Cosa sta succedendo nella regione russa di Kursk, occupata dalle forze ucraine

Le truppe ucraine controllano decine di centri abitati nella regione russa di Kursk. Un’incursione inaspettata, che apre un nuovo capitolo nella guerra.

  • Da tre settimane le truppe ucraine hanno preso il controllo di oltre novanta centri abitati nella regione russa di Kursk.
  • Dalla zona sono state evacuate 133mila persone. Sconosciuto il numero dei morti.
  • Mosca intanto continua ad avanzare nei territori occupati del Donbass e annuncia la presa di un altro villaggio.

Nella notte del 6 agosto l’esercito ucraino ha invaso a sorpresa la regione russa di Kursk e bombardato la città di Sudzha. Da allora i combattimenti sui territori russi di confine non si sono più fermati. Decine di insediamenti sono sotto il controllo dell’esercito di Kiev, che ha fatto saltare i tre ponti sul fiume Sejm, fondamentali per i rifornimenti russi al fronte. 

Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, le truppe di Kiev hanno preso il controllo di oltre novanta villaggi su un’area di 1.250 chilometri quadrati. 

I combattimenti riguardano tutta la zona sud-occidentale della regione, da dove sono state evacuate più di 133mila persone. Al momento non ci sono cifre precise sui morti.

Per fermare l’avanzata nemica, Mosca ha impiegato delle unità militari composte da soldati di leva, alcuni dei quali sono stati catturati dai soldati ucraini, suscitando così le proteste delle famiglie che chiedono di riportare a casa i propri ragazzi.

Le armi statunitensi per colpire Kursk

Per attaccare la regione russa di Kursk gli Stati uniti avrebbero permesso a Kiev di usare le bombe americane. Questo quanto è emerso da una dichiarazione della vice portavoce del Pentagono Sabrina Singh, citata dall’agenzia russa Ria Novosti. Il via libera è stato confermato anche da parte ucraina: l’aeronautica militare di Kiev ha riferito di aver usato bombe Usa ad alta precisione per colpire obiettivi militari russi nella regione di Kursk.

Il presidente russo Vladimir Putin ha inoltre accusato le truppe ucraine di aver cercato di attaccare la centrale nucleare della regione di Kursk.

Secondo le parole di Zelensky, l’obiettivo di Kiev sarebbe quello di creare una “zona cuscinetto”. Gli analisti aggiungono che con ogni probabilità l’Ucraina sta cercando anche di spostare una parte delle truppe russe concentrate nel Donbass per alleggerire l’offensiva sui territori ucraini contesi.

L’avanzata russa in Ucraina e i droni su Mosca

Intanto prosegue, seppur lenta, l’avanzata russa nell’Ucraina sud-orientale: nei giorni scorsi le forze di Mosca hanno preso il controllo della città di Niu York (Novgorodskoe, come viene chiamata dai russi), considerata un’importante piattaforma logistica.

Ma ora il Cremlino, oltre a dover rispondere ai combattimenti sul suo territorio di confine, si ritrova a fare i conti con quanto sta avvenendo nell’entroterra: nella notte del 21 agosto c’è stato il più grande attacco con droni nei cieli di Mosca. Secondo il sindaco della capitale russa Sergej Sobjanin, la contraerea russa avrebbe abbattuto una decina di droni ucraini diretti verso la capitale.

Da una settimana poi brucia un deposito di petrolio a Proletarsk, nella regione russa di Rostov, colpito da droni ucraini. Una cinquantina di persone sono rimaste ferite.

Nessuna possibilità di dialogo

Se è vero che il controllo dei villaggi russi da parte ucraina potrebbe essere utilizzato per futuri negoziati, è anche vero che le spinte per il cessate il fuoco, intensificatesi negli ultimi mesi, hanno subìto adesso una pesante battuta d’arresto. Putin, che in precedenza aveva aperto più volte al dialogo, ora non sembra affatto intenzionato a sedersi al tavolo delle trattative.

Tutto ciò avviene sullo sfondo di un curioso silenzio durato diversi giorni: c’è voluta più di una settimana prima che le autorità russe commentassero quanto sta accadendo a Kursk e intervenissero. E anche adesso i toni sono dei più prudenti: gli sfollati vengono chiamati dalla propaganda “cittadini temporaneamente trasferiti”, e l’offensiva viene definita “una provocazione”. L’obiettivo è minimizzare la situazione per non creare allarmismo ed evitare così di seminare il panico e la discordia nella società russa.

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