dal report di BirdLife International è emerso che una specie di uccello su otto è a rischio estinzione
Le principali minacce per gli uccelli sono causate dalle attività umane
i prossimi dieci anni saranno fondamentali per la conservazione, è stato osservato che con il giusto impegno la natura può riprendersi
Dal merlo che cinguetta sotto casa al pinguino imperatore che si tuffa nelle acque antartiche; dall’aquila reale che svetta sopra i monti al kiwi che cammina nei sottoboschi della Nuova Zelanda; dal falco pellegrino che nidifica sui grattacieli in città al gruccione che nidifica lungo le rive di un fiume.
Gli uccelli si possono trovare in qualsiasi angolo della Terra e sono un chiaro indicatore della salute del pianeta. BirdLife International, una delle più importanti ong – se non la più importante – per la conservazione degli uccelli, ogni quattro anni stila un report scientifico per mostrare lo stato globale degli uccelli. Quest’anno i dati sono decisamente allarmanti: una specie su otto è a rischio di estinzione.
Il report di BirdLife mette in allarme
Da ormai cent’anni BirdLife si impegna a studiare, raccogliendo e analizzando dati provenienti da tutto il mondo, per migliorare la conservazione di questi animali. Il State of the World’s Birds 2022, una delle loro pubblicazioni scientifiche più importanti, offre una panoramica generale sullo stato di conservazione degli uccelli. Questo resoconto è una sintesi dei dati che provengono ogni giorno da ricercatori, conservazionisti, ambientalisti e citizen scientists, per comprendere sia la situazione del mondo aviario, che le minacce e le misure da attuare.
Lo scopo principale è quello di raggiungere e influenzare la politica mondiale, ma anche di far conoscere le numerose azioni di conservazione in atto, e concluse. Il report di quest’anno è preoccupante. Sono 1.409 le specie che attualmente sono a rischio di estinzione. Inoltre, è stato registrato che circa la metà delle specie è in declino e solamente il sei per cento ha invece incrementato la sua popolazione.
Quasi tre miliardi di individui sono scomparsi dal 1970 solo in nord America; in Europa – grande circa un quinto – sono invece 600 milioni dal 1980. Preoccupanti anche le parole di Lucy Haskell, membro del comitato scientifico di BirdLife: “In cinquecento anni abbiamo perso 162 specie di uccelli, ora i tassi di estinzione corrono molto velocemente. Storicamente le estinzioni avvenivano solamente sulle isole, ora le ondate di estinzione sono continentali e dovute principalmente alla perdita di habitat”.
Le principali minacce per gli uccelli
Le minacce che stanno provocando il declino degli uccelli sono molteplici, ma quasi tutte hanno l’impatto antropico come principale causa, soprattutto per l’uso sempre meno sostenibile delle risorse ambientali. L’espansione e l’intensificazione dell’agricoltura è quella che colpisce più specie di uccelli, circa 1.200. Poi troviamo il disboscamento, 710 specie; le specie invasive, 567 specie; la caccia, 529 specie; infine, i cambiamenti climatici, 479 specie, anche se il loro peggioramento porterà a sfide sempre maggiori da affrontare.
Tuttavia, queste minacce non vanno osservate singolarmente, sia perché il 90 per cento delle specie di uccelli è vittima di più di una minaccia contemporaneamente, sia perché sono correlate tra di loro. Per esempio, la deforestazione e i cambiamenti climatici sono la miccia scatenante dei violenti incendi.
Ad ogni modo, tutte stanno determinando il declino delle popolazioni di uccelli. Alcune causando la morte diretta (61 per cento), altre in modo indiretto influenzano le popolazioni attraverso la riduzione del successo riproduttivo (36 per cento), oppure con l’aumento della competizione tra specie (10 per cento). Il degrado dell’habitat è quella più pericolosa perché colpisce il 95 per cento di specie.
Cosa stiamo rischiando di perdere
Gli uccelli come sappiamo sono ovunque, si possono trovare in quasi tutti gli habitat. La diversità in questo regno è incredibile: da un’apertura alare di pochi centimetri come i colibrì ai più di tre metri dell’albatros; da chi vola a chi no, come gli struzzi; da chi è coloratissimo come gli uccelli del paradiso a chi si mimetizza, come il nittibio; da chi abita negli ambienti più caldi come gli avvoltoi a chi vive tra i ghiacci, come i pinguini; da chi migra migliaia di chilometri, come la sterna artica a chi non si sposta per niente. Potremmo andare avanti ore.
Una specie su otto rischia l’estinzione
Il grande fascino degli uccelli ha per fortuna sempre spinto l’essere umano a studiarli. Infatti, sono anche tra gli animali più conosciuti e i migliori candidati come specie indicatrice della salute ambientale. Raccogliendo i dati sugli uccelli non solo si comprende la loro situazione, ma si ottiene una visione completa del mondo naturale. L’andamento di una popolazione può riflettere quello di altri taxa, come ad esempio gli insetti di cui si nutrono. Molti sono sensibili ai cambiamenti ambientali, infatti si può osservare che alcune specie stanno già rispondendo, anticipando le loro tempistiche migratorie, il che dimostra ancora una volta gli effetti dei cambiamenti climatici – come dimostrato anche da altri studi. Inoltre, sono importantissimi anche per noi. Giocano un ruolo fondamentale per l’ecosistema: sono predatori, impollinatori, disperdono i semi, sono gli spazzini della natura, e sono anche ingegneri.
Impegnarsi per rendere il futuro meno critico
All’interno del report vengono descritte anche le diverse soluzioni per poter, in qualche modo, salvare la natura. Prima tra tutte è la conservazione e il ripristino delle aree critiche dove vivono le specie minacciate. Dopodiché, bisognerà impegnarsi nell’eradicazione delle specie invasive – soprattutto nelle isole dove recano i maggiori danni – e concentrarsi su interventi di protezione specie-specifici.
“Gli uccelli ci stanno mostrando la salute del nostro ambiente, ignorare i loro messaggio è solo a rischio e pericolo nostro”, ha affermato Patricia Zurita, Ceo di BirdLife International, aggiungendo: “in molte parti del mondo si stanno verificando eventi estremi come incendi, siccità, ondate di caldo e alluvioni; poiché gli ecosistemi, trasformati dall’uomo, si stanno adattando ai cambiamenti. La crisi globale e la pandemia hanno distolto l’attenzione dai problemi ambientali, ma mai come ora è necessario rimanere concentrati per risolvere la crisi della biodiversità”.
Gli uccelli se aiutati resistono
Ci sono moltissime prove a dimostrazione che con le sufficienti risorse e la corretta volontà politica, le specie possono essere salvate e le loro popolazioni possono riprendersi. Le azioni mirate, di cui si accennava precedentemente, funzionano. La conservazione dei siti chiave, la gestione delle specie aliene e della caccia, la traslocazione, l’allevamento in cattività e i rilasci in natura, hanno portato tantissime specie dall’orlo dell’estinzione al dimezzamento dei loro tassi di estinzione. Dal 2013, sono ben 716 le specie di uccelli minacciate a livello globale che hanno beneficiato delle partnership con BirdLife. “Secondo i nostri dati dal 1993 almeno venti/trenta specie si sarebbero estinte senza gli sforzi di conservazione intrapresi per salvarle” ha dichiarato Stuart Butchart, membro del comitato scientifico di BirdLife, sottolineando che: “alcune specie come il condor della California o l’ibis eremita, senza opere di conservazione, sarebbe stato impossibile vederle al di fuori di un museo. Se diamo anche una minima possibilità alla natura, questa può riprendersi”.
Siamo nel mezzo di una crisi di biodiversità, e non ci sono dubbi. Tuttavia, qualcosa si può fare, più di qualcosa, come hanno dimostrato i risultati dei moltissimi progetti di conservazione. Ma non c’è più tempo da perdere, il prossimo decennio sarà fondamentale, bisogna agire ora o mai più, concentrare tutti gli sforzi possibili per salvaguardare, conservare e ripristinare la biodiversità, perché a giovarne saremo soprattutto noi.
Risulta difficile non citare le prime strofe – a me molto care – de “Gli Uccelli” di Franco Battiato, brano che calza alla perfezione:
“Volano gli uccelli volano, nello spazio tra le nuvole – con le regole assegnate a questa parte di universo, al nostro sistema solare”
Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
Si è conclusa nelle Filippine la conferenza delle parti della Conservation of migratory species of wild animals dedicata alla conservazione delle specie migratorie.