“Mariupol è stata liberata”. “No, non c’è alcuna prova che la città sia stata totalmente persa”. La macchina della propaganda nella guerra in Ucraina funziona a pieno regime. La prima frase è stata pronunciata dal presidente russo Vladimir Putin; la seconda dal suo omologo americano Joe Biden. Comprendere quale sia la verità è particolarmente complesso.
Il video del comandante ucraino: “Forse sono le nostre ultime ore”
Mercoledì 20 aprile è stato diffuso un video nel quale il comandante ucraino Serhiy Volyna si è rivolto alla comunità internazionale con parole drammatiche: “Viviamo forse i nostri ultimi giorni, se non le nostre ultime ore”. Ma le autorità di Kiev non hanno confermato la capitolazione.
Serhiy Volyna of the 36th Marines in Azovstal, Mariupol. The latest of a series@of desperate appeals from the defenders in the past 24 hours pic.twitter.com/TfV0XUF7Yi
Ciò che si sa è che da più di due mesi la città, porto strategico nel quale vivevano circa 500mila persone, rappresenta in qualche modo l’epicentro della guerra. Per il Cremlino si tratta anche di un obiettivo cruciale dal punto di vista della propaganda: Putin punta a sfruttarne la conquista per poter rivendicare una vittoria importante sul campo.
La popolazione civile in condizioni drammatiche a Mariupol
Per questo il centro urbano è stato pesantemente bombardato per numerose settimane, ed è anche stato teatro di violenti scontri tra gli eserciti. A patirne le peggiori conseguenze è stata la popolazione civile, che da una parte ha faticato a mettersi in fuga per la mancanza di corridoi umanitari. Dall’altra è costretta a vivere non solo nel mezzo della battaglia ma anche senza acqua, elettricità, cibo e medicine.
Nel corso del tempo le truppe della Russia hanno conquistato quartieri e strade, ma una sacca di accanita resistenza si è concentrata nell’immensa fabbrica Azovstal, nei cui sotterranei si sarebbero nascoste centinaia di civili e soldati ucraini. Il sito è stato così dapprima bombardato, quindi assediato dalle forze di Vladimir Putin.
Perché la battaglia è strategica
A rendere fondamentale la conquista, così come la resistenza, a Mariupol sono soprattutto la posizione geografica e il peso economico del porto. Una parte importante dei cereali prodotti in Ucraina viene esportata nel mondo proprio attraverso tale scalo, assieme a quello di Odessa. Inoltre, controllare la città significa per la Russia collegare il Donbass al sud del paese, già occupato.
Senza dimenticare che la conquista di Mariupol potrebbe modificare i piani militari del Cremlino, che avrebbe a disposizione alcune migliaia di soldati in più da impiegare altrove. Infine, Putin potrebbe spendere politicamente il valore simbolico della città, poiché è lì che è nato il battaglione Azov, del quale fanno parte militari dichiaratamente neonazisti. Con Mosca che ha da sempre puntato sulla necessità di “denazificare” l’Ucraina per giustificare l’invasione.
Le accuse dell’Ucraina alla Croce Rossa internazionale
Propaganda, ancora una volta. Esattamente come sembra del tutto probabile nel caso delle recenti, gravissime accuse mosse da Kievnei confronti della Croce Rossa internazionale. Secondo Lyudmyla Denisova, responsabile dei diritti umani per il Parlamento ucraino, l’organizzazione umanitaria si sarebbe resa “complice di deportazioni” di civili verso la Russia.
“È un mese che cerco di incontrare il presidente della Croce Rossa per discutere con lui, dopo che lui stesso ha affermato di voler aprire un presidio a Rostov, invitando gli ucraini ad essere accolti sul territorio dello stato aggressore”, ha affermato. Da parte sua, la Croce Rossa ha rigettato con forza “queste accuse false”, precisando che “mai sono state effettuate evacuazioni forzate”. E ricordando di aver “agevolato il passaggio volontario di civili e feriti, in tutta sicurezza” da Mariupol “verso altre città dell’Ucraina”.
Quanto al presidio a Rostov, l’organizzazione internazionale ha confermato di aver “esplorato la possibilità di aprire un ufficio al fine di alleviare le sofferenze patite dalle persone colpite dal conflitto”. E ha ricordato che “costruire e mantenere un dialogo tra le parti è essenziale per fornire sostegno ai civili”. Difficile, insomma, immaginare che la Croce Rossa possa essere d’accordo con Putin per deportare la popolazione. E difficile, come in ogni guerra, è distinguere la verità da ciò che le macchine della propaganda di chi combatte vogliono far passare come tale.
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