaia di vincoli di servitù nelle proprietà delle famiglie quartesi ignare di essere oggetto dei lavori di Terna in quanto mai informate.
Finora la battaglia dei comitati è stata supportata dalla popolazione vicina e lontana ai territori in questione, al punto che molti semplici cittadini hanno risposto agli appelli donando e inviando piante per riforestare l’agro dopo l’abbattimento degli ulivi, e tanti altri si recano giornalmente sui territori per dare una mano, o an un abbraccio come nel caso dello scorso weekend a Quartu. E a chi non può essere presente, i comitato rivolgono un appello da remoto: “Piantate un ulivo sul vostro terreno, nei vostri giardini o nei giardini delle vostre città e mandateci i video. Noi vogliamo che davanti alla morte dei nostri ulivi si crei una nuova vita“.
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