Oltre 20 milioni di tonnellate di grano sono stoccati nei porti ucraini ma la Russia non ne consente l’esportazione. Un blocco che aggrava la crisi alimentare globale.
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L’Ucraina è il quinto esportatore di grano al mondo ma negli ultimi mesi non riesce più a esportarlo a causa dell’ostruzionismo russo.
Anche la produzione è in calo per la guerra, di circa il 20-30 per cento.
Borrell ha accusato la Russia di stare affamando il mondo mentre si stanno organizzando modalità di spedizione del cereale alternative.
L’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, ha definito crimine di guerra il blocco russo del grano nei porti dell’Ucraina. Il paese è tra i principali produttori di grano ma con lo scoppio della guerra la sua produzione è calata e soprattutto oltre 20 milioni di tonnellate destinati all’esportazione giacciono nei porti del paese controllati dalla Russia e non possono essere spediti. Il risultato è che la crisi alimentare in certe aree del mondo si sta facendo sempre più acuta, mentre da Mosca respingono le accuse.
Il grano nei porti dell’Ucraina
L’Ucraina è il quinto esportatore di grano al mondo ma a causa della guerra la produzione e la spedizione internazionale del cereale sono in ginocchio. L’aggressione russa di fine febbraio ha complicato la produzione e l’organizzazione logistica del commercio. Gli agricoltori si sono ritrovati in molti casi con i mezzi agricoli distrutti, i campi martoriati dai bombardamenti e l’assenza di diserbante e altre sostanze necessarie per la coltivazione ma impossibili da reperire durante una guerra.
Secondo il ministro dell’Agricoltura dell’Ucraina, Roman Leshchenko, nel 2022 la produzione di grano subirà un calo del 20-30 per cento. Ma il problema riguarda anche il grano che è già stato prodotto. Per evitare un’aggressione via mare delle sue principali città, l’Ucraina in questi mesi ha minato le acque fuori dai porti. Allo stesso tempo, alcune importanti città marittime del paese, come Mariupol, si trovano oggi sotto il controllo russo. E questa combinazione di eventi ha bloccato del tutto l’esportazione di grano.
Da una parte Mosca che lì dove ha il controllo dei porti sembrerebbe si stia impossessando del grano ucraino per rivenderlo illegalmente tramite i suoi canali o, in altri casi, starebbe provvedendo a distruggere le riserve stoccate. Dall’altra sempre Mosca che non è disposta a garantire i punti minimi di un’eventuale accordo con l’Ucraina sul grano, cioè che in caso di sminamento dei porti non si muoverebbe per attaccarli e conquistare città come Odessa e altri centri strategici. La situazione è in totale stallo per le mancate garanzie russe, che tra furti di grano e rifiuto di dare rassicurazioni sta contribuendo a uno stoccaggio forzato, che presto potrebbe marcire, di qualcosa come20 e passa milioni di tonnellate di cereale.
Una crisi alimentare globale
Secondo l’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, ci troviamo davanti a un crimine di guerra di matrice russa che sta affamando il mondo. “Milioni di tonnellate di grano restano bloccate in Ucraina mentre nel resto del mondo le persone soffrono la fame”, ha sottolineato Borrell e presto potrebbe perfino terminare lo spazio nei silos.
#Russia's blockade of #Ukrainian grain exports is a war crime. The pressure from the international community would allow an agreement to be reached and the grain exported – @JosepBorrellF. We ask democratic countries to speed up this process and prevent world famine! pic.twitter.com/hmGjygKdd2
Già prima dell’aggressione russa all’Ucraina si parlava dell’imminenza di una crisi alimentare globale, dovuta al balzo del prezzo delle materie prime e all’effetto sempre più nefasto su coltivazioni e allevamenti di eventi estremi come alluvioni e siccità legati ai cambiamenti climatici. La situazione in Ucraina è l’ennesimo dramma in questo senso, perché nel mondo mancherà sempre più un elemento fondamentale come il grano, il cui prezzo intanto è destinato a impennarsi. La Russia in queste settimane ha fatto ostruzionismoai tentativi di trovare un accordo avanzati dall’Onu, dall’Unione europea, dalla Turchia e da altri paesi europei e non solo. E continua ad attribuire la responsabilità all’Ucraina e alle sanzioni dell’Occidente.
I paesi confinanti con l’Ucraina come la Germania e i paesi baltici stanno ora cercando di organizzare il trasferimento del grano stipato nei silos ucraini attraverso le proprie linee ferroviarie e stradali. Una modalità che se da una parte non potrebbe mai permettere di ovviare al problema, quanto meno potrebbe alleviarlo. “E’ chiaro che, alla fine, di certo non riusciremo a tirar fuori tutto il grano, ma se riusciamo anche solo a liberarne una parte, su varie rotte, allora questo ci aiuterà ad affrontare questa sfida globale“, ha dichiaratoAnnalena Baerbock, ministra degli Esteri tedesca. Sullo sfondo, la situazione alimentare in paesi come la Somalia, il Kenya e l’Etiopia continua a peggiorare anche a causa dei mancati arrivi del grano dall’Europa, tanto che il premier ucraino Volodymyr Zelenskyha detto che la Russia sta tenendo in ostaggio l’intero continente africano. E l’Unione Europea ha approvato un pacchetto di aiuti da 600 milioni di euro per i paesi in via di sviluppo, destinati in particolare a quelli africani, perché possano far fronte allo stress alimentare.
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